Green pass dai medici di famiglia, sonora bocciatura dalla FIMMG

Il presidente Scotti: «Non si può comprimere il diritto all’assistenza e mortificare così la professionalità. Siamo medici non stampanti». Il comunicato stampa della Fimmg diffuso lo scorso 19 giugno

«Non accetteremo una visione della medicina generale di carattere “impiegatizio”, una medicina generale che si vorrebbe costringere a sottrarre altro tempo all’assistenza dei pazienti per adempiere a funzioni amministrative che nulla hanno a che fare con la pratica medica». È perentorio Silvestro Scotti, segretario generale FIMMG, nello stigmatizzare la scelta del Governo e soprattutto di qualche funzionario governativo che comprime ancor più il diritto alla salute dei cittadini, riversando sui medici di medicina generale l’onere di stampare copie cartacee dei “green pass” Covid. «Un compito che mortifica la professionalità di un medico – prosegue Scotti – ma che soprattutto andrebbe a gravare un’attività di studio già molto complessa per la gestione ordinaria del virus e la necessaria presa in carico delle cronicità che, forse qualcuno lo dimentica, è determinante in termini di salute». Scotti si fa dunque portavoce di un dissenso profondo, emerso con voce unanime dalla riunione di ieri della Segreteria nazionale FIMMG. «Come si può immaginare, in un momento nel quale la medicina generale sta cercando di sostenere enormi carichi legati all’assistenza ordinaria, alle vaccinazioni, alla gestione dei pazienti Covid e post Covid e soprattutto al recupero della prevenzione primaria e secondaria delle cronicità – chiede il segretario generale FIMMG – di demandare al medico di famiglia un compito di questo tipo che sarebbe ben più opportuno venisse svolto altrove e da altre figure. È evidente che i funzionari che avrebbero il compito di suggerire alla politica soluzioni a questi problemi, non conoscono neanche i concetti di base legati alla responsabilità connessa alla funzione medica, nonché la distinzione tra questa e tra una funzione amministrativa». Ciò che desta sconcerto nell’ambito della segreteria nazionale FIMMG è che simili decisioni nascano persino senza un minimo di condivisione o confronto.

«Se vi fosse stato un dialogo – prosegue Scotti – avremmo almeno potuto spiegare che un compito simile non può essere demandato neanche ad un collaboratore di studio, ove presente, perché questo costringerebbe il medico ad un abuso, cedendo le proprie password del sistema prescrittivo e certificativo al quale, ricordiamo, bisognerà accedere per rilasciare il green pass. E le stesse password servono per produrre le prescrizioni e le certificazioni, tipici atti (questi sì) collegati alla funzione medica. Sono quindi credenziali che il medico non può cedere perché commetterebbe un illecito penalmente rilevante».

È insomma una sonora bocciatura quella che arriva dai medici di medicina generale della FIMMG, che sin qui, hanno portato avanti una linea “istituzionale”, ma che adesso si vedono costretti ad agire in difesa del diritto alla salute dei cittadini e della professionalità stessa dei medici di medicina generale.