La lettera di ARI al ministro Franceschini

Kristian Schneider, presidente di ARI, scrive al Ministro per i beni e le attività culturali sull’avviso di selezione per il conferimento di incarichi di collaborazione La lettera integrale:   Illustrissimo Signor Ministro, in data 29 dicembre 2020 il Ministero da Lei rappresentato ha pubblicato l’avviso di selezione per il conferimento di incarichi di collaborazione. Ci
Kristian Schneider, presidente di ARI, scrive al Ministro per i beni e le attività culturali sull’avviso di selezione per il conferimento di incarichi di collaborazione

La lettera integrale:

 

Illustrissimo Signor Ministro,

in data 29 dicembre 2020 il Ministero da Lei rappresentato ha pubblicato l’avviso di selezione per il conferimento di incarichi di collaborazione. Ci congratuliamo con il MiBACT, perché si tratta finalmente di un bando che risponde a requisiti per cui da tempo l’ARI si è battuta: un unico elenco da cui il Ministero e le sue strutture periferiche potessero attingere collaboratori a livello nazionale, superando così l’aberrazione che ogni soprintendenza, polo museale o ente un proprio bando, con tempi e modalità diverse, per formare elenchi del tutto arbitrari e spesso difficilmente modificabili. e questo con un evidente spreco di tempo e risorse degli addetti del settore.

Sussistono però a nostro parere alcuni importanti elementi di criticità. Oltre alle polemiche sui requisiti richiesti, in particolare sugli anni di esperienza, già riscontrate in differenti social e media, che ancora una volta escludono tutte le nuove generazioni di professionisti con richieste francamente non comprensibili. A tale proposito ci viene spontanea una domanda: il nostro sistema universitario è veramente capace di insegnare le conoscenze e competenze necessarie ai nuovi professionisti che stiamo formando? Se la risposta fosse no, come stanno suggerendo i requisiti richiesti da di questo bando, risulta è evidente che sono da modificare i percorsi formativi!

E ancora – come associazione di categoria –ci domandiamo: il MiBACT, al fine di assicurare lo svolgimento nel territorio di competenza delle funzioni di tutela e di   valorizzazione   del patrimonio   culturale (DL 104/2020, art. 24 ), è veramente convinto che non servano restauratori di beni culturali?

È bene ricordare, in base alla normativa di riferimento, che le competenze del restauratore abbracciano tutti gli aspetti della conservazione dei beni culturali ovvero l’esame preliminare, la progettazione, l’intervento, la documentazione e la divulgazione fino alla ricerca e alla sperimentazione. Quanto riportato è materia complessa. I progetti e gli interventi mal condotti si traducono in danni irreparabili per i beni culturali, tutelati dalla stessa Costituzione italiana. Proprio per questo motivo le competenze del restauratore sono ulteriormente classificate e suddivise in 12 settori di specializzazione. Con questo bando il MiBACT certifica che in Italia la conservazione e la valorizzazione del patrimonio non necessitano di queste competenze, ufficializza che quando si parla dell’eccellenza del restauro italiano nel mondo si fa riferimento “al resto del mondo”, con l’esclusione proprio dell’Italia dove, evidentemente, tale eccellenza non è richiesta. Noi chiediamo quindi, come associazione di categoria, dal momento che è stato necessario sprecare almeno venti anni per regolamentare la professione del restauratore di beni culturali, perché si voglia illudere un’intera generazione di nuovi professionisti dal momento che esiste una laurea quinquennale di “Conservazione e restauro di beni culturali” (LMR02 o equivalente) in ben 27 istituti (tra istituti superiori, università ed accademie) a livello nazionale che diplomano ogni anno tra i 250 e i 300 neolaureati – a questo punto prospettando gli scarsissimi sbocchi lavorativi, tranne il compito di portare la gloria del restauro italiano nel mondo.

Dunque di fronte a tutto ciò, chiediamo al Ministro Franceschini e al MIBACT, se davvero tale figura professionale non sia necessaria per le attività di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale italiano.

A questo riguardo si presentano due possibili risposte:

se la figura del restauratore non serve, si smetta di illudere i nostri giovani e si abolisca il corso di laurea.

Se, al contrario, tale figura professionale è necessaria e indispensabile si rettifichi immediatamente il bando inserendo tale ruolo con qualifica secondo la normativa vigente.

RingraziandoLa per la Sua attenzione Le inviamo i nostri migliori saluti,

Kristian Schneider, Presidente ARI

Associazione Restauratori d’Italia

 

Il testo integrale è disponibile al link: https://bit.ly/2LbrLHp