Lavoro, Treu: Serve un piano straordinario per economia

Presentato al CNEL il rapporto Ipsos-Flair 2020. Pagnoncelli: Recuperare ruolo dei corpi intermedi. Di seguito la nota del Consiglio Nazionale diffusa lo scorso 3 marzo “In questo momento difficile c’è bisogno di un grande piano per far ripartire l’Italia. Come emerge dal Rapporto Ipsos-Flair il Paese è spaccato, le persone sono disorientate e in preda
Presentato al CNEL il rapporto Ipsos-Flair 2020. Pagnoncelli: Recuperare ruolo dei corpi intermedi. Di seguito la nota del Consiglio Nazionale diffusa lo scorso 3 marzo

In questo momento difficile c’è bisogno di un grande piano per far ripartire l’Italia. Come emerge dal Rapporto Ipsos-Flair il Paese è spaccato, le persone sono disorientate e in preda all’emotività. Dobbiamo ripartire dai nostri punti di forza, dalle risorse e dalle energie positive che ci uniscono. In questa fase così delicata è fondamentale il ruolo dei corpi intermedi che possono fare da collante tra i territori e le istituzioni”.

 

Lo ha affermato il presidente del CNEL Tiziano Treu alla presentazione del Rapporto Ipsos-Flair 2020 che si è tenuta questa mattina a Villa Lubin.

 

Nel 2020 la realtà del Paese si presenta ancora più complessa e frammentata, territorialmente e culturalmente, di quanto non avvenisse negli anni scorsi. È un Paese lacerato e a molte velocità, con dati economici che segnalano fratture classiche, come quella Nord-Sud, ma anche ritmi diversi in territori un tempo assimilabili. E in cui si apre la questione delle autonomie regionali e della ridefinizione di standard comuni”, si legge nel documento.

 

Giunto alla decima edizione, il rapporto quest’anno è dedicato agli “Stati emotivi” che caratterizzano sempre di più la società, la cultura, la politica e l’economia.

 

Dal rapporto emerge un Paese che vive una fase particolarmente complessa di disorientamento in cui le scelte di consumo, politiche, sociali vengono guidate dall’emotività. Abbiamo smarrito il senso di appartenenza, decisamente affievolito rispetto al passato. Dobbiamo puntare sulle ragioni per cui stiamo insieme come Paese. Mai come oggi servirebbe un patriottismo dolce come quello messo in campo da Carlo Azeglio Ciampi. C’è bisogno di un’inversione narrativa per ridare fiducia agli italiani”, ha aggiunto il presidente Ipsos Nando Pagnoncelli.

 

Secondo il rapporto uno dei deficit maggiori è quello del livello di istruzione e formazione. L’analfabetismo funzionale è sempre più preoccupante. Il 28% degli italiani, anche giovani, non ha le competenze richieste in varie situazioni della vita quotidiana, relativa al tempo libero oppure legata ai linguaggi delle nuove tecnologie, in grado di leggere testi semplici ma non di decodificarli, elaborarli, utilizzandone le informazioni contenute. Questa dinamica incide in maniera determinante sul mercato del lavoro.

 

Nello studio si legge ancora: Se è vero che il livello di occupati (si tratta degli occupati interni, cioè di tutte le persone che svolgono un’attività di produzione sul nostro territorio economico) ha raggiunto e addirittura superato di circa 90 mila unità il livello precrisi, non altrettanto avviene per le ore lavorate. Qui ne mancano all’appello circa 600 milioni. Questo significa bassa intensità di occupazione, dovuta anche al maggiore ricorso alla Cassa integrazione”.

 

Uno dei deficit seri è la mancanza di uno spirito comunitario sia per l’Italia che per l’Europa. Paradossalmente l’emergenza da Covid-19 può aiutarci a ricomprenderlo valorizzando le comunità di prossimità”, ha sottolineato il direttore di Avvenire Marco Tarquinio.

 

“Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una nuova regionalizzazione degli scambi commerciali che si stanno riconfigurando per macroaree. È il momento di spingere con politiche espansive sul territorio nazionale. In 25 anni, a partire dal 1990, abbiamo registrato una perdita del 15% del reddito pro-capite mentre altri Paesi nello stesso periodo hanno ottenuto risultati migliori. Questo comporta una riflessione sulle nostre politiche economiche, le scelte che sono state seguite nell’ultimo periodo e la necessità di considerare in maniera più critica, direi soprattutto più efficace, la nostra modalità di rapporto all’interno dell’Unione europea”, ha concluso Vladimiro Giacchè, presidente CER.