Medici di famiglia a rischio contagio, anche per visite fiscali

Silvestro Scotti: «Tutelare loro per assicurare la salute dei cittadini». La proposta FIMMG: autorizzare i medici di medicina generale delle zone a rischio contagio a redigere telefonicamente i certificati di malattia «Convocare con la massima urgenza un incontro con tutte le autorità competenti per adottare ogni misura utile e necessaria a garantire il lavoro in
Silvestro Scotti: «Tutelare loro per assicurare la salute dei cittadini». La proposta FIMMG: autorizzare i medici di medicina generale delle zone a rischio contagio a redigere telefonicamente i certificati di malattia

«Convocare con la massima urgenza un incontro con tutte le autorità competenti per adottare ogni misura utile e necessaria a garantire il lavoro in sicurezza dei medici della medicina generale rispetto all’emergenza dettata da Covid-19 e in relazione a quanto previsto dall’INPS per i medici della medicina legale». È questo, in estrema sintesi, che il segretario generale FIMMG Silvestro Scotti chiede al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in una lettera inviata stamane. Ieri (24 febbraio 2020) la Direzione generale dell’INPS ha infatti diramato indicazioni rivolte alle proprie strutture territoriali con le quali ha disposto la chiusura delle strutture territoriali dei Comuni della zona rossa, la necessità di concordare con le autorità competenti l’eventuale sospensione dei servizi al “front end” fisico per i territori della Lombardia. E ancora, la sospensione del servizio degli sportelli di linea e la consulenza su appuntamento per i territori della zona rossa, la sospensione temporanea delle visite assistenziali e previdenziali presso le UOC/UOST medico legali e la sospensione temporanea delle convocazioni in sede dei lavoratori.

 

«Nell’ambito di queste misure – sottolinea Scotti – sorprende che nessun analogo strumento preventivo sia stato definito per i medici di medicina generale. Nonostante questa tematica sia stata già esposta al tavolo di Lavoro del 23 febbraio. Mentre è noto che i medici di medicina generale costituiscono il presidio di primo contatto fondamentale tra i pazienti ed il Servizio Sanitario Nazionale e regionale. È grave che non si sia tenuta in alcuna considerazione la circostanza per la quale, ad oggi, già diversi medici di medicina generale risultano essere in quarantena, proprio in ragione del loro contatto diretto con pazienti affetti da Covid-19». Per voce del segretario generale. FIMMG ricorda che i medici di medicina generale sono di fatto lo strumento principale di cui il Sistema Sanitario dispone per massimizzare la celerità, l’efficacia e l’efficienza della risposta assistenziale nella situazione esistente.

 

 

L’esigenza, strategica in questa situazione di potenziale aumento dei casi, è quella di evitare in tutti i modi possibili che i medici di medicina generale possano essere esposti al rischio di contagio. «Solo in questo modo si potrà scongiurare il rischio che migliaia di pazienti rimangano privi della fondamentale assistenza sanitaria offerta da tutti i colleghi. Non considerare questo scenario – avverte Scotti – ci espone a prevedibili nefaste ricadute, innanzitutto a carico dell’apparato ospedaliero e di assistenza emergenziale e, quindi, al Sistema Sanitario nel suo complesso. Si tenga conto che il contagio che potrebbe verificarsi a carico di un medico di medicina generale inevitabilmente, per tutto il periodo di incubazione virale, esporrebbe il professionista a stretti e molteplici contatti con i propri pazienti, con prevedibili effetti esponenziali nella trasmissione della patologia con particolare riferimento alla platea di pazienti più suscettibili per rischio complicanze o morte che frequentano costantemente i nostri ambulatori». Di qui la richiesta forte del segretario generale FIMMG di «adottare misure, anche a livello provinciale, oltre che regionale e nazionale, che siano in grado di scongiurare tali effetti paralizzanti per il sistema sanitario e del tutto deleteri per la salute pubblica e che devono concretizzarsi nella individuazione di idonee misure preventive dirette a salvaguardare, per il tramite della salute del medico di medicina generale, la salute collettiva e che siano, dal punto di vista sostanziale, quantomeno equivalenti a quelle adottate dall’INPS».

 

 

Una situazione che emerge nella sua assoluta gravità anche e soprattutto alla luce del fatto che, allo stato attuale, i medici di medicina generale sono del tutto (o quasi del tutto) privi di dispositivi di protezione individuale che possano contenere i rischi di contagio derivanti alla loro salute e alla sicurezza nell’esercizio delle loro funzioni professionali. «Situazione – ricorda Scotti che rende ancor più urgente e indefettibile la necessità di individuare misure dirette a prevenirne il contagio da Covid-1919». Di qui la richiesta affinché in maniera urgente si consideri la possibilità di autorizzare i medici di medicina generale in servizio nei territori interessati dai provvedimenti adottati dall’INPS a redigere telefonicamente i certificati di malattia, nei casi sospetti caratterizzati da febbre o affezioni delle vie respiratorie senza la constatazione diretta ambulatoriale o domiciliare, bensì sulla base del solo dato anamnestico, esonerandoli anche in virtù del disposto di cui all’articolo 54, comma 1, del Codice penale, da qualsiasi forma di responsabilità soprattutto in assenza o carenza di fornitura dei DPI previsti dalla circolare ministeriale del 22.02.2020 e s.m.i.. Il medico è tenuto a rilasciare al cittadino certificazioni relative al suo stato di salute che attestino dati clinici direttamente constatati o oggettivamente documentati. In questa situazione epidemiologica è ovvio che è necessario evitare che il medico di medicina generale possa venire a contatto, in occasione di visite con i propri pazienti, con fonti di contaminazione virale che potrebbero risolversi in un suo contagio».