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La consulenza all’aria aperta, la psicologia oltre gli studi

Nuovo appuntamento con la rubrica Spazio Psicologico in collaborazione con l’associazione Psicologi Liberi Professionisti

Elena Foddai, Psicologa socia PLP

 

Anche in Italia è sempre più protagonista la Psicologia Ambientale, ovvero quella branca della psicologia sociale che studia l’interazione tra essere umano e ambiente naturale, costruito e relazionale. In questa prospettiva si colloca l’outdoor counseling o terapia all’aperto che porta la consulenza, agita tradizionalmente tra quattro mura, fuori nei grandi spazi aperti. Tale prospettiva trova le sue radici sul concetto prima proposto da Fromm e negli anni ottanta sviluppato da Wilson sulla Biofilia. Secondo tale concetto, l’essere umano sarebbe predisposto biologicamente a mantenere un costante contatto con la natura e a trarne benefici.

In natura ogni spazio è adeguato, le sedute possono svolgersi su una spiaggia, in montagna oppure su una panchina del parco. Le terapie all’aperto non sono certo una novità ma sono cresciute in popolarità durante la crisi sanitaria mondiale COVID, diventando un’ottima soluzione per rispettare le norme di sicurezza.

Dimenticate il classico studio, magari con lettino di Freudiana memoria e proiettatevi in riva al mare o all’ombra di un albero. La consulenza psicologica outdoor è un colloquio psicologico dove pur mantenendo tutte le norme previste dall’Ordine degli Psicologi, gli attori mantengono i propri ruoli, agendo in un setting non convenzionale. Nello studio l’arredamento è da considerarsi solo come sfondo mentre all’aria aperta la natura è parte integrante del percorso e diventa co-terapeuta.

I colloqui psicologici open air sono un modo per riappropriarsi di quel legame innato e profondamente radicato tra essere umano e natura. Parlare di sé stessi, aprirsi durante una passeggiata all’aria aperta o stando seduti di fronte al mare, è la nuova cornice dell’ecopsicologia.

Viviamo circondati dal cemento e per buona parte delle giornate al chiuso, a differenza di altre culture, come quella giapponese, dove camminare nei boschi o nei parchi è uno dei riti di cura della loro stessa medicina, come lo “Shinrin-Yoku” che permette di ridurre ansia, stress o depressione. Nella terapia all’aria aperta la natura aiuta a creare una condizione in cui manca la tensione psichica, in cui si abbandonano i sentimenti negativi e si può essere davvero liberi. Da non sottovalutare anche gli effetti che la natura ha sulla creatività e concentrazione; solitamente pensiamo che stare in una stanza ci aiuti a concentrarci maggiormente, in realtà è l’opposto. Stare seduti in riva al mare apre i nostri orizzonti. In natura colori, suoni e odori possono dare al paziente modo per recuperare in memoria e raccontare qualcosa di sé che non è venuto fuori in altre circostanze. La natura ci offre un punto di vista diverso sui nostri limiti e ci permette di attingere a risorse personali prima ignorate e a rafforzare il senso di presenza e consapevolezza. Meno esposti a stress e distrazioni rispetto alla vita di tutti i giorni, la mancanza di traffico e dei rumori tipici della città ci aiuta a sentirci più riposati e a mantenere una maggiore attenzione e concentrazione.

Sono sempre di più i pazienti che richiedono le sedute all’aria aperta e che riferiscono di avere tratto maggiori benefici grazie al contatto con la natura. Aprirsi, affrontare le nostre ansie, paure e sentimenti può avvenire anche in un modo alternativo e piacevole; all’aria aperta è più facile perché come ci ricorda un maestro spirituale indiano, Amit Ray: “Guardare la bellezza della natura è il primo passo per purificare la mente.”