Studi professionali: 40% dei dipendenti in smart working e 60% in cassa integrazione

L’intervista del Presidente Gaetano Stella ad Adnkronos/Labitalia Di seguito il testo dell’intervista del Presidente Gaetano Stella ad Adnkronos/Labitalia:    “Diciamo che un 40% dei dipendenti degli studi professionali è in smart working e un 60% circa in cassa integrazione”. E’ la stima che arriva da Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, la Confederazione italiana delle libere
L’intervista del Presidente Gaetano Stella ad Adnkronos/Labitalia

Di seguito il testo dell’intervista del Presidente Gaetano Stella ad Adnkronos/Labitalia

 

“Diciamo che un 40% dei dipendenti degli studi professionali è in smart working e un 60% circa in cassa integrazione”. E’ la stima che arriva da Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, la Confederazione italiana delle libere professioni, che rappresenta tutte le professioni in modo trasversale, intervistato da Adnkronos/Labitalia sugli effetti dell’emergenza coronavirus per i professionisti e i loro studi. Studi che occupano complessivamente circa 900mila persone, tra 550 dipendenti e altre figure che vi lavorano all’interno.

E secondo Confprofessioni “i dipendenti degli studi professionali in gran parte d’Italia non hanno ancora percepito la cassa in deroga. Gli studi hanno 550mila dipendenti, ma considerando anche altre figure sono 900mila coloro che vi lavorano all’interno, di cui almeno il 60% sono oggi in cassa. E ancora non hanno visto i soldi”, aggiunge. Secondo Stella ritardi inaccettabili dovuti “un po’ al conflitto tra Inps e regioni, un po’ a problemi organizzativi dell’Inps stesso”. Problemi e burocrazia che ricadono sui lavoratori. “La cig ricordiamo che è già pari neanche al 60% e poi pure tassata, rispetto invece al bonus autonomi. Almeno la si poteva dare subito, senza allungare anche i tempi. Chiediamo al governo che nei prossimi mesi la procedura sia più veloce”, continua Stella.

 

 

“Tantissimi professionisti -sottolinea Stella- hanno messo in smart working i propri dipendenti, per garantirne la sicurezza. Ad esempio consulenti del lavoro e commercialisti si sono trovati ad affrontare l’emergenza economica, con le richieste di cig in deroga, e non, per le imprese, il riconoscimento dei 600 euro per i lavoratori autonomi, e poi il dl liquidità con i prestiti per le aziende. Quindi hanno lavorato tantissimo in questo periodo”, aggiunge.

 

Ma altri settori professionali sono invece bloccati per la pandemia. “I professionisti dell’area tecnica come ingegneri, architetti e geometri con i cantieri fermi hanno in gran parte sospeso le loro attività e messo in cassa integrazione in loro dipendenti, salvo qualche caso in smart working. Anche gli avvocati essendo sospese le udienze hanno messo in cig i dipendenti degli studi”, sottolinea Stella.

 

Poi ci sono le professioni dell’ambito sanitario, tra le più flagellate dall’emergenza. “I medici di medicina generale – racconta amaro Stella – sono stati colpiti tra i più colpiti dall’epidemia, sono stati lasciati senza dpi, hanno pagato anche con la loro vita per fare il loro dovere. I dentisti hanno rallentato tantissimo, fronteggiando solo le emergenze in ambito odontoiatrico e quindi gran parte dei dentisti e degli studi odontoiatrici hanno in messo -aggiunge Stella- in cassa integrazione i loro dipendenti. E’ stata una delle categorie che di più ha utilizzato la cassa integrazione. Le professioni dell’area veterinaria, che era la categoria che conosceva di più parola pandemia viste quelle che avevano già colpito gli animali, avevano già dei protocolli per frenare i contagi”, spiega ancora Stella.

 

E gli studi professionali si stanno preparando alla fase 2. “Noi abbiamo firmato l’aggiornamento sul protocollo sulla sicurezza per la fase 2 e adesso abbiamo declinato anche delle linee guida per i vari settori degli studi professionali in modo tale che queste norme possano essere adattate per le esigenze di ciascuno. E quindi a brevissimo avremo un documento integrativo del protocollo sottoscritto. Questo per garantire sicurezza a professionisti, lavoratori degli studi e clienti”.

 

“C’è tanta voglia di ripartenza, speriamo che il picco sia stato passato, ma il coronavirus è un problema con il quale dovremo convivere ancora per parecchio tempo e quindi bisogna adottare tutte le misure di sicurezza all’interno dello studio e quindi ci stiamo attrezzando”, sottolinea Stella.

 

Sono tante le misure messe in campo dai professionisti. “Anche nel mio studio -spiega Stella- applichiamo dei separatori con il plexiglass in modo da tenere a distanza, e poi igienizzazione, sanificazione. Cerchiamo di intervenire con tutte quelli che sono i protocolli da seguire per garantire la massima sicurezza dei dipendenti e della clientela che dovrebbe rientrare la prossima settimana. E poi chi vorrà potrà sottoporre i propri dipendenti a dei test sierologici”, spiega. E anche su questo bilateralità e strumenti di settore puntano a non lasciare soli i professionisti. “Noi stiamo cercando attraverso Cadiprof di prevedere anche la possibilità di tamponi e test per garantire una ancora maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro. Quindi chi vuole fare potrà essere favorito a farlo anche dal punto di vista economico”, aggiunge Stella.

 

E per Stella il contributo della bilateralità è stato centrale per fronteggiare l’emergenza coronavirus. “Con la nostra bilateralità di settore abbiamo fatto degli interventi che andassero a integrare quelli dello Stato per i professionisti e i dipendenti degli studi”, sottolinea.

 

“Per sostenere il lavoro a distanza, ai datori di lavoro che volessero utilizzare questo sistema -spiega- la bilateralità ha messo a disposizione dei propri iscritti un bonus di 500 euro per l’acquisto di un pc o altro. A ieri già duemila professionisti hanno fatto richiesta del bonus di 500 euro per lo smart woking, ed è stato così erogato più di un milione di euro sui due messi a disposizione”, sottolinea.

 

Sostegno allo smart working ma non solo. “Abbiamo fatto poi degli interventi sulla cig, sia di integrazione su quella erogata dallo Stato sia di sostituzione allorchè non venga riconosciuta la cassa integrazione arriva un contributo da parte della bilateralità. Abbiamo implementato anche il congedo, venendo incontro ai problemi familiari con il rientro al lavoro”, aggiunge.

 

“E abbiamo fatto anche delle misure sanitarie, per tutti coloro che sono stati colpiti dal virus, con la diaria erogata per i professionisti e i dipendenti degli studi contagiati”, aggiunge. Cadiprof, la Cassa di assistenza sanitaria integrativa per i lavoratori degli studi professionali ha attivato la nuova garanzia “diaria per Covid-19” per i dipendenti, video consulto Covid-19 e visite specialistiche. Sostegno anche alla necessità di liquidità dei professionisti. “Abbiamo fatto un accordo con la banca Igea per dare una linea di credito attraverso Fidiprof per assicurare liquidità in tempi stretti agli studi professionali per superare le criticità dei prossimi mesi, viste le difficoltà di accesso del dl liquidità”, spiega ancora Stella.

 

Ma un grande aiuto ai professionisti potrebbe arrivare dalle casse di previdenza dei professionisti. Negli interventi del governo per l’emergenza coronavirus “c’è stata troppa burocrazia, parliamo sempre di semplificare ma non ne siamo capaci, non sono stati fatti interventi semplici. I 600 euro per i professionisti secondo noi sono una misura esigua e dato che le Casse di previdenza dei professionisti hanno i nostri risparmi, quelli accantonati per la pensione, abbiamo chiesto al governo che potesse essere fatta una deroga per consentire loro di dare un aiuto più cospicuo ai propri iscritti”, spiega Stella.

 

Per Stella è stato comunque “positivo il fatto che sia stato riconosciuto il professionista alla stregua dell’impresa per la concessione della cig, ma procedure complicate e conflitti di competenza tra regioni e Stato hanno rallentato tutto”, spiega.

 

Per Stella quindi è necessario “consentire alle casse di fare di più per i professionisti, chi meglio delle Casse che hanno in mano i nostri risparmi. E farlo attraverso dei prestiti che i professionisti potranno poi rimborsare. Quindi interventi mirati per sostenere il reddito”, conclude.