Studi professionali: un futuro digitale?

Una recente ricerca dell’Osservatorio ICT & Professionisti della School of Management del Politecnico di Milano ha evidenziato la necessità di maggiori investimenti in innovazione digitale all’interno degli studi professionali L’Osservatorio ICT & Professionisti della School of Management del Politecnico di Milano ha effettuato un’indagine relativa al grado di digitalizzazione degli studi professionali delle cosiddette professioni
Una recente ricerca dell’Osservatorio ICT & Professionisti della School of Management del Politecnico di Milano ha evidenziato la necessità di maggiori investimenti in innovazione digitale all’interno degli studi professionali

L’Osservatorio ICT & Professionisti della School of Management del Politecnico di Milano ha effettuato un’indagine relativa al grado di digitalizzazione degli studi professionali delle cosiddette professioni giuridiche di impresa (avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro). La ricerca ha mostrato che seppur sia stato registrato un aumento rispetto allo scorso anno, il valore degli investimenti in innovazione risulta ancora troppo limitato all’interno degli Studi professionali e spinto quasi esclusivamente dalla necessità di far fronte ai vincoli imposti dalle recenti normative.

Circa 300 mila professionisti tra avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro amministrano importanti e delicati processi aziendali di tipo giuslavoristico, amministrativo, fiscale, contrattuale per circa 5 milioni di micro, piccole e medie imprese. La crisi non ha risparmiato gli oltre 150 mila studi professionali che nel 57% dei casi registrano oggi un calo della redditività, per un terzo addirittura superiore al 10%. Ciononostante tra i professionisti italiani è ancora molto lenta l’adozione di nuove tecnologie informatiche per recuperare efficienza interna e sviluppare nuovo business.

Il budget medio investito dagli studi degli avvocati è di 3.800 euro, per i commercialisti e i consulenti di lavoro di 7.600 euro mentre per gli studi multidisciplinari si prospetta un budget medio di 12.500 euro.

Nel prossimo biennio tali investimenti punteranno soprattutto ad una serie di processi legati ai recenti obblighi di legge, come la Fatturazione Elettronica verso la PA e la Conservazione Digitale a norma dei documenti, mentre si prospettano bassi investimenti nello sviluppo di software per il controllo di gestione, portali per la trasmissione di documenti o la condivisione di attività.

Ad eccezione per la firma digitale e i gestionali tipici di Studio, la tecnologia più presente oggi negli studi professionali è costituita dai software per i flussi telematici (nel 37% dei casi), seguita dal sito internet (30%), dal controllo di gestione (27%), dalla Gestione Elettronica Documentale (25%), dalla Fatturazione elettronica verso la PA (25%) e dalla conservazione digitale a norma dei documenti (15%).

“Non risulta ancora ampiamente percepito il valore della tecnologia, ancora poco utilizzata per recuperare efficienza interna e sviluppare il business – afferma Claudio Rorato, responsabile della ricerca dell’Osservatorio Ict & professionisti. I professionisti interessati all’adozione delle Ict sono in crescita ogni anno, segno di una lenta ma progressiva alfabetizzazione informatica. I clienti però chiedono il supporto dei professionisti nelle decisioni, in qualità di esperti sugli aspetti gestionali e questa è un’opportunità da cogliere. L’innovazione digitale del professionista è un valore fondamentale anche per le aziende. La contaminazione informatica non va solamente dal professionista all’impresa. Il cambiamento dev’essere prima di tutto culturale”.