Gender pay gap professionisti, Lorenzi: Abissale il divario nella provincia autonoma di Trento

Lo scorso 8 marzo, la presidente di Confprofessioni Trentino è intervenuta ad un evento sulla leadership femminile per presentare gli ultimi dati regionali elaborati dall'Osservatorio di Confprofessioni

«Rispetto alla media nazionale, pari al 35,7%, le libere professioniste nella regione Trentino Alto Adige sono soltanto il 30,8% e sono per lo più occupate nell’area legale, della sanità e nell’area amministrativa; fanalino di coda l’area tecnica. In particolare, nella fascia d’età 35-54 anni, in Trentino Alto Adige i liberi professionisti sono per il 71,2% maschi e per il 28,8% femmine, mentre in Italia il divario è meno evidente: 59,8% i professionisti maschi ed il 40,2% femmine».

È quanto ha dichiarato la presidente di Confprofessioni Trentino, Barbara Lorenzi, nel corso dell’evento sulla leadership femminile che si è svolto a Trento lo scorso 8 marzo. Lorenzi ha illustrato i recenti dati regionali sulle libere professioni elaborati dall’Osservatorio sulle libere professioni di Confprofessioni.

«Per quanto riguarda i redditi nella provincia autonoma di Trento», ha spiegato la presidente «il divario tra professionisti maschi e professionisti femmine è abissale: le professioniste hanno un reddito medio pari alla metà di quello dei colleghi maschi, nonostante il reddito delle professioniste in Trentino Alto Adige sia superiore a quello delle colleghe di Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto».

Nell’incontro sono stati messi in luce gli ostacoli che le donne lavoratrici devono fronteggiare e il labirinto del merito nelle quali molte donne si perdono, non solo nel lavoro dipendente, ma anche nella libera professione, nella politica e nelle istituzioni. «Ostacoli – ha sottolineato Lorenzi – che spesso derivano da retaggi culturali, radicati negli uomini e nelle donne stesse, che assegnano alla figura femminile l’intera responsabilità della cura della famiglia, dei figli e dei genitori anziani. Ostacoli che le istituzioni devono rimuovere con politiche di conciliazione famiglia-lavoro e parità salariale».

«Tutte le relatrici hanno concluso i loro interventi con un messaggio positivo, di speranza e di incoraggiamento alle giovani donne nel  perseguire i propri sogni, nel credere in se stesse, nel creare una rete di relazioni a cui appoggiarsi nel momento in cui le esigenze della famiglia diventano più pressanti e rischiano di imporre la scelta tra la maternità e il successo professionale. Una scelta che ogni donna, nel 2024, non deve più trovarsi ad affrontare», ha concluso.