Pansini: giustizia civile, stop alle statistiche “gonfiate”

Il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense sottolinea che per un’analisi reale della giustizia civile servono dati precisi. Di seguito il comunicato stampa. “La giustizia civile in Italia non può e non deve essere un perenne terreno di scontro politico, perché non aiuta al Paese e non risolve i veri problemi del sistema, che esistono e
Il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense sottolinea che per un’analisi reale della giustizia civile servono dati precisi. Di seguito il comunicato stampa.

“La giustizia civile in Italia non può e non deve essere un perenne terreno di scontro politico, perché non aiuta al Paese e non risolve i veri problemi del sistema, che esistono e che necessitano di diagnosi corrette e cure adeguate. Ma per averne un’esatta rappresentazione abbiamo bisogno di dati di riferimento e valutazione certi, sgombrando il campo da equivoci e da forzature.

 

I numeri, oggi, ci consentono di affermare che nel corso di questa legislatura si è consumata un’informazione distorta, che si è caratterizzata più per la “paura” del numero dei procedimenti pendenti, senza spiegare che in essi, però, sono annoverati anche i decreti ingiuntivi, i procedimenti di volontaria giurisdizione diversi da quelli di competenza del giudice tutelare, le separazioni consensuali, le nomine di amministratori giudiziari di condominio, e per la conseguente necessità di continui interventi sul processo piuttosto che per la necessità di una valutazione di insieme delle risorse umane e finanziarie a disposizione, della natura dei procedimenti, dell’organizzazione del lavoro negli uffici giudiziari”.

 

Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini, in occasione della relazione del Ministro Orlando all’inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione.

“Dobbiamo ricordare che nei rapporti del Ministero della Giustizia del 2014, del 2015 e del 2016 – continua Pansini – il dato dei 4,5 milioni di procedimenti pendenti al 30 giugno 2014, rispetto ai 5,9/5,7/5,3/5,2 milioni sbandierati negativamente tra il 2007 e il 2013, è stato il frutto soprattutto di una migliore classificazione dei procedimenti pendenti, intendendosi per tali solo quelli in cui il giudice definisce con sentenza un lite tra due o più parti. Analizziamo il lasso di tempo che va dal 2014, per esempio, tenendo conto delle pendenze ‘vere’, depurate da quelle ‘false’. Ci riferiamo, innanzitutto, a queste ultime, a quel carico che ‘gonfia’ le statistiche: i decreti ingiuntivi, i procedimenti di volontaria giurisdizione diversi (la nomina di un arbitro o di un amministratore giudiziario di condominio) da quelli di competenza del giudice tutelare già esclusi dal computo, le separazioni consensuali, la “domanda drogata di giustizia”, ovvero le cause seriali previdenziali, oggi comprese nel calcolo complessivo, che vedono l’INPS detenere il triste primato di primo azionista dei tribunali civili d’Italia. Occorrerebbe dunque un dato depurato di tutto questo e confrontarlo con un dato del 2017 costruito con lo stesso criterio: solo così possiamo avere la rappresentazione reale dello stato della giustizia civile in Italia. Peraltro, già il rapporto Barbuto del 2015, proprio in relazione alla necessità di una necessaria migliore classificazione dei procedimenti pendenti, evidenziava che il numero dei 5,2 milioni di cause sbandierato negativamente nel 2013 era uno slogan ingannevole”.

 

“Per avere una rappresentazione plastica di questa situazione – aggiunge Pansini – prendiamo ad esempio il tribunale di Milano, dove i procedimenti al 30 settembre 2017 sono 52.515 di cui 6.176 relativi ai procedimenti sommari (in essi compresi anche i decreti ingiuntivi), 1.510 ai procedimenti di volontaria giurisdizione (in essi, quelli, per esempio, per la nomina di un arbitro) e 457 ai procedimenti di previdenza e assistenza (in essi, le cause seriali); o il tribunale di Roma dove sono 126.914 di cui 4.389 relativi ai procedimenti sommari, 3.361 ai procedimenti di volontaria giurisdizione e 4.908 ai procedimenti di previdenza e assistenza. Sicuramente, stralciando dai numeri complessivi quelli relativi ai decreti ingiuntivi, ai procedimenti seriali e a quelli di volontaria giurisdizione, avremmo numeri tali da non dover gridare allo scandalo e avremmo una rappresentazione dello stato della giustizia civile in Italia affidabile, da rilanciare in Europa e tale da generare nel cittadino, e non solo nelle imprese, un sentimento di fiducia e consapevolezza circa il reale funzionamento del sistema giustizia nel nostro paese” – conclude Pansini.