“Veniamo a conoscenza – afferma il Segretario Nazionale della FIMMG Silvestro Scotti – dell’insistenza della dottoressa Letizia Moratti nel chiedere al Ministro Orazio Schillaci di “tirar fuori dal cassetto” una proposta di legge del precedente Governo che coinvolgerebbe tutta la medicina generale del Paese. L’obiettivo della dottoressa Moratti è di attuare una riforma della sanità della regione Lombardia assolutamente inattuabile perché parte dal presupposto sbagliato, ovvero dal tentativo di sottrarre i medici di medicina generale dai territori per concentrarli in grandi case vuote che non sa come riempire, cosa dimostrata anche dal sondaggio su più di 1600 MMG proposto dalla Simg che trova la quasi totalità contrari alla cosiddetta riforma Moratti. Preferiamo – prosegue Scotti – che il Ministro Schillaci abbia nel cassetto soluzioni figlie di un serio confronto con le parti e condivise nell’interesse del cittadino, piuttosto di disposizioni nate da necessità partitiche assolutamente incoerenti con le esigenze di evoluzione e riorganizzazione della medicina generale. Proposte quelle di Letizia Moratti chiaramente non sostenibili in un sistema che ancora sopravvive grazie alla dedizione e al sacrificio di una categoria, quella dei medici di famiglia, ridotta al lumicino in termini di risorse umane ed economiche.
All’attenzione che il Ministro ha dimostrato da subito nell’ascolto delle nostre proposte sulla riforma territoriale, non corrisponde l’atteggiamento attendista e ingessato delle Regioni che non sembrano pronte nemmeno a presentare l’atto di indirizzo necessario al rinnovo contrattuale 2019-2021, mantenendo la medicina generale in un alveo normativo superato e determinando l’inapplicabilità de facto di una riforma i cui contenuti, definiti dal PNRR, non trovano né fondamento contrattuale né risorse indispensabili per la loro realizzazione.
Dopo più di un anno che Letizia Moratti e altri politici hanno dedicato a discutere dello status giuridico della nostra categoria, siamo ancora in attesa di poter utilizzare i 235 milioni di euro destinati dal 2019 agli strumenti per la diagnostica di primo livello, bloccati nelle casse regionali. Mettere a disposizione dei medici di famiglia tali risorse gioverebbe tra l’altro a migliorare l’annoso problema delle liste d’attesa e del sovraffollamento dei Pronto Soccorso, su cui invece proliferano fiumi di parole in assenza di una strategia alternativa. È necessaria – conclude Scotti – un’analisi delle difficoltà oggettive dimostrate dalle regioni a prescindere dai colori politici, una seria riflessione sui modelli di competenza da adottare e di conseguenza una condivisione delle scelte che realmente possono servire al Paese per risollevare il Servizio Sanitario Nazionale.
Vogliamo tornare a sperare in una sostenibilità duratura e universale a beneficio di tutti i cittadini, compresa quella maggioranza di popolazione che non potrà accedere alle case della comunità ma che continuerà ad avere bisogno di una vera assistenza di prossimità e del proprio medico di famiglia”.