PLP

Dialogo interiore

Nuovo appuntamento con la rubrica Spazio Psicologico in collaborazione con l'associazione Psicologi Liberi Professionisti

Antonio Zuliani
psicologo psicoterapeuta
membro del CEN PLP

Sarà capitato anche a voi di fare una vera e propria conversazione con voi stessi. Accade di farlo in silenzio, all’interno della mente, ma di scoprirsi anche di parlare ad alta voce.

Si tratta di strategie che ci aiutano a pianificare un comportamento, a stimolare soluzioni nuove, ma anche a regolare le emozioni e a supervisionare le nostre azioni.

Appare del tutto evidente la differenza tra questo dialogo interiore e quello che comunemente si realizza con una terza persona, la cui sola presenza e le sue reazioni verbali e comportamentali forniscono un indirizzo alla conversazione. Ma quando siamo soli?

Alcune differenze ci sono. A livello neuronale alcuni recenti studi mostrano che si attivano aree cerebrali diverse quando “parliamo” da soli. Certamente si tratta di un dialogo più conciso (anche se questo importante dettaglio spesso ci sfugge), meno attento ai dettagli e meno disturbato da agenti esterni come i rumori.

Certamente la forza di questo dialogo con noi stessi deriva da come il linguaggio orchestra lo scambio tra punti di vista differenti, stimolando la creatività o rimanendo a livello di un sordo rimuginio di pensieri e parole sempre più offuscate. Ha il grande vantaggio di poter mettere assieme il passato con il futuro, collegandolo al presente. Una straordinaria opportunità di collaborazione tra esperienze e prospettive diverse di affrontare il nucleo del nostro pensiero.

Proprio queste caratteristiche mostrano come questo linguaggio interiore rappresenti una grande opportunità per mettere ordine dentro noi stessi. Mettere ordine, a titolo di esempio, quando siamo coinvolti in un evento particolare rispetto al quale siamo spinti a confondere un fatto accaduto, i pensieri che vi abbiamo fatto e le emozioni conseguenti.

Si tratta di tre aspetti strettamente connessi, ma che non vanno confusi.

Abbiamo bisogno di integrare tutte queste parti accettandone anche le possibili discrepanze. Qui non si tratta di condurre un’inchiesta e fornire una valutazione di merito, ma di attivare un meccanismo liberatorio che permetta di chiudere un pensiero e di proiettarci al futuro. Diverso quando questo dialogo personale rimane a livello di un ripresentarsi ossessivo degli stessi pensieri. In questo caso può essere utile esplicitare con altri tutto ciò: il fatto stesso di dover organizzare un pensiero per esporlo ad altre persone ci costringe a dargli ordine. Non diventerà tutto semplice, è chiaro, ma abbiamo fatto un altro passo.

Parlare con sé stessi aiuta, spesso è indispensabile, ma che non sia l’unica strategia alla quale ci affidiamo.