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FeliceMente Consapevoli?

La rubrica Progetto Spazio Psicologico a cura di PLP

di Rosalba Contentezza
Psicologa e psicoterapeuta, MBCT trainer
Presidente PLP Sicilia

La felicità è da sempre presente nella vita delle persone come massimo obiettivo cui aspirare nel corso della propria vita. Ogni essere umano è in grado di provare felicità sin dalle prime fasi di vita ed è un concetto intuitivo a cui l’essere umano accede facilmente.

Va da se però che la fonte della “felicità” sia estremamente soggettiva e cangiante in base ad una serie di circostanze e di fattori. È un’esperienza corporea importante e connotata da specifici processi, ma è anche un concetto mentale, dato che anche un pensiero, un’aspettativa è in grado di scatenarla.

La felicità quindi può essere considerata come un concetto chiave, che evidenzia la necessità di guardare all’uomo nella sua imprescindibile unità mente-corpo.

L’essere umano è un organismo complesso nel quale non è possibile separare le parti.

Il paradosso della felicità

Secondo Easterlin il Paradosso consiste nel fatto che quando aumenta il reddito, e quindi il benessere economico, la felicità umana aumenta fino a un certo punto, ma poi comincia a diminuire, seguendo una curva a forma di parabola con concavità verso il basso (Easterlin Paradox-1974). Ciò evidenzia che la felicità non sia strettamente correlata alla disponibilità economica.

L’etimologia della parola felicità indica uno “stato di abbondanza e soddisfazione soggettiva”; potremmo definirla come un’emozione che segnala un picco di benessere percepito.

Da quando l’uomo ha iniziato ad interrogarsi su se stesso e sulla natura delle cose, questo concetto è stato centrale nel percorso di indagini e ricerche sia di natura umanistica che scientifica.

La chimica della felicità

Da un punto vista squisitamente funzionale la felicità fisiologicamente è legata ad una serie determinata di processi cerebrali, regolati da specifiche sostanze (Serotonina e Dopamina) che coinvolgono in particolare alcune aree del cervello e i cui effetti sono percepibili in ogni singolo aspetto dell’individuo (rilassamento muscolare, parametri fisiologici, rilassamento cognitivo, qualità dei pensieri, rilassamento sociale e predisposizione alle relazioni).

Tuttavia comprendere il funzionamento di per sé non è risolutivo nel raggiungimento di questo stato emotivo cui tutti aspiriamo e che potremmo considerare un picco emotivo di benessere percepito.

Mindfulness e felicità

Negli ultimi vent’anni l’approccio basato sulla Mindfulness si è ampiamente diffuso in tutto il mondo, a volte strumentalizzato come un facile metodo per raggiungere l’agognata felicità.

In realtà la Mindfulness (lett. “Consapevolezza”) è un approccio validato scientificamente grazie all’intuizione di un medico americano, J.Kabat-Zinn.

Allenamento alla felicità o felicità dell’allenamento?

Potremmo definire la Mindfulness come un nuovo modo di allenare la nostra attenzione verso noi stessi ed i nostri processi interni, sia fisici che psicologici, e ad esercitare le nostre capacità di scelta.

Al contrario di quanto ci ostiniamo a credere, infatti, le nostre scelte hanno molto poco a che vedere con la razionalità e la logica, in quanto fortemente influenzate, inconsapevolmente, dai nostri stati mentali. Imparare a riconoscerli significa avere più strumenti per orientarci nel mondo delle emozioni e nelle scelte che quotidianamente compiamo. È un passaggio semplice eppure difficile che comporta un cambiamento radicale nel rapporto con noi stessi e i modi in cui ci raccontiamo il nostro mondo.

Adesso lo sappiamo. Il primo passo per essere FeliceMente Consapevoli è fatto; sta a noi scegliere se continuare in questa direzione o se tornare ai nostri “piloti automatici” certamente più rassicuranti ma forse meno efficaci.