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Giovani e lavoro: la creatività declina col tempo, cosa c’è di vero?

Nuovo appuntamento con la rubrica Spazio Psicologico in collaborazione con l’associazione Psicologi Liberi Professionisti

di Rocco Chizzoniti, psicologo-psicoterapeuta, membro del CEN PLP

 

Ultimamente nella polemica riguardante il mondo del lavoro e i giovani che non sarebbero disposti a lavorare nonostante lauti stipendi è intervenuto il noto Professore Galimberti.

Tralasciando la veridicità o meno delle presunte condizioni di lavoro richieste ai ragazzi di oggi, si è discusso della capacità delle persone di eccellere e dare il massimo soprattutto in giovane età, a fronte delle possibilità messe a disposizione.

È stato ricordato che Einstein così come Leopardi hanno dato il meglio di sé poco più che ventenni, poiché a seguire inizierebbe un fisiologico decadimento cognitivo (insomma la vecchia che avanza!) che darebbe sempre meno spazi a questi guizzi di ingegno e intelletto.

Ebbene quella del Prof. Galimberti è una evidente provocazione che tuttavia porta con sé delle verità tese a far riflettere.

La nostra società, a differenza di quelle degli altri paesi, non allena i giovani ad affrancarsi presto dalla famiglia di origine.

Ciò non significa che sia un male mantenere un rapporto con la rete famigliare ma sicuramente rischia di offrire meno possibilità per mettersi in gioco.

Ma perché si resta in famiglia senza uscire? Perché, paradosso nel paradosso, non vengono offerte possibilità in tal senso.

Manca davvero la possibilità della possibilità.

I giovani per questo non accettano condizioni di lavoro proibitive, i giovani per questo scelgono di emigrare.

All’estero si raggiungono non a caso posizioni lavorative di una certa importanza già in giovane età, dalle posizioni apicali all’Università fino agli Ospedali.

Una utopia in Italia. Un paese che invecchia sempre più.

È indubbio che il cervello col tempo affronta un naturale decadimento cognitivo, ma è comprovato come il suo continuo uso, allenamento e stimolazione blocchi o rallenti detto processo.

Pochi sanno che il cervello di Einstein fu donato alla scienza e sezionato: si scoprì che nonostante la sua dipartita in avanzata età la sua materia cerebrale presentava una età biologica molto più giovane, senza riportare la tipica morfologia di un cervello invecchiato.

Perché? Di certo Einstein era un genio e forse la genetica lo ha anche in qualche modo aiutato, ma fino alla fine è stato una persona attiva, curiosa che mai ha cessato di lavorare per i propri obiettivi.

Probabilmente il vero declino c’è solo quando non abbiamo modo di mettere in pratica la nostra creatività e le nostre capacità.