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I sogni son desideri?

Nuovo appuntamento con la rubrica Spazio Psicologico in collaborazione con l'associazione Psicologi Liberi Professionisti

di Elisa Mulone

Psicologa e psicoterapeuta

Presidente Nazionale PLP

 

C’è chi sogna tanto e chi sogna poco, chi ricorda i sogni in maniera vivida, chi ricorda solo dei particolari e chi non li ricorda per nulla. Ci sono sogni ricorrenti che si presentano in determinati periodi della vita o per un certo lasso di tempo. Cosa ci dicono i sogni?

Da sempre i sogni hanno suscitato un fascino particolare. Nell’antichità ci si affidava a delle figure che avevano il compito di prevedere il futuro attraverso i sogni, ricavandone auspici e presagi. Tante credenze popolari si rifanno ai sogni come portatori di fortuna o sventura. Dall’interpretazione dei sogni di Freud alla smorfia napoletana, i sogni sono sempre stati oggetto di attenzione, più o meno scientifica.

Sul significato e le funzioni del sogno la letteratura e la ricerca scientifica hanno avanzato diverse ipotesi su cui non c’è un accordo. Per Freud i sogni rappresentavano desideri inconsci che si manifestano sotto forma del contenuto latente del sogno stesso. A supporto di ciò, recenti studi hanno dimostrato che mentre sogniamo sono attive le aree cerebrali associate a emozione e motivazione, mentre sono inattive le aree deputate al ragionamento razionale.

In contrapposizione a questa teoria si pone l’ipotesi che i sogni rappresentino preoccupazioni legate alla nostra vita quotidiana e che, attraverso l’attività onirica, vengano rielaborate informazioni preziose per la nostra sopravvivenza. Può capitare di fare sogni in cui riviviamo scene già vissute o in cui affrontiamo situazioni in sospeso o temi che ci preoccupano, ci attraggono o ci spaventano.

Le ricerche scientifiche dimostrano che gli elementi esterni possono “entrare” nei nostri sogni. In un esperimento, delle persone venivano bagnate con dell’acqua durante la fase onirica e, rispetto alle persone che non hanno avuto lo stesso trattamento, hanno riportato in maggioranza significativa dei sogni in cui l’acqua era uno degli elementi presenti.

Il sogno può essere utilizzato come strumento terapeutico e molti approcci psicoterapeutici lavorano su di essi, ovvero utilizzano la narrazione del sogno per aiutare la persona a capire il senso unico che vi si cela. La psicoanalisi utilizza l’interpretazione del contenuto onirico attribuendo un significato simbolico alla rappresentazione del sogno, la Psicoterapia della gestalt ci lavora in diversi modi, in gruppo attraverso la drammatizzazione, ovvero la messa in scena, oppure individualmente aiutando la persona a leggere le parti del sogno come parti di sé da integrare.

Nel lavoro terapeutico i sogni possono rivelarsi una strada privilegiata per accedere alla parte meno consapevole.

Quante volte vi è capitato di dire, trovandovi davanti a uno psicologo: “Stanotte ho sognato che… che vuol dire?” Non dirò nulla di scontato, o forse si, affermando che raccontare il proprio sogno al bar davanti a un caffè non può essere paragonabile al raccontare il proprio sogno all’interno di una cornice di significato che è la relazione psicoterapeutica. Nel primo caso è una semplice condivisione, nel secondo caso un lavoro vero e proprio.

Che siano sogni notturni o ad occhi aperti, i sogni sono un materiale prezioso che andrebbe valorizzato di più perché, come recita il cantautore romano Gazzelle, “I sogni dentro ai cassetti marciscono”.