PLP

Il Bellessere e la speranza di benessere

La rubrica Progetto Spazio Psicologico a cura di PLP

di Elisa Mulone
Psicologa e psicoterapeuta
Presidente Nazionale PLP

 

 

Qualche giorno fa ci ha lasciati un grande protagonista del panorama italiano della Psicologia: Enzo Spaltro.

Medico e Psicologo, ha insegnato per 30 anni in varie Università portando il suo modo semplice e innovativo di leggere la realtà.

Uno dei concetti più interessanti che oggi voglio ricordare è quello di Bellessere. Come egli afferma: “Il Bellessere si riferisce alla bellezza e al futuro. Il benessere si riferisce alla bontà e al passato”. Per spiegare questo concetto, Spaltro ha istituito un decalogo del Bellessere composto da 11 voci. E già… 11 e non 10. Enzo Spaltro era uno che amava guardare oltre e andare fuori dagli schemi, amante del mistero e attratto dalla novità. Gli undici comandamenti, o meglio suggerimenti per fare e non per vietare, che egli individua, suonano (termine da lui usato perché, come una musica, è gradevole e non si impone) così:

 

 

1- è meglio stare bene che stare male

Sembra ovvio, ma in molti contesti sembra che si viva per stare male. È un po’ la logica del sacrificio. Spaltro fa l’esempio della scuola, dove passa il messaggio che imparare deve costare sacrificio. Apprendere determinate materie è visto come sofferenza, mentre per apprendere bisogna stare bene, deve essere un piacere.

 

 

2- in compagnia si sta meglio che da soli

Nell’attuale società autoreferenziale può risultare in controtendenza, ma mai come oggi vale il monito di Papa Francesco “Nessun si salva da solo”, in cui emerge il senso del contribuire insieme al bene comune.

 

 

3- il malessere esiste e lo si scopre, il benessere non esiste e lo si inventa

Malessere e benessere non sono l’uno la mancanza dell’altro. Secondo Spaltro il malessere esiste di per sé, mentre il benessere è soggettivo e ogni persona inventa il proprio.

 

 

4- è più complesso vivere nel benessere che nel malessere

Con il termine “complesso” Spaltro intende con maggiori variabili, quindi non complicato, ma con una certa quantità di sfumature che vanno messe in gioco.

 

 

5- ognuno vuole stare bene a modo suo, ci sono sempre meno feste comandate

Qui ritorna il riferimento alla soggettività, alla possibilità di scegliere ciò che ci fa stare bene

 

 

6- le cose che piacciono si fanno meglio delle cose che non piacciono

Può suonare strano e anarchico, ma se si trovasse il modo di dare alle persone la massima possibilità di fare ciò che piace le organizzazioni funzionerebbero meglio e la società sarebbe migliore. Spesso questo viene visto come contrario alla logica del bene comune, perché interpretato come fare “solo” le cose che piacciono. Distinguiamo, allora, il farlo sempre dal non farlo maiIn medio stat virtus.

 

 

7- di solito è più piacevole pensare al futuro che al passato

Il futuro è nostro e lo possiamo progettare, il passato esiste anche senza di noi, e su di esso non abbiamo nessun potere. La speranza è una dimensione futura, il ricordo è una dimensione passata. Al passato appartengono la nostalgia, la commemorazione, su cui non possiamo determinare un cambiamento. Ciò dipende anche dal presente che si vive. Se una persona affronta una malattia, i ricordi felici saranno più piacevoli dell’incertezza del futuro.

 

 

8- non c’è gruppo senza futuro e non c’è futuro senza gruppo

Il futuro è nella pluralità di persone e relazioni, di tempi e successioni, di idee e associazioni, di cambiamenti e di poteri. In questo senso Spaltro afferma che la coppia, intesa anche come dualità, non è futuro, inteso come spazio di crescita, se non è inserita in un contesto. Solo dall’esterno la coppia esiste; dall’interno ognuno ha davanti a sé una sola persona e la cultura non sarà plurale, ma singolare. Pensare pluralisticamente è la chiave del futuro.

 

 

9- molto spesso la bellezza (promessa-speranza di benessere) precede la bontà (valutazione di benessere)

La bontà riguarda le regole, il passato, gli errori che abbiamo fatto e che non vogliamo ripetere. La bellezza è una promessa di benessere futuro. Tutta l’arte è basata sul benessere futuro. I greci scrivevano Bello quindi buono. Mettevano prima la bellezza. Secondo Spaltro, il bello diventa buono, ma il buono non diventa bello. Il futuro determina il passato, cioè sulla base di come immaginiamo il futuro, valutiamo il passato. I nostri ricordi sarebbero influenzati dalle nostre speranze future.

 

 

10- non si sta mai bene o male, ma solo meglio o peggio

Non c’è una dimensione assoluta, ma soggettiva; percepiamo il cambiamento, il più o il meno determinano la percezione degli stimoli.

 

 

11- La speranza di benessere è già benessere e si può chiamare Bellessere

Spaltro intende la bellezza come base del futuro; tutti i campi della bellezza sono suggerimenti di benessere: la musica, la poesia, l’arte in tutte le sue forme. L’economista Keynes parlava dei moltiplicatori, ossia di fattori che determinano un miglioramento delle speranze e, quindi, delle possibilità di stare meglio in futuro. Per molti anni il moltiplicatore per eccellenza è stato il denaro. Oggi, afferma Spaltro, il denaro sta esaurendo la sua missione, e sarà sostituito da una dimensione temporale. Il tempo sarà il prossimo denaro.

Per concludere, Spaltro afferma che il benessere dipende dalla capacità e dalla possibilità di esprimere o esprimersi nei vari contesti della nostra vita e, in fondo, il Bellessere è la speranza di realizzare in futuro un benessere.

E allora, davvero, come scrive Dostoevskij “La bellezza salverà il mondo” se avremo la capacità di progettare e proiettarci nel futuro, applicando i suggerimenti che Enzo Spaltro ci ha regalato.