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Il lavoro “ibrido” e il rapporto con lo spazio

Di Antonio Zuliani, psicologo psicoterapeuta, membro del CEN PLP, e di Elisa Mulone, Psicologa e psicoterapeuta Presidente Nazionale PLP

Da Il libero professionista Reloaded n. 8

La pandemia da Covid-19 ci ha costretti a cambiare modalità di lavoro, privilegiando la necessità di lavorare da casa per una salvaguardia della salute. Sulla permanenza di tale modalità di lavoro sarà necessario studiare con attenzione le conseguenze per il benessere di chi vi opera, anche sulla base di molte pubblicazioni annunciate.

In linea generale, il lavoro da domicilio sta mostrando in questa prima fase il vantaggio di offrire un maggior equilibrio tra vita privata e lavoro e una maggior produttività. Può, inoltre, ridurre lo stress legato al tempo di percorrenza casa-lavoro. Per quanto riguarda l’azienda mostra l’opportunità di avere team di lavoro più flessibili, perché costituiti indipendentemente dalla collocazione spaziale dei suoi membri. D’altra parte, però, diminuisce l’identificazione organizzativa e mette in discussione quel valore, che spesso è ricercato anche dal lavoratore, di un bisogno di appartenenza.

L’aspetto sul quale desideriamo porre l’attenzione riguarda la scelta di molte aziende di muoversi verso una visione “ibrida” del lavoro, caratterizzata dal fatto che i collaboratori sono chiamati alla presenza in azienda solo per alcuni giorni alla settimana continuando, per il resto, dal proprio domicilio.

Una scelta che presenta degli indubbi vantaggi economici per l’azienda. Pensiamo alla minore occupazione degli spazi, specie se in regime di affitto, e ai costi energetici per il riscaldamento e la corrente elettrica. D’altra parte, cambia il rapporto che il singolo lavoratore costruisce e mantiene con il suo spazio di lavoro, un tema da considerare con attenzione in termini di benessere e della stessa produttività. La psicologia ambientale ha molto studiato il rapporto che le persone sviluppano con il proprio spazio: in specie se si tratta di uno spazio significativo e nel quale si permane per molte ore e per funzioni importanti come quelle del lavoro.

Il rapporto con lo spazio è sempre presente, ogni giorno, ma, per così dire, talmente consueto da non apparire evidente: ci si accorge della sua importanza solo quando entra in crisi, un po’ come l’aria che si respira e di cui si sente la mancanza solo quando lo stesso respiro si fa affannoso.

Il rapporto che ogni persona costruisce con lo spazio si concretizza in un’interazione continua, dove è decisivo il ruolo attivo, costruttivo, intenzionale, progettuale, orientato da scopi e significati, che va a costituire una rassicurante leggibilità non solamente dell’ambiente ma, addirittura, della personalità di chi lo abita. Da questo punto di vista, lo spazio può così diventare un portatore di benessere, soprattutto quando nello stesso alzare lo sguardo dalla postazione di lavoro il soggetto ritrova una certa costanza nell’ambiente. Molti elementi della relazione con l’ambiente vengono ricercati costantemente e simili (se non uguali) in altri ambienti. Con la scelta organizzativa del lavoro “ibrido” tale rapporto scompare. L’esperienza di trovarsi a lavorare in un posto assegnato casualmente, o trovato perché risulta l’unico disponibile, modifica radicalmente il rapporto con lo spazio che diviene via via più estraneo a chi lo abita.

A titolo di esempio, un’esperienza che molti dei lettori avranno vissuto studiando nell’aula studio dell’università o in biblioteca riguarda l’abitudine a sedersi sempre allo stesso posto con la sensazione che non si sarebbe riuscito a studiare in un posto diverso (non una semplice sensazione, perché gli studi di psicologia ambientale dimostrano la verità di questo vissuto).

Pur in considerazione che risultano fondamentali gli obiettivi che l’azienda si sta dando, può essere utile riconvocare sempre gli stessi gruppi di lavoratori in presenza, cosicché abbiano i posti che ciascuno si è auto-assegnato.

L’aspetto comunque decisivo riguarda lo sviluppo della consapevolezza, da parte sia dell’azienda sia dei collaboratori, degli sviluppi positivi e negativi di queste scelte negli anni proprio perché, in questa fase storica caratterizzata non solo da una pandemia (Covid 19) ma anche da una guerra e una profonda crisi economica, ogni scelta va rivalutata nel tempo mettendo sempre al centro il tema del benessere.