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L’amore non esiste

Nuovo appuntamento con la rubrica Spazio Psicologico in collaborazione con l’associazione Psicologi Liberi Professionisti

di Elisa Mulone Psicologa Psicoterapeuta past President PLP

 

“L’amore non esiste” cantano Nicolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè, “esistiamo io e te”. Lo ricorda anche il Prof. Salonia in un recente convegno tenutosi a Roma dal titolo “Infant Reserch e Gestalt Therapy a confronto” con ospite Edward Tronick, Psicologo americano famoso per il suo esperimento della “Still Face”.

È in questa occasione che il Prof. Salonia ribadisce l’importanza di recuperare la grammatica delle relazioni, dell’affettività. L’amore non esiste senza l’aggettivo; l’amore è, sempre, “amore per l’altro”: amore filiale, amore fraterno, amore coniugale, per un partner. L’aggettivo conferisce un ordine. L’ordo amoris predicato da Agostino di Ippona è fondamentale e lo ha ripreso Bert Hellinger nel suo libro “Ordini dell’amore”. È diverso amare un figlio, amare un partner, un fratello, un amico. Ci sono relazioni simmetriche e relazioni asimmetriche. C’è una dimensione del prendersi cura, ad esempio, che è reciproca nel caso dell’amore fraterno o per un partner (relazioni simmetriche), ma che non deve esserlo nel caso dell’amore filiale (relazione asimmettrica), poiché l’onere della cura nel processo di crescita è del genitore e mai del figlio. È responsabilità del genitore preoccuparsi del figlio e assicurarsi che i suoi bisogni di crescita siano soddisfatti nelle varie fasi del suo ciclo vitale, ma non deve essere responsabilità del figlio preoccuparsi delle difficoltà del genitore o rispondere ai suoi bisogni. L’amore diventa disfunzionale quando se ne altera l’ordine e si ama, ad esempio, un figlio come un partner o un partner come un figlio.

Scrive Salonia: “Agostino ci ricorda che l’amore prende forma sempre e comunque nella e dalla relazione in cui è collocato (genitoriale, nuziale, fraterna e quant’altro). L’amore come ordo amoris oggi, in una società liquida, acquista una particolare valenza antropologica e terapeutica come chiave di lettura che fa chiarezza sulla struttura affettiva dei legami. Come dire che, per non diventare “liquido” e inconsistente, ogni amore deve essere dentro la propria collocazione, altrimenti è altro”.

L’intuizione di Agostino, quanto mai attuale, ci invita a declinare e inscrivere l’amore all’interno di un contesto relazionale fatto di legami tra persone nel quale vengano rispettati gli ordini per garantire una crescita sana e funzionale di tutti i membri.

Ricordiamoci, dunque, che l’amore non è mai assoluto. Esiste solo con l’aggettivo.