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L’anello debole della catena: i figli nei “processi” di separazione

Nuovo appuntamento con la rubrica Spazio Psicologico in collaborazione con l'associazione Psicologi Liberi Professionisti

di Elisa Mulone

Psicologa e psicoterapeuta

Presidente Nazionale PLP

 

I conflitti sono all’ordine del giorno, anche all’interno delle coppie.

Spesso, anche con le migliori intenzioni (almeno dal nostro punto di vista) sfociano in “soluzioni” negative. Vediamo, per tutti, una storia eloquente, che bene o male conosciamo e che può aiutarci a capire meglio il problema:

Un giorno andarono dal re due prostitute e si presentarono innanzi a lui.

Una delle due disse: “Ascoltami, signore! Io e questa donna abitiamo nella stessa casa; io ho partorito mentre essa sola era in casa.

Tre giorni dopo il mio parto, anche questa donna ha partorito; noi stiamo insieme e non c’è nessun estraneo in casa fuori di noi due.

Il figlio di questa donna è morto durante la notte, perché essa gli si era coricata sopra.

Essa si è alzata nel cuore della notte, ha preso il mio figlio dal mio fianco – la tua schiava dormiva – e se lo è messo in seno e sul mio seno ha messo il figlio morto.

Al mattino mi sono alzata per allattare mio figlio, ma ecco, era morto. L’ho osservato bene; ecco, non era il figlio che avevo partorito io”.

L’altra donna disse: “Non è vero! Mio figlio è quello vivo, il tuo è quello morto”. E quella, al contrario, diceva: “Non è vero! Quello morto è tuo figlio, il mio è quello vivo”. Discutevano così alla presenza del re. Egli disse: “Costei dice: Mio figlio è quello vivo, il tuo è quello morto e quella dice: Non è vero! Tuo figlio è quello morto e il mio è quello vivo”.

Allora il re ordinò: “Prendetemi una spada!”. Portarono una spada alla presenza del re.

Quindi il re aggiunse: “Tagliate in due il figlio vivo e datene una metà all’una e una metà all’altra”.

La madre del bimbo vivo si rivolse al re, poiché le sue viscere si erano commosse per il suo figlio, e disse: “Signore, date a lei il bambino vivo; non uccidetelo affatto!”. L’altra disse: “Non sia né mio né tuo; dividetelo in due!”. (1Re 3,16-28)

 

Mi piace riprendere questo passaggio della Bibbia che il Prof. Giovanni Salonia riporta in diverse occasioni quando parla di co-genitorialità e di conflitti nelle separazioni.

Un numero considerevole di separazioni avviene in un clima altamente conflittuale, in cui la coppia è pronta a farsi la guerra. Quanti di voi ricordano il famoso film La guerra dei Roses? Un esempio cinematografico di quanto il conflitto possa inasprirsi fino a diventare così spietato da arrivare a volere solo il male dell’altro anche a rischio del proprio benessere (e della propria vita). In quel caso, non vi erano minori coinvolti, ma pensiamo, invece, al mito di Medea, una donna che per vendetta uccide i suoi stessi figli. Si può essere genitori senza essere più coppia? Cosa non semplice, ma possibile, anche se spesso va sostenuta la consapevolezza che mettere fine al proprio rapporto di coppia non equivale a separarsi come genitori.

Seppur con dinamiche psicologiche simili, contendersi e mediare sulla casa al mare è ben diverso che contendersi e mediare sull’affidamento dei figli e sulla loro presa in cura. Se è vero che uno dei due può rivendicare la casa al mare solo perché non ce l’abbia l’altro, fare come una delle madri di fronte al Re Salomone, ovvero rivendicare la presenza di un figlio e negarla all’altro genitore, ha conseguenze ben più gravi.

Un altro aspetto molto delicato, a cui dedicheremo un ulteriore contributo, è relativo alle separazioni in quelle coppie in cui si è perpetrata violenza. In questi casi, come abbiamo già rilevato in un precedente contributo, frutto di un incontro specifico sulla violenza di genere, la normativa di riferimento non sempre segue percorsi adeguati alla tutela delle vittime.

Per questo motivo, un approccio multidisciplinare può essere largamente più funzionale e protettivo nei confronti dei minori interessati. Unire le forze, mettendo in campo le competenze delle diverse professionalità è l’unica strada percorribile per aiutare le coppie a rimanere genitori e a fare le scelte più giuste per i propri figli, dando ascolto al proprio amore viscerale. Proprio come ha fatto la prostituta davanti al Re Salomone.