PLP

Nuove prospettive di senso per il lavoro

Nuovo appuntamento con la rubrica Spazio Psicologico in collaborazione con l'associazione Psicologi Liberi Professionisti

Elisa Mulone

Psicologa e psicoterapeuta

Presidente Nazionale PLP

 

Cos’è il lavoro?

La Treccani lo definisce come: “Qualsiasi esplicazione di energia volta a un fine determinato” e altresì “l’applicazione delle facoltà fisiche e intellettuali dell’uomo rivolta direttamente e coscientemente alla produzione di un bene, di una ricchezza, o comunque a ottenere un prodotto di utilità individuale o generale” o ancora “Occupazione retribuita e considerata come mezzo di sostentamento, e quindi esercizio di un mestiere, di un’arte, di una professione”. L’art. 1 della nostra costituzione recita che “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. Quando parliamo di lavoro ci possono venire in mente diverse declinazioni di questo termine così al centro di tanti dibattiti. La Pandemia che da 2 anni stiamo attraversando ha messo in luce tante criticità legate ai tempi, ai luoghi, alle modalità e alle prospettive del lavoro. E allora cos’è il lavoro? Che senso acquista e che posto occupa nella vita di ognuno di noi?

Da un lato è un diritto, dall’altro c’è chi fatica a trovare la propria fonte di sostentamento. Per alcuni è fonte di ricchezza, per altri è pura necessità.

Qualche giorno fa leggevo un articolo sul sole24ore in cui si parlava di un fenomeno “inaspettato” che riguarda l’aumento delle dimissioni volontarie da parte della fascia d’età compresa tra i 26 e i 35 anni seguiti dalla fascia 36-45 anni. Da una ricerca promossa da Aidp, Associazione italiana per la direzione del personale, emerge che tra le motivazioni addotte, il 25% del campione indagato dichiara di essere alla ricerca di un nuovo senso di vita e il 20% attribuisce la scelta ad un clima di lavoro negativo. Sembra che la Pandemia abbia messo in discussione la precedente visione del lavoro e del proprio investimento in esso, rivalutando la qualità delle relazioni e del clima lavorativo, nonché il tempo impiegato per la propria vita personale e il rispetto dei propri valori in ordine di priorità. Questi anni sono stati connaturati da cambiamenti repentini e continue incertezze, personali e lavorative, portandoci in molti casi a ridefinire le priorità.

Se il tempo e le relazioni acquistano valore, allora il lavoro necessità di una nuova acquisizione di senso.

Forse il lavoro può acquisire una connotazione socialmente utile, nella misura in cui come credeva Accursio Miraglia, sindacalista, imprenditore, uomo di cultura e di grande umanità, morto per mano della mafia, il cui assassinio ispirò Leonardo Sciascia per il suo “Il giorno della civetta”, non si lavora solo per il profitto ma a beneficio della comunità.

Fiera del mio lavoro attraverso cui produco servizi e non beni di consumo, sicuramente necessari, ma spesso superflui nell’era del consumismo, credo sia indispensabile mettere in atto tutte le forze necessarie affinché si lavori per vivere e non il contrario.