PLP

Perché parliamo?

Nuovo appuntamento con la rubrica Spazio Psicologico in collaborazione con l'associazione Psicologi Liberi Professionisti

Antonio Zuliani
Psicologo psicoterapeuta, membro del CEN PLP

In fondo anche i nostri animali, miagolando o abbaiando, si fanno capire e allora perché noi abbiamo bisogno di parlare? Parliamo perché abbiamo capito che è il modo migliore per realizzare i nostri scopi: cominciamo col vederne tre.

Definire noi stessi.

Le lingue usate, e ancor di più le espressioni dialettali, definiscono l’appartenenza a una certa comunità. Costruiscono un ponte tra le persone che in esse si riconoscono. Possono provocare sentimenti di estraneità con gli altri.

Descrivere il mondo.

Funzione essenziale che troviamo ad esempio nella Genesi, dove si racconta che Dio, dopo aver creato le terra, vi condusse l’uomo perché desse un nome a tutte le cose e agli animali che la popolavano. Il nome definisce l’identità. Ecco perché togliere il nome a una persona, sostituendolo con un numero o con l’appartenenza a una categoria è una delle più grandi violenze che possiamo farle.

Le parole sono importanti. Due esempi diversi tra loro, ma significativi. In Inghilterra ci sono 15 parole per descrivere la pioggia, perché si tratta di un’esperienza così presente da dover essere descritta nei suoi dettagli. Secondo esempio, chiamare “invasione” il fenomeno dell’immigrazione significa dargli un connotato fortemente negativo. La parola invasione (secondo lo Zingarelli) significa “penetrazione, avanzata violenta in un territorio altrui”. Con la parola “invasione” andiamo a prefigurare un quadro mentale di pericolo, di necessità di difesa anche armata. Ben lontana da quello che l’arrivo dei migranti determina.

Comunicare con gli altri.

Questa è la funzione che forse sta subendo i più grandi cambiamenti. In pochi anni siamo passati da una comunicazione limitata a poche persone, legate alla famiglia e al ristretto mondo lavorativo, a una comunicazione globale. Questa ci mette in contatto con persone che conosciamo solo attraverso i limitati strumenti dei social. Possono pensarla come noi, ma che possono anche irrompere nella nostra vita con visioni del mondo diverse dalle nostre. Non solo, la parola affidata al mondo della rete assume un’importanza ancora maggiore. Perché può essere fraintesa, perché chi la legge può essere lontano dal nostro mondo culturale, dal nostro modo di vedere le cose. E ancor di più perché la parola scritta avulsa dal contesto e dal tono di voce con il quale viene pronunciata quando si parla, può cambiare radicalmente di significato.

Parlare, comunicare, non è una cosa facile. Anche se, facendolo, da sempre ne sottovalutiamo le difficoltà. Ma il linguaggio ha anche la funzione di comunicare, di suggerire azioni. E su questo torneremo in seguito.