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Sexting: quando la condivisione diventa violazione

Nuovo appuntamento con la rubrica Spazio Psicologico in collaborazione con l'associazione Psicologi Liberi Professionisti

Elisa Mulone 

Psicologa e psicoterapeuta

Presidente Nazionale PLP

 

L’8 febbraio si è celebrato il Safer internet day, giornata mondiale per la sicurezza in Rete, istituita e promossa dalla Commissione Europea. Approfittando della ricorrenza, per promuovere un uso consapevole della rete tra i più giovani, ma non solo, e aiutare i genitori a conoscere alcune trappole in cui possono cadere i propri figli, oggi parliamo di Sexting.

Il termine nasce dall’unione tra le parole sexual e texting e si riferisce all’invio di immagini, video e messaggi a contenuto sessuale, attraverso dispositivi digitali, smartphone o PC.

Dalle statistiche emerge che 2 adolescenti su 5 lo fanno, più frequentemente nella fascia 12-14 anni, spesso sottovalutandone i rischi, attratti dalla curiosità tipica dell’adolescenza di esplorare, sperimentare e trasgredire. Come recita lo slogan della campagna di sensibilizzazione della Cooperativa sociale Pepita Onlus: “Se condividi non è più tuo”. Questo vale per qualsiasi tipo di contenuto, compresi scatti, selfie e video in cui ci si espone nella propria intimità.

Spesso i social e le chat vengono percepiti come luoghi di scambio privati e, pertanto, con naturalezza si condivide di tutto, non tenendo conto che, in pochi istanti, i contenuti condivisi possono “diventare virali”. La rete non dimentica e immagini e contenuti condivisi permangono in rete anche a distanza di anni, rendendo indelebile un comportamento o un atteggiamento che in tempi passati sarebbe finito presto nel dimenticatoio.

Per ragazzi e ragazze la condivisione di stralci della propria intimità risponde al bisogno di approvazione e di accettazione tra i pari e al bisogno di scoperta del proprio corpo e dei primi approcci alla sessualità.

Su questa e altre tematiche il Telefono azzurro propone un’ampia trattazione con consigli pratici e indicazioni normative rivolte ai genitori per proteggere i propri figli e intervenire in caso siano vittime delle conseguenze del sexting. Molti di queste indicazioni sono valide anche per gli adulti che non sempre hanno cura della propria immagine e ancor meno conoscono i rischi legati all’uso della rete. Sono noti a tutti i fenomeni di revenge porn per i quali l’art. 10 della legge 19 luglio 2019, n. 69, inserisce nel codice penale l’art. 612-ter: il cd. delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti.

Nel caso in cui, i propri figli o persone vicine, siano stati coinvolti in un caso di sexting, seppur nel disagio e nell’imbarazzo che la situazione comporta, è importante contenere gli effetti agendo tempestivamente: fare uno screenshot della conversazione senza divulgare ulteriormente il materiale, intimare alla persona di cancellare il materiale, contattare l’Autorità giudiziaria.

Le conseguenze del sexting possono essere particolarmente invasive con ripercussioni sull’autostima, sulle relazioni sociali, sulla reputazione, sul rendimento scolastico ecc.

Per quanto riguarda bambini e adolescenti vale sempre la strada del dialogo. È importante in famiglia affrontare argomenti di ogni tipo per fornire informazioni e indicazioni che altrimenti vengono reperite altrove e possono creare confusione e distorsioni. Ricordiamoci che i genitori non devono essere amici (per quello ci sono i pari), ma figure di riferimento autorevoli a cui potersi affidare in qualunque situazione.