PLP

Siamo tutti un po’ Psicologi…dello Sport?

Nuovo appuntamento con la rubrica Spazio Psicologico in collaborazione con l'associazione Psicologi Liberi Professionisti

di Rocco Chizzoniti

Psicologo-psicoterapeuta, membro del CEN PLP

 

Dall’inizio delle Olimpiadi un po’ tutti ci siamo appassionati alla varie gare che si sono susseguite a Tokyo.

Molte emozioni e molte sorprese hanno scandito questa nuova competizione internazionale.

L’Italia ha ottenuto grossi successi inaspettati, in atletica leggera, così come alcune delusioni, vedi la scherma.

Tuttavia un elemento comune a tutti i paesi è balzato alle cronache mondiali: l’importanza del benessere psicologico dell’atleta.

Il tabu, forse più italiano in realtà, si è rotto dopo che la ginnasta statunitense Simone Biles si è ritirata in un primo momento, rientrando poco dopo fino a vincere il bronzo, riferendo tra l’altro che “non esiste medaglia al mondo più importante della mia salute”.

Ha parlato infatti di alcuni “demoni” personali da combattere, ovviamente in senso psicologico e quindi in termini di pressione e stress.

La Psicologia dello Sport si occupa proprio di questi fattori, ossia di aiutare l’atleta a mantenere la dovuta concentrazione, raggiungere gli obiettivi e potenziare la propria performance, proteggendolo da ogni carico di tensione fisiologica, insegnando anche a sfruttarla al meglio laddove possibile.

Una disciplina che lavora a stretto contatto con lo sportivo, calandosi nel suo contesto di allenamento.

La componente psicologica fa spesso, se non sempre, la differenza all’interno di ogni gara agonistica ed è per questo che andrebbe debitamente seguita da professionisti del campo, quali gli Psicologi dello Sport, che sanno riconoscere piccoli e grandi problemi per quanto concerne la salute mentale dell’atleta.

C’è ancora poca attenzione alla dimensione psicologica degli sportivi e quest’ultimi sono sprovvisti di strumenti adeguati per far fronte a tensioni e ostacoli che inevitabilmente possono presentarsi nel proprio percorso.

Esistono varie figure che nel corso degli anni hanno cercato comunque di sopperire a detta mancanza, dai mental ai life coach ecc., che hanno dato un contributo alle prestazioni sportive a partire proprio dalle conoscenze e dagli strumenti in mano agli Psicologi, complice una società chiusa che tende a sottovalutare l’aspetto cruciale del rapporto mente-corpo, conferendo piccoli spiragli a chi ha saputo cogliere l’opportunità.

Forse oggi finalmente le potenzialità interne alla mente sono state in qualche modo sdoganate dal coraggio di Biles (e di altri che via via stanno affrontando l’argomento a testa alta), ponendo la giusta attenzione e stimolando il mondo dello sport ad impiegare professionisti della salute mentale per sostenere in modo completo e produttivo le capacità inespresse di ognuno di noi, in scienza e coscienza.