Le qualifiche passano dalla carta professionale

La conferenza di Eurocadres lancia l’allarme sui ritardi nella mobilita’ delle professioni Il 18 e 19 gennaio il Desk europeo di Confprofessioni ha partecipato alla conferenza organizzata da Eurocadres sul riconoscimento delle qualifiche professionali in Europa. Dal lavoro e dai seminari nazionali organizzati a Bruxelles, Parigi, Madrid e Zagabria è emerso che vi è una
La conferenza di Eurocadres lancia l’allarme sui ritardi nella mobilita’ delle professioni

Il 18 e 19 gennaio il Desk europeo di Confprofessioni ha partecipato alla conferenza organizzata da Eurocadres sul riconoscimento delle qualifiche professionali in Europa. Dal lavoro e dai seminari nazionali organizzati a Bruxelles, Parigi, Madrid e Zagabria è emerso che vi è una profonda differenza tra la mobilità nel settore privato e quella nel settore delle professioni regolamentate. Su quest’ultimo fronte, allarmanti sono i ritardi nella mobilità, sia geografica che professionale (la facilità di cambiare professione). In tale contesto, la carta professionale europea può contribuire a colmare il gap esistente e consentire così, oltre che la realizzazione della libera circolazione delle persone, anche il riconoscimento delle stesse qualifiche professionali.

L’occasione dell’incontro è stata la presentazione degli esiti del progetto avviato lo scorso giugno in partnership con il Ceplis sulla carta professionale europea. I rappresentanti nazionali e del mondo professionale interrogati sull’argomento hanno, quasi all’unanimità, espresso il loro apprezzamento per la creazione di una carta professionale di nuova generazione, ovvero di una carta in grado di contenere o rimandare ad una serie di informazioni, che vanno dai dati personali, al curriculum accademico e professionale per finire con i dati riguardanti l’apprendimento informale e le varie esperienze.
Da più parti si sono levati segnali di fiducia verso la carta professionale, in quanto strumento idoneo a garantire anche il riconoscimento delle qualifiche professionali, riconoscimento che però potrà essere effettivo soltanto quando le associazioni imprenditoriali ed i datori di lavoro dei diversi Stati membri faranno passi effettivi in tal senso.
Il Direttore generale del Ceplis, Theodoros Koutroubas, ha condiviso con i partecipanti quanto emerso dal primo incontro del Gruppo di Esperti sulle carte professionali organizzato dalla Commissione europea lo scorso 10 gennaio. Nonostante sempre più confederazioni si dicano pronte e favorevoli ad una carta europea, il coro dei no continua ad essere consistente; oltre ad alcune associazioni (farmacisti e veterinari) che si dicono titubanti, allarmante è il segnale che giunge dai professionisti del Regno Unito e dei Paesi nordici, riluttanti all’idea della carta, in quanto la ritengono un’ingerenza nella loro privacy.

Sullo fondo rimangono alcune questioni cruciali, come chi dovrà affrontare i costi, la lingua che si userà o il tipo di carta.
La questione delle carte professionali va riportata all’interno del più generale processo di riforma della direttiva del 2005 sul riconoscimento delle qualifiche professionali. L’intervento del capo unità della Direzione generale Mercato interno della Commissione europea, il tedesco Jurgen Tiedje, ha spiegato che l’obiettivo dichiarato della riforma è la semplificazione della direttiva, concentrandosi quindi su alcune disposizioni chiave (punti di contatto, codici di condotta, misure compensative, facilitazione della mobilità tra Paesi cd. regolamentati e Paesi non, promozione della mobilità di neolaureati non ancora in possesso delle qualifiche necessarie per esercitare la professione). Sotto esame è anche la disposizione riguardante le piattaforme comuni, che com’è ben noto non hanno trovato applicazione; si parla quindi di un loro probabile abbandono a favore di un cd. 28° regime. Infine, si prevede una revisione anche del concetto di riconoscimento automatico.
Nel suo intervento conclusivo il presidente di Eurocadres, Carlo Parietti, ha voluto sottolineare che essendo la riforma della direttiva un processo piuttosto lungo, sarà bene continuare a lavorare sulla direttiva in vigore ed allo stesso tempo iniziare un dibattito interno in ogni Stato membro che coinvolga tutte le parti interessate: la direttiva sul riconoscimento professionale ha profonde conseguenze sociali e per questo è necessario un vero dialogo sociale.
 

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