Nuove competenze e nuove professioni. L’UE apre l’Agenda

La Commissione e il Parlamento europeo elaborano nuove proposte per raggiungere un tasso di occupazione del 75% entro il 2020 Nelle ultime settimane Commissione e Parlamento europeo hanno dedicato ampio spazio all’Agenda della nuove competenze e professioni, una delle principali politiche messe in atto dall’UE attraverso la strategia Europa 2020. Prima il Parlamento con un’audizione
La Commissione e il Parlamento europeo elaborano nuove proposte per raggiungere un tasso di occupazione del 75% entro il 2020

Nelle ultime settimane Commissione e Parlamento europeo hanno dedicato ampio spazio all’Agenda della nuove competenze e professioni, una delle principali politiche messe in atto dall’UE attraverso la strategia Europa 2020. Prima il Parlamento con un’audizione pubblica e poi la Commissione con una conferenza internazionale hanno chiamato a raccolta tutte le parti coinvolte nelle politiche per l’occupazione e la formazione, per riflettere insieme sulle sfide che il mercato del lavoro presenta e per analizzare eventuali proposte utili a raggiungere l’obiettivo del 75% di occupazione della popolazione attiva entro il 2020.

Tra i punti principali oggetto di discussione, il pacchetto flessibilità-sicurezza (cd. flexsicurity). Fermamente convinta dell’importanza di tale strumento per il raggiungimento della piena occupazione è l’associazione europea degli imprenditori, mentre più scettici sono i sindacati, per i quali la flexsicurity non ha raggiunto gli obiettivi che si era proposta. Sempre dal fronte dei sindacati sono emerse le critiche più forti nei confronti delle politiche europee per l’occupazione, colpevoli di non essersi adeguate al diverso scenario economico configuratosi dopo la crisi economica, che ha determinato conseguenze significative nel mercato del lavoro europeo. Per i sindacati i posti di lavoro sono decresciuti e sono aumentati i lavori precari e sotto pagati, oltre al progressivo peggioramento delle competenze dei lavoratori a causa della diminuzione degli investimenti in formazione. A tal proposito, le richieste dei sindacati sono molto chiare: per avere un mercato del lavoro maggiormente regolato ed inclusivo, in grado di offrire ai cittadini europei opportunità di lavoro di qualità, stabili ed in linea con le competenze acquisite, occorre consentire pari accesso a educazione e formazione, supportare azioni di formazione continua, riconoscere e validare la formazione formale ed informale, incrementare il dialogo sociale e rendere disponibili maggiori finanziamenti. Inoltre, secondo gli esperti, per poter affrontare al meglio le sfide future e raccogliere le opportunità che verranno, occorre apportare dei cambiamenti significativi al mercato del lavoro, rafforzando le competenze di cui l’UE ha bisogno; l’obiettivo è raggiungere un maggiore equilibrio tra competenze esistenti e competenze richieste. Soltanto attraverso un forte impegno delle parti sociali e un accordo sull’agenda sarà possibile creare quel circolo virtuoso tra offerta e domanda, creando così un cambiamento sostenibile nel comportamento di datori e lavoratori. L’Unione Europea, infine, sottolinea l’importanza di preservare a livello europeo e nazionale gli investimenti in istruzione e formazione professionale in quanto leve per la ripresa economica.

 

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