Per una memoria del tempo presente

La rubrica Progetto Spazio Psicologico a cura di PLP di Antonio Zuliani  psicologo psicoterapeuta membro del CEN dell’Associazione Psicologi Liberi Professionisti   Che cosa ricorderemo, tra alcuni anni, di quanto stiamo vivendo in questo tempo di pandemia? Questo dipenderà anche dalla memoria collettiva che elaboreremo in merito.   La memoria collettiva La memoria collettiva è
La rubrica Progetto Spazio Psicologico a cura di PLP

di Antonio Zuliani 

psicologo psicoterapeuta

membro del CEN dell’Associazione Psicologi Liberi Professionisti

 

Che cosa ricorderemo, tra alcuni anni, di quanto stiamo vivendo in questo tempo di pandemia? Questo dipenderà anche dalla memoria collettiva che elaboreremo in merito.

 

La memoria collettiva

La memoria collettiva è il modo in cui ricordiamo noi stessi come parte di un gruppo costitutivo della nostra identità. In sostanza ogni gruppo, dal piccolo club ai membri di una nazione inserisce gli avvenimenti che stanno vivendo all’interno di una narrazione atta a rafforzare il senso di Sé che il gruppo stesso condivide al suo interno.

Si tratta di una narrazione che è la somma di tante narrazioni individuali che hanno loro stesse la funzione di fornire un ordine agli eventi accaduti, ai pensieri loro connessi e alle emozioni che hanno suscitato.

Un esempio di questa narrazione la ritroviamo in un film famoso: Blade Runner. Quando il replicante Roy Batty, prima di morire, parla dei bastioni di Orione e delle porte di Tannhäuser, dà un senso del tutto particolare a quelle immagini di guerra: un senso profondamente umano.

 

Memoria collettiva e coronavirus

Da questo punto di vista viene da chiederci quale narrazione stiamo costruendo rispetto alla pandemia da Sars-Cov-2 e come possiamo favorire questo processo. Un’attenzione a carattere psicosociale di decisiva importanza nella misura in cui, proprio per la sua invisibilità e per le sue manifestazioni, il virus diviene un “personaggio” ideale per catalizzare attorno a sé la memoria collettiva.

Una spinta positiva in questa direzione è rappresentata dalla possibilità di elaborare e condividere tutte le memorie personali. Memorie che non possono essere affidate all’idea di recuperare successivamente quanto si sta vivendo. Questo perché il tempo e le interferenze tra tanti eventi rischiano di contaminare e modificare il senso di ogni singola situazione vissuta.

Se questo limite può essere affrontato dal singolo tenendo una sorta di diario di quanto vissuto, si tratta di una soluzione con poche possibilità di condivisione. Invece, occorre offrire delle autentiche occasioni per scambiarci non solo informazioni (e quante ce ne stiamo scambiando in questa fase di pandemia), ma anche per esplorare emozioni. Perché quest’ultime sono fondamentali per costruire e rafforzare le identità sia individuali sia sociali.

In questa direzione le possibilità messe a disposizione dai moderni mezzi di comunicazione informativi sono molte: usiamole!