Giornata vittime Covid, FIMMG: «Anniversario carico di dolore, ma anche speranza»

Il presidente Silvestro Scotti: «Nonostante il prezzo altissimo la medicina generale è stata ancora di salvezza per centinaia di migliaia di cittadini».

«Per i medici di medicina generale il 18 marzo è una data carica di significato, di dolore, ma oggi anche di speranza. Il nostro pensiero va ai tantissimi pazienti che hanno lottato, ma non ce l’anno fatta. Ma anche ai colleghi che sono stati in prima linea e da medici di famiglia, dopo aver dato tutto, sono divenuti anch’essi pazienti ai quali, purtroppo, abbiamo dovuto dire addio». Le parole sono quelle di Silvestro Scotti, segretario generale della Fimmg, in occasione della Giornata nazionale in ricordo delle vittime del Covid.

«Il 18 marzo 2020 gli occhi dell’Italia intera furono aperti dall’immagine di decine e decine di mezzi militari che trasportavano via da Bergamo i feretri di centinaia di persone falcidiate dal virus. Le nostre anime, come medici di medicina generale, erano purtroppo già state scosse da quel dolore», ricorda Scotti. «In quei mesi sembrava non esserci una via d’uscita, tutti noi cercavamo di fare il possibile e l’impossibile per rispondere alle centinaia, migliaia, di richieste di aiuto. Senza neanche la possibilità di metabolizzare il dolore per le moltissime perdite e nella consapevolezza che per molti, quella disponibilità, l’imperativo morale di rispettare il giuramento di Ippocrate, sarebbe costato un prezzo altissimo».

Oggi, grazie ai vaccini, i decessi sono infinitamente meno; ma resta la consapevolezza della medicina generale di essere il baluardo al quale è ancorato il diritto alla salute di milioni di italiani. Ed è sempre il segretario generale di Fimmg a ricordare l’impegno dei medici di medicina generale sui quali ricade l’assistenza sanitaria per l’enorme numero di casi, arrivati ormai a quota 13 milioni. «Pazienti ai quali – dice Scotti – bisogna sempre poter garantire cure di prossimità, nel rispetto delle fragilità e della complessità che necessariamente si lega a molte situazioni di cronicità, soprattutto adesso che dobbiamo e che avremo nuovi presidi terapeutici che vanno sempre di più liberati alla responsabilità del medico rispetto a quella della burocrazia amministrativa».