VI Giornata Mondiale sui Disturbi del Comportamento Alimentare

La rubrica Progetto Spazio Psicologico a cura di PLP

Rosalba Contentezza
Psicologa e psicoterapeuta
Presidente PLP Sicilia

 

Un comportamento apparentemente piccolo, istintivo e naturale, ha profonde radici fisiologiche e relazionali: nutrirsi è una azione connaturata degli esseri viventi, serve a sopravvivere. La prima relazione umana, alla nascita, è basata sulla nutrizione e sulle modalità con cui viene data. Ogni cultura ha un proprio codice alimentare e l’esperienza di ciascuno è costellata di ricordi emotivi legati al cibo e alla sua somministrazione.

Nutrirsi è anche un atto profondamente simbolico e relazionale che veicola molteplici significati importanti ed emozionali, che a loro volta riattivano l’assetto fisiologico.

Mente e corpo sono un tutt’uno che con un Disturbo Alimentare “va in tilt”.

Si attivano pensieri difficili da sostenere che invadono e pervadono l’esistenza ed ogni aspetto della propria vita. Un Disturbo Alimentare è questo e tanto altro. Il contesto in cui tutto questo si attiva ha una ricaduta importantissima e le circostanze attuali di certo non sono di aiuto data la grande attivazione emotiva che con sé portano.

Prendersi cura del disturbo alimentare significa prendersi cura di sé stessi cominciando proprio da ciò che addolora, fa soffrire e infastidisce.

Affrontare questo percorso corrisponde ad affrontare una difficoltà articolata che investe i diversi sistemi di funzionamento della nostra vita, scontrandosi con una complessità di meccanismi che si intrecciano e spesso diventano indistinguibili nel loro ordito, rendendoci difficile venirne a capo.

È un percorso che prevede impegno, difficoltà e sforzo, che non dà tregua e che comporta un dispendio energetico importante.

Ecco perché il 2 giugno 2021 si celebra la VI Giornata Mondiale sui Disturbi del Comportamento Alimentare (World Eating Disorders Action Day). Questa giornata è promossa per aiutare medici, psichiatri, psicologi, nutrizionisti, ricercatori accademici, studenti ed esperti a connettersi e collaborare, tenendosi aggiornati sui recenti sviluppi nella ricerca su tali disturbi (http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4841). Pensare però che questa attenzione sia di diretto interesse solo per gli specialisti del settore sarebbe un grave errore, lo stesso che ci induce a non considerare l’impatto che hanno le problematiche psicologiche sul benessere della comunità intera, in termini di relazioni, affetti ed impatto economico.

Iniziare a considerare il benessere psicologico qualcosa che ci riguarda TUTTI da vicino è il primo passo per diventare comunità, per cancellare una cultura perfezionista che annienta la ricchezza della diversità e promuove una uniformazione a standard di esistenza e di performance impossibili, dai quali tutta l’umanità viene tagliata fuori e che contribuisce ad alimentare il senso di inadeguatezza che danneggia il prezioso sentimento dell’autostima.

I disturbi alimentari NON sono un capriccio di persone viziate ed instabili, sono uno dei molteplici modi che molte persone inconsapevolmente attuano per cercare di dare spazio alle proprie più intime e dolorose emozioni, che altrimenti non trovano spazio e modo. Sono una ferita che riguarda tutti noi.

E giornate come quelle di oggi, servono a ricordarcelo.