ACCESSO ALLA PROFESSIONE, SOTTO ACCUSA IL NUMERO CHIUSO

L’Antitrust critica la programmazione universitaria L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) torna sul tema dell’accesso alle professioni e a criticare il numero chiuso, perché può determinare “ingiustificate limitazioni all’accesso all’esercizio di una professione, con la conseguente limitazione della concorrenza tra professionisti”. Sotto accusa i criteri per la programmazione universitaria in odontoiatria, in un
L’Antitrust critica la programmazione universitaria

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) torna sul tema dell’accesso alle professioni e a criticare il numero chiuso, perché può determinare “ingiustificate limitazioni all’accesso all’esercizio di una professione, con la conseguente limitazione della concorrenza tra professionisti”.

Sotto accusa i criteri per la programmazione universitaria in odontoiatria, in un parere consultivo reso dal Garante Antonio Catricalà in questi giorni. La conclusione è che il metodo previsto dalla vigente legislazione andrebbe riformato.

Ad oggi, la determinazione del numero chiuso spetta al Ministero dell’Università, con l’intervento del Ministero della salute che definisce il fabbisogno di professionalità sulla base della situazione occupazionale del Servizio Sanitario Nazionale. Le rilevazioni del MIUR e le valutazioni del Ministero della salute sono poi discusse nell’ambito di un Tavolo Tecnico, a cui partecipano anche la Conferenza Stato- Regioni, le Regioni, il Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario, i Presidenti delle conferenze dei presidi delle facoltà di medicina e chirurgia e di medicina veterinaria, l’Osservatorio delle professioni sanitarie, la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri e gli ordini coinvolti.

Per l’Antitrust questo meccanismo non funziona: “il fatto di basarsi sul fabbisogno del Ssn “comporta una artificiosa predeterminazione del numero dei potenziali professionisti e determina, dal punto di vista economico, un ingiustificato irrigidimento dell’offerta di prestazioni odontoiatriche, con l’effetto di restringere artificiosamente il numero dei potenziali professionisti ed innalzare il prezzo delle relative prestazioni”.

La prospettiva antitrust, si legge nel parere, “impone, quindi, un ripensamento sulla modalità di determinazione del numero dei posti universitari disponibili”.

Questo il metodo proposto dall’Agcm:

– nella determinazione annuale dei posti disponibili dovrebbe essere tenuta in considerazione
esclusivamente l’offerta formativa proveniente dalle università e non anche il fabbisogno di
professionalità del sistema sociale e produttivo;
– dovrebbero essere abbandonati i processi di contrazione del numero di posti universitari
disponibili e dovrebbe essere assicurato il massimo ampliamento possibile dei posti universitari
disponibili;
– dovrebbe essere prevista la presenza dei rappresentati delle professioni nell’ambito del procedura amministrativa esclusivamente in quanto espressione di tematiche medico-scientifiche;
– dovrebbe essere limitata la valenza del sistema concertativo svolto nell’ambito del Tavolo
Tecnico, oltre che reso trasparente il relativo processo decisionale.

 

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