Decreto “Aiuti-quater”, Confprofessioni: Estendere ai liberi professionisti le misure di sostegno

La Confederazione davanti alla Commissione Bilancio del Senato nel corso dell’odierna audizione: «Incomprensibile ed ingiustificata la scelta di riservare alle sole attività di impresa il credito d’imposta per le spese energetiche e l’innalzamento dell’esenzione dei fringe benefits. Le nuove modifiche sui bonus edilizi presentano difficoltà interpretative che possono dar luogo a contenziosi»

«La crisi degli approvvigionamenti e dei costi delle risorse energetiche colpisce la società e l’economia italiana in un momento di particolare fragilità, mettendo a repentaglio l’incerta ripresa post-pandemica. È pertanto pienamente condivisibile la scelta del Governo di destinare a famiglie e imprese la massima parte delle risorse finanziarie disponibili nella manovra di bilancio. Tuttavia, dalla platea dei beneficiari delle misure di sostegno vengono, ancora una volta, esclusi i liberi professionisti. Ci troviamo di fronte all’ormai generalizzato fenomeno della indebita discriminazione della categoria rispetto al trattamento riservato alle piccole e medie imprese, sebbene, la disciplina europea abbia sancito in modo stentoreo l’equiparazione generale tra attività di lavoro autonomo, incluse quelle libero-professionali, e le attività di impresa». A denunciarlo è Confprofessioni davanti alla 5ª Commissione Bilancio del Senato nel corso dell’odierna audizione sul decreto “Aiuti-quater” recante “Misure urgenti di sostegno nel settore energetico e di finanza pubblica”.

Sono tre gli aspetti del decreto che registrano l’insoddisfazione di Confprofessioni: il credito d’imposta per le spese energetiche, l’innalzamento dell’esenzione dei fringe benefits aziendali, le modifiche in tema di superbonus.

Credito d’imposta per le spese energetiche. L’art. 1 del decreto rinnova il credito d’imposta a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti dalle imprese per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale, estendendoli al mese di dicembre 2022. «Un intervento corretto», sottolinea Confprofessioni, «è però incomprensibile ed ingiustificata la scelta di riservare tale beneficio alle sole attività di impresa in senso stretto, ovvero ai soggetti titolari di reddito di impresa». «Molte attività libero-professionali presentano un grado di esposizione al rischio derivante dall’impennata dei costi dell’energia non inferiore a quella di altre attività economiche: basti pensare ad uno studio medico, odontoiatrico o veterinario, o a studi di ingegneria e di architettura, dove le spese per l’alimentazione di apparecchiature molto sofisticate rappresentano un costo ad alto impatto per il professionista», spiega Confprofessioni, «ma lo stesso può dirsi per quegli studi professionali che hanno dovuto dotarsi di server sofisticati e apparecchiature informatiche per la gestione di una mole sempre più abbondante di dati e processi telematici».

Innalzamento dell’esenzione dei fringe benefits aziendali. Per fronteggiare il caro energia e sostenere il potere di acquisto dei lavoratori dipendenti, l’art. 3, comma 10, del decreto innalza a 3.000 euro la soglia dei fringe benefits detassati e decontribuiti per l’anno 2022. «L’intento della norma, che prosegue nel solco già tracciato dal precedente Governo nel decreto Aiuti-bis, non può che essere accolto positivamente, in quanto punta ad elevare il potere di acquisto degli stipendi dei lavoratori attraverso il rimborso anche delle utenze (acqua, luce, gas), tuttavia, esclude da ogni sostegno i lavoratori autonomi liberi professionisti, creando un’ingiustificabile disparità di trattamento», afferma la Confederazione. «Senza considerare che il brevissimo lasso temporale (31 dicembre 2022) entro cui deve essere fruito il beneficio non permette una adeguata programmazione finanziaria per il datore di lavoro».

Modifiche alla disciplina dei bonus edilizi. «Siamo arrivati al ventiduesimo intervento di modifica e correzione delle misure su superbonus, bonus edilizi e cessione dei crediti edilizi in meno di tre anni», denuncia la Confederazione. «Un disordine normativo senza precedenti, che costringe imprese, professionisti e contribuenti “a navigare a vista” tra scadenze modificate di continuo, interpretazioni controverse, e complessità crescenti». L’art. 9 del decreto introduce infatti nuove condizioni affinché gli edifici condominiali possano mantenere la detrazione al 110%. «Riteniamo che le nuove condizioni presentino difficoltà interpretative, e che in mancanza di un chiarimento possano dare luogo a svariati contenziosi. Con l’introduzione di queste nuove limitazioni vengono liquidati in pochi giorni progetti di estrema complessità tecnica», spiega Confprofessioni. «Si rischia di compromettere in maniera significativa il processo di rigenerazione urbana e territoriale sino a questo momento avviato e, più in generale, di disperdere i risultati conseguiti in termini di rilancio del settore edile e dell’intera economia del Paese».

Infine, in merito ai crediti derivanti dalle comunicazioni di cessione o di sconto in fattura inviate all’Agenzia delle Entrate che potranno essere fruiti in dieci rate annuali, Confprofessioni evidenzia come, a fronte di questa rateizzazione, vi sia il rischio che le banche, o più in generale i soggetti che acquistano tali crediti, possano applicare delle commissioni molto elevate a danno delle imprese e dei contribuenti. Secondo la Confederazione, sarebbe dunque opportuno fissare un tetto massimo alle commissioni per l’acquisto del credito, al fine di tutelare i cedenti.

Leggi il testo integrale dell’audizione.