La cultura non può essere un obiettivo della guerra

L’invasione russa minaccia anche il patrimonio storico e artistico dell’Ucraina. Molti musei e monumenti sono stati rasi al suolo e la comunità artistica internazionale teme il peggio e invoca l’intervento dei “caschi blu della cultura” dell’Onu. Parla il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini

di Giovanni Francavilla (da il Libero Professionista Reloaded #2 – marzo 2022)

 

La basilica di Santa Sofia, con le sue cupole in oro e verde, gli edifici monastici e la laura di Kievo Pechersk, monumento millenario di Kiev, dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’Unesco dal 1990, rischia di soccombere sotto i bombardamenti degli aerei russi. Una minaccia reale che, come ha denunciato l’ambasciata ucraina presso la Santa Sede, se si avverasse, priverebbe il mondo di uno dei suoi più preziosi tesori.

Oltre a mietere vittime e orrore, l’invasione russa colpisce indiscriminatamente i simboli della storia e della cultura del suo popolo ucraino, trascinandosi dietro le macerie di università e musei dei centri storici delle grandi città. Il memoriale dell’Olocausto di Babyn Yar e del Museo di Storia Locale di Ivankiv, sono stati rasi al suolo nella notte tra il 27 e il 28 febbraio e i raid russi hanno distrutto l’Università e l’Accademia di Cultura di Kharkiv. Il Museo della Libertà di Kiev come pure il Museo Nazionale di Storia dell’Ucraina di Kiev si sono visti costretti a nascondere le loro collezioni in bunker per sottrarle alla furia devastatrice di Mosca.
La comunità artistica internazionale teme altri attacchi su centinaia di monumenti, musei e siti archeologici da Odessa a Poltava, da Chernnihiv a Kamyanets-Podilskyi, mentre sta prendendo sempre più quota l’ipotesi di un intervento dei caschi blu della cultura dell’Onu per proteggere Leopoli, sito Unesco dell’Onu e altre città ucraine.

Nel 2016 il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, presentò al Palazzo di Vetro a New York la task force “Unite4Heritage”, specializzata nella tutela del patrimonio culturale per far fronte alle minacce nelle aree di crisi. E il G20 della Cultura di Roma del luglio scorso ha riconosciuto anche sul piano internazionale il ruolo fondamentale della cultura come elemento di peace-keeping.

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