Caro-asilo, negli studi impatto ridotto

L’Istat denuncia una flessione degli iscritti alle scuole dell’infanzia nido. E Cadiprof copre una quota per la frequenza al nido. In aumento le domande Probabilmente è l’ennesimo effetto della grande crisi o forse siamo di fronte a un’inversione di tendenza sociale che potrebbe modificare il rapporto tra scuola, lavoro e famiglia. Comunque sia, i grandi
L’Istat denuncia una flessione degli iscritti alle scuole dell’infanzia nido. E Cadiprof copre una quota per la frequenza al nido. In aumento le domande

Probabilmente è l’ennesimo effetto della grande crisi o forse siamo di fronte a un’inversione di tendenza sociale che potrebbe modificare il rapporto tra scuola, lavoro e famiglia. Comunque sia, i grandi giornali l’hanno già battezzato come “l’anno della grande fuga”. Per la prima volta da dieci anni, infatti, cala il numero di bambini iscritti a un asilo nido, nonostante il costante aumento della spesa impegnata dai comuni e dalle famiglie per gli asili. Tra le pieghe dell’ultimo rapporto su “L’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia”, l’Istat segnala che “per la prima volta dal 2004, si assiste ad un calo, anche se molto lieve (-0,04%), del numero di bambini iscritti agli asili nido comunali o sovvenzionati dai Comuni”. Dietro la prosa scientifica dell’Istituto di statistica si nascondono quasi 9 mila bambini tra zero e tre anni che restano a casa, con buona pace delle politiche di conciliazione lavoro-famiglia.

C’è poi un’altra realtà che, invece, vede crescere la domanda per la frequenza agli asili nido dei propri figli. È la popolazione dei circa 300 mila dipendenti degli studi professionali (il 90% è rappresentato da donne in età compresa tra i 24 e i 45 anni) iscritti a Cadiprof, che beneficiano delle prestazioni del Pacchetto famiglia, il piano di intervento socio-sanitario a supporto della maternità, della famiglia e del lavoro, che prevede, tra le altre garanzie, il rimborso di una quota delle spese sostenute per la frequenza all’asilo nido dei propri figli. Ebbene, nel 2013 le “mamme” degli studi hanno presentato 3.441 domande per sostenere le spese dell’asilo nido, con un aumento del 17% rispetto alle 2.940 richieste pervenute nel 2012.

Il balzo in avanti delle richieste delle lavoratrici aderenti alla Cassa si riflette su un altro dato evidenziato dall’indagine dell’Istat: l’aumento della spesa corrente per gli asili nido. Se nel 2011 l’impegno dei Comuni ammontava a 1,2 miliardi di euro, la quota a carico delle famiglie per il funzionamento del servizio sfiorava i 300 milioni di euro. In altri termini, gli oltre 200 mila bambini che frequentano un asilo nido comunale costano complessivamente 1,5 miliardi di euro l’anno. Nonostante la spesa dei comuni si attesti a oltre 6 mila euro per bambino, le famiglie devono fare i conti con rette sempre più salate. Secondo l’Istat: “la percentuale di compartecipazione degli utenti sul totale della spesa impegnata è passata dal 18% del 2009 al 18,3% del 2010 e al 18,8% nel 2011, mantenendo valori fortemente variabili da regione a regione”. In pratica, ogni famiglia paga in media, tra asilo e servizi socio-educativi, una retta di circa 1.400 euro l’anno per ogni bambino.

Fatte le dovute proporzioni, l’universo degli studi professionali è uno specchio fedele delle dinamiche economiche e sociali che investono il Paese, anche quando si tratta di pagare la retta dell’asilo. Lo scorso anno, infatti, le oltre 3 mila domande presentate a Cadiprof per sostenere i costi del nido ammontavano a oltre 8 milioni di euro contro i 7 milioni del 2012, anche in questo caso con valori fortemente variabili da città a città. “Conosciamo bene il valore che rappresentano i figli per una madre che lavora. E il nostro impegno verso il lavoro si misura anche con le risorse che riusciamo a mettere a disposizione degli iscritti alla Cassa per sostenere i costi delle famiglie” commenta il presidente di Cadiprof, Gaetano Stella. “Nonostante le difficoltà che continuano a mordere il settore degli studi professionali, la nostra visione del welfare ci spinge a essere sempre più vicini ai bisogni dei nostri dipendenti, soprattutto quando si tratta di conciliare il lavoro con la famiglia”.

 

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