La Corte dei Conti: costi troppo elevati per la Cassa in deroga

In cinque anni il sistema degli ammortizzatori sociali hanno assorbito circa 6 miliardi di euro. I giudici contabili: confusa percezione del sistema complessivo “Nell’utilizzo massivo degli strumenti in deroga, la cui concessione è avvenuta in seguito alla stipula di appositi accordi, senza una predeterminazione dei requisiti soggettivi ed oggettivi, abbiano avuto un peso significativo le
In cinque anni il sistema degli ammortizzatori sociali hanno assorbito circa 6 miliardi di euro. I giudici contabili: confusa percezione del sistema complessivo

“Nell’utilizzo massivo degli strumenti in deroga, la cui concessione è avvenuta in seguito alla stipula di appositi accordi, senza una predeterminazione dei requisiti soggettivi ed oggettivi, abbiano avuto un peso significativo le patologie aziendali risoltesi in un lungo percorso di avvicinamento al trattamento pensionistico, con un elevato costo a carico della fiscalità generale che ha determinato, tra l’altro, anche una confusa percezione del sistema complessivo”. È quanto segnala la Corte dei Conti nella relazione sul “L’evoluzione del sistema degli Ammortizzatori sociali e relativo impatto economico”, presentata nell’adunanza dell’11 marzo scorso e resa nota il 22 aprile scorso.

Secondo quanto rilevato dalla Corte, il quadro complessivo, alla fine del 2013, mostra ancora in ascesa, sia pure in tono minore, il ricorso sia alla Cassa Integrazione in deroga, sia alla Cassa Integrazione Straordinaria (dati novembre 2013: + 4,4% per la prima e + 14,8% per la seconda). Nell’arco di tempo che va dal 2009 al luglio 2013, gli oneri per gli strumenti in deroga, rimborsati all’Inps raggiungono 5,78 miliardi di euro. L’utilizzazione di altri strumenti, come i contratti di solidarietà e quelli previsti dalla Riforma del mercato del lavoro, quali ad esempio i Fondi di solidarietà degli Enti bilaterali, costituisce il completamento della articolazione del sistema, che distingue nettamente l’area della sospensione dal lavoro da quella della cessazione.

I giudici contabili hanno rilevato criticità sugli interventi di politica attiva, sostanzialmente concentrati sulla formazione professionale, rimarcando la genericità e la scarsa aderenza alle competenze professionali utili alla ricollocazione del lavoratore: competenze che devono essere effettivamente orientate alla creazione di nuova occupazione e a strumenti di sostegno al reddito in linea con i sistemi più avanzati. La Relazione ha quindi evidenziato la necessità di un monitoraggio efficace delle crisi imprenditoriali e occupazionali “in grado di disporre di un Risk Assessment che guidi l’azione per interventi tempestivi in aree che denotano sintomi critici, determinando quel collegamento tra mercato del lavoro ed Ammortizzatori sociali che la legge 92/2012 ha, per lo meno formalmente, contestualizzato e che altrimenti continuerebbe a descrivere due mondi distinti e separati”.

E’ stato quindi posto l’accento sull’importanza di accrescere l’efficienza del sistema, in un contesto che affida al mercato del lavoro il compito di realizzare in concreto nuove opzioni lavorative per quei lavoratori, che, sia pur gradualmente, escono dall’area “protetta” degli ammortizzatori sociali per entrare in quella della disoccupazione vera e propria con la copertura della nuova AspI. In conclusione la Corte ha auspicato la realizzazione di modelli previsionali che siano in grado di supportare adeguatamente il sistema, in un’ottica che superi la discriminazione esistente tra grandi da un lato e piccole e medie imprese dall’altro, che devono poter accedere agli stessi strumenti, per quanto possibile, non di carattere derogatorio.