Speciale Elezioni europee 2024

I PROFESSIONISTI E L’EUROPA DELLE COMPETENZE Il Manifesto di Confprofessioni per le Elezioni europee 2024   L’Europa è di fronte a un bivio. Uno scenario geopolitico fortemente instabile, l’incertezza economica che investe il ceto medio e rallenta la competitività delle imprese, le profonde divisioni tra i Paesi membri, insieme al calo di fiducia verso le

I PROFESSIONISTI E L’EUROPA DELLE COMPETENZE

Il Manifesto di Confprofessioni per le Elezioni europee 2024

 

L’Europa è di fronte a un bivio. Uno scenario geopolitico fortemente instabile, l’incertezza economica che investe il ceto medio e rallenta la competitività delle imprese, le profonde divisioni tra i Paesi membri, insieme al calo di fiducia verso le istituzioni europee hanno evidenziato tutti i limiti di una politica europea, ostaggio di una burocrazia che frena le procedure decisionali dell’Unione e ostacola il processo di integrazione del Mercato Unico. In questo contesto, le elezioni europee del prossimo giugno assumono una rilevanza assoluta per i 5,6 milioni di professionisti che operano nei 27 Paesi dell’Ue, e che svolgono un ruolo determinante nella corretta attuazione delle politiche varate da Bruxelles.

Il Parlamento europeo che sarà eletto dovrà dunque assumere scelte coraggiose per il futuro dell’Europa e imprimere un deciso cambio di passo per sostenere la crescita economica e lo sviluppo sostenibile, assicurando stabilità finanziaria e contenimento del debito. Al tempo stesso, sarà chiamato a rendere le istituzioni europee più efficaci, trasparenti e più vicine alle esigenze dei cittadini e delle imprese, semplificando i processi decisionali che riguardano la politica estera, la sicurezza, le politiche fiscali, il bilancio, la giustizia, la salute e il welfare. Ambiti che coinvolgono direttamente i liberi professionisti, i loro clienti e i loro pazienti.

L’importanza della spesa nelle grandi infrastrutture sociali e di welfare ha dimostrato la capacità dell’Unione di reagire alle crisi che si sono succedute negli ultimi cinque anni. Con il Recovery Plan e il progetto SURE, l’Unione europea ha dato prova della sua solidarietà: un patrimonio che non deve essere ora disperso nelle divisioni e nelle contrapposizioni tra i Paesi membri. Per questo, chiediamo che le regole europee sui bilanci siano revisionate nella prospettiva di assicurare una sempre maggiore flessibilità con riferimento alle spese di investimento nei settori strategici della protezione sociale – essenziali per la prosecuzione dell’attuazione del Pilastro sociale e il consolidamento del modello sociale europeo – tenendo conto delle particolarità dei Paesi nei quali il percorso di rientro del debito è più laborioso.

 

Quali strategie per la crescita

Nella prossima legislatura, le istituzioni di Bruxelles dovranno dare continuità al raggiungimento degli obiettivi strategici per la crescita sostenibile fissati nell’Agenda 2030, che focalizzano, tra gli altri, i target della sostenibilità ambientale, della digitalizzazione, del contrasto alla disoccupazione, alla povertà e alla disuguaglianza. Si tratta di obiettivi fondamentali per il futuro dell’Europa che, tuttavia, si trova a fronteggiare un quadro geopolitico profondamente mutato, che impone nuove priorità e chiama a scelte coraggiose. In uno scenario globale tanto instabile, è anzitutto prioritario che sia assicurata l’indipendenza dell’Europa per quanto riguarda l’approvvigionamento delle risorse energetiche, implementando le reti interne di distribuzione. La medesima indipendenza dovrà essere garantita con riferimento ai beni strategici e alla difesa. Ciò non significa ridiscutere i trattati di libero scambio stabiliti, ma certamente occorrerà dare precedenza alle esigenze di protezione del mercato interno e alla difesa della produzione interna, nella direzione della massimizzazione della qualità e della sicurezza, che da sempre contraddistinguono i prodotti europei e in particolare il Made in Italy. In questo senso riteniamo utile istituire un Commissario ad hoc per le Pmi.

Si tratta di sfide certamente complesse e impegnative, ma che devono essere affrontate attraverso il coinvolgimento diretto delle forze sociali, che rappresentano una qualificata catena di trasmissione tra le esigenze dell’economia reale e i decisori politici, in un’ottica condivisa degli obiettivi e degli strumenti da mettere in campo per sostenere la crescita e l’occupazione. In questo ambito, le libere professioni, intese come forza sociale, possono fornire un contributo prezioso per attuare politiche convergenti in materia di sicurezza, di crescita economica, di armonizzazione fiscale e di tutela della salute e del territorio. Temi che richiedono, da un lato, elevate competenze professionali e, dall’altro, una approfondita conoscenza delle dinamiche che regolano il processo legislativo europeo.

Negli ultimi 15 anni, Confprofessioni, attraverso il Consiglio europeo delle professioni liberali (Ceplis) e la Commissione consultiva per le trasformazioni industriali del Comitato economico e sociale europeo, ha attraversato tre legislature, assumendo un ruolo di rilievo nella composizione di diverse strategie politiche di interesse per le professioni. In un rapporto proficuo e costante con le istituzioni Ue la Confederazione è intervenuta per la messa a punto di diversi interventi normativi relativi al mercato unico, al dialogo sociale europeo, alla protezione sociale dei lavoratori autonomi, dando vita a numerosi progetti transnazionali per la formazione che hanno coinvolto diverse categorie e professionisti di altri Paesi Ue; ma anche per promuovere e monitorare l’attuazione delle disposizioni europee in Italia.

 

Le libere professioni: una realtà dinamica in un’economia più integrata

Il conseguimento degli obiettivi di crescita sostenibile, e le possibilità di completare le transizioni verde e digitale secondo i tempi dettati dall’Agenda 2030, dipendono in larga misura dalla presenza di servizi professionali adeguati, con competenze aggiornate, in grado di accompagnare imprese, cittadini e pubblica amministrazione nell’attuazione di questi processi. I liberi professionisti sono oggi al centro di un profondo processo evolutivo, sospinto da trasformazioni economiche e sociali che stanno ridefinendo gli assetti del mercato del lavoro e dell’organizzazione degli studi professionali.

Nelle economie europee, lo sviluppo del lavoro indipendente libero-professionale rappresenta una delle dinamiche più marcate, confermando la centralità del settore nei sistemi economici e sociali sempre più basati sull’economia della conoscenza.

Negli ultimi 15 anni si è assistito a una significativa crescita occupazionale, accompagnata dalla spinta della digitalizzazione che sta delineando nuove skill e nuove competenze all’interno degli studi professionali per assecondare i profondi mutamenti della domanda dei servizi da parte delle amministrazioni pubbliche, delle imprese e dei cittadini. Nel mercato europeo dei servizi, i professional self-employed sono cresciuti del 24,7% tra il 2009 e il 2019.

Una dinamica positiva che è proseguita anche nel periodo più recente (+3,1% tra 2021 e 2022 e +3,5% tra 2019 e 2022). L’Italia, con 48 liberi professionisti ogni mille occupati, è attualmente (2022) il secondo Paese europeo per incidenza, superando nettamente la media dell’Unione europea. I Paesi Bassi detengono il primo posto per tasso di presenza della libera professione, con 50 liberi professionisti ogni mille occupati.

Eppure, fino ad oggi, l’Unione si è occupata solo marginalmente delle libere professioni, attraverso interventi circoscritti allo sviluppo della mobilità dei professionisti nello spazio europeo e all’abbattimento di presidi tradizionali del lavoro professionale regolamentato, a partire dalle tariffe. Possiamo affermare che nelle ultime tre legislature europee è mancata una visione di sviluppo strategica di un settore economico, che attraversa ogni ambito dell’economia e della società.

Numerosi interventi normativi che avevano l’obiettivo di promuovere la cultura professionale si sono via via persi per strada. Tantomeno si è riusciti a dare una prospettiva di sviluppo specifica per il nostro settore sui temi della sostenibilità, della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale, in modo da assecondare il processo evolutivo delle professioni verso un’Europa delle competenze.

 

L’agenda di Confprofessioni per l’Europa delle competenze

 

Il nostro impegno è quello di creare la più grande economia basata sulla conoscenza. Siamo fermamente convinti che sia arrivato il momento di mettere a frutto le potenzialità di un sistema professionale che contribuisce per il 12,5% al Pil italiano e del 10% di quello europeo, riconoscendone il ruolo propulsore nel mercato del lavoro, nel settore dei servizi e del terziario avanzato, nella competitività del sistema produttivo e nelle tutele sociali di ogni cittadino europeo. È venuto dunque il momento di promuovere la crescita dei servizi professionali investendo con decisione nella formazione, nell’innovazione, nell’imprenditorialità e nella protezione sociale dei liberi professionisti.

 

  1. Competenze professionali al servizio della transizione

La duplice transizione, digitale ed ecologica, rappresenta un percorso obbligato cui sono chiamate a contribuire istituzioni pubbliche e società civile verso la creazione di un’Unione europea più coesa, autonoma e sostenibile nelle politiche energetiche, più innovativa e creativa nello sviluppo dell’imprenditorialità, più inclusiva, solidale ed equa. L’intermediazione svolta dai professionisti, capaci di coniugare la sensibilità per le innovazioni con le competenze tecniche necessarie al loro successo, si è già dimostrata essenziale al perseguimento degli obiettivi posti dall’Unione europea, quali l’efficientamento energetico degli edifici privati ovvero la diffusione delle comunità energetiche.

  • La direzione intrapresa dall’Unione – di aumentare gli obblighi di compliance gravanti sulle imprese sotto il profilo sia quantitativo (con l’estensione alle PMI) che qualitativo (del contenuto delle informazioni sulla sostenibilità) – rende necessario il supporto integrato di diverse categorie professionali. Assistiamo, dunque, ad un processo di ridefinizione della consulenza aziendale tradizionalmente svolta dai professionisti, sotto il profilo sia dei contenuti, per ottemperare alle nuove regole, sia degli strumenti digitali, come l’utilizzo di strumenti predittivi e di gestione avanzata dei dati. Le istituzioni europee hanno il compito di sostenere il percorso che è attualmente in corso di adeguamento delle infrastrutture e delle competenze professionali ai nuovi scenari e alle nuove richieste provenienti dal mercato, poiché da tale adeguamento dipende strettamente il successo della duplice transizione.

 

  1. Le politiche europee di investimento: i fondi strutturali e il Next Generation EU

L’avvio della nuova legislatura europea vedrà i Paesi membri impegnati nella gestione dei fondi strutturali della Programmazione 2021-2027 e dei fondi del Next Generation EU in scadenza nel 2026. Affinché le politiche di investimento europee possano esprimere al meglio il loro potenziale, occorre razionalizzarle attraverso una gestione unitaria per valorizzarne gli elementi positivi, integrando tra loro la flessibilità delle politiche di coesione e la semplicità procedurale del Next Generation EU.

  • La programmazione delle future politiche territoriali di investimento dovrà scongiurare il rischio di una desertificazione intellettuale e produttiva dei territori meno sviluppati e in transizione. In altri termini, occorre invertire la rotta rispetto a quelle politiche europee che finora hanno troppo spesso sottovalutato la componente umana dello sviluppo. A livello nazionale, l’implementazione dei progetti si è concentrata sulle esigenze di sviluppo dei grandi soggetti industriali. Al contrario, si tratta di ripensare le priorità delle strategie di coesione dando precedenza ai territori, al capitale umano e intellettuale, ripopolando di idee, competenze e creatività le aree d’Europa e d’Italia che più necessitano di un supporto per la crescita. I lavoratori della conoscenza sono al centro di questo investimento.

 

  1. Autoimprenditorialità e sviluppo delle attività professionali

I professional self-employed vivono una complessa fase di trasformazione organizzativa verso forme complesse e multidisciplinari, caratterizzate da un’elevata integrazione di tecnologie digitali, necessaria anche al fine di intercettare le occasioni che si presentano sul fronte dei servizi professionali in rete. Il consolidamento delle attività professionali deve essere sostenuto sotto il profilo normativo, garantendo sempre la piena applicazione, a livello nazionale, del principio europeo di parità di trattamento per tutti gli operatori economici (professionisti e imprese) ai fini dell’accesso al credito finanziario e agli incentivi statali. In secondo luogo, nel quadro dei programmi finanziati a livello europeo, occorre pianificare apposite linee di intervento per la digitalizzazione e la transizione ecologica, che rappresentano oggi la sfida cruciale per lo sviluppo del mercato dei servizi professionali nel segno dell’innovazione e della competitività. 

  • In fase di ulteriore regolazione della materia, occorrerà dunque affiancare a questa previsione anche presidi normativi relativi alle piattaforme che intermediano il mercato dei servizi professionali prestati da lavoratori autonomi: in questi casi, è essenziale che sia garantito il controllo sulla qualifica professionale di chi presta il servizio, specie laddove la nazionalità del professionista non coincida con quella del cliente.

 

  1. Le reti professionali europee

La competitività dei liberi professionisti passa inevitabilmente attraverso processi di aggregazione, finalizzati a costituire soggetti organizzati in grado di raccogliere sfide sempre più impegnative. In questo quadro, la multidisciplinarietà può rappresentare una risorsa preziosa, non limitata alle professioni tradizionali, ma aperta agli apporti di nuove professionalità, con competenze in settori quali l’IT, la consulenza strategica, il project management, la progettazione per l’accesso a bandi e fondi pubblici, la formazione del personale. In questa direzione è auspicabile la creazione di un Commissario per le Pmi.

  • A livello europeo, questo processo può essere favorito promuovendo la costituzione di reti professionali europee, che aiuterebbero a promuovere la crescita dimensionale delle attività professionali senza abbandonare il settore alle turbolenze del mercato e all’iniziativa di imprese guidate dall’esclusivo interesse al profitto. Sarebbe opportuno prevedere, anche a livello europeo, forme di regolamentazione comuni dei network professionali che incentivino i partenariati multidisciplinari, finalizzati all’implementazione concreta dei progetti europei permettendo di accedere e utilizzare le risorse messe a disposizione dall’Unione europea per imprese e professionisti sui temi dell’innovazione e dell’internazionalizzazione.

 

  1. La mobilità dei professionisti

Confprofessioni è da sempre impegnata a promuovere le occasioni di mobilità dei professionisti all’interno del mercato unico a beneficio, in particolare, dei giovani professionisti. Nonostante la vasta sovrastruttura normativa che è stata creata nel corso degli anni tramite le direttive sul mutuo riconoscimento delle qualifiche, i professionisti sembrano purtroppo essere ancorati al loro contesto nazionale. Per invertire la rotta occorre favorire la mobilità professionale, insistendo sui processi di armonizzazione dei percorsi formativi universitari in Europa.

  • Il numero delle professioni soggette al meccanismo del riconoscimento automatico tramite la tessera professionale europea dovrà dunque continuare a crescere, con ritmi più intensi di quanto avvenuto nell’ultima legislatura. Inoltre, è ancora carente la definizione con il Regno Unito degli accordi sulla mobilità dei professionisti dopo la Brexit, che ha lasciato senza tutele e quadri regolativi il lavoro di decine di migliaia di professionisti europei. Si tratta di un’esigenza prioritaria, che l’Unione deve gestire in proprio, impedendo rischiose fughe dei singoli stati verso accordi bilaterali con il Regno Unito.

 

  1. Rilanciare i quadri comuni di formazione e l’Erasmus per i liberi professionisti

Le transizioni in atto nell’economia globale ed europea impongono la necessità di creare nuove competenze professionali. Il mercato dei servizi richiede figure lavorative con competenze avanzate nell’ambito delle discipline STEM e in altri settori ad alta innovazione. Oggi, i percorsi formativi delle nostre Università sembrano poco inclini ad accogliere questa domanda, aggravando il mismatch tra domanda e offerta di figure e competenze professionali.

  • Occorre dunque ripensare i percorsi di formazione universitari aggiornandoli alla luce di una realtà in rapido mutamento. Va implementata la costituzione di network universitari europei, che consentirebbe agli studenti la frequenza in più sedi e l’ottenimento di titoli internazionali, anche al fine di promuovere una mobilità più fluida di quella che si realizza in base al programma Erasmus. Occorre inoltre costruire un percorso di continuità tra l’alta formazione universitaria, la promozione di modelli contrattuali di apprendistato e inserimento professionale (Higher Apprenticeship) e le esperienze di pratica in Europa, secondo il canale del programma Erasmus per giovani imprenditori/liberi professionisti. Lo svolgimento di un periodo di pratica professionale presso studi professionali in altri Paesi d’Europa può costituire un’occasione di arricchimento non solo per il giovane professionista, ma per gli stessi studi professionali.

 

  1. L’Intelligenza Artificiale nel mercato dei servizi professionali

Lo sviluppo delle tecnologie di Intelligenza artificiale (IA) avrà effetti potenzialmente significativi per i diritti fondamentali, le attività economiche e le forme di organizzazione del lavoro e apre opportunità di crescita, occupazione e miglioramento delle condizioni di vita per tutti i lavoratori. Tuttavia, l’IA implica rischi che devono essere adeguatamente fronteggiati.

  • La componente tecnologica e i meccanismi di autoapprendimento sono determinanti nello svolgimento delle prestazioni professionali e nell’organizzazione e gestione degli studi, tanto nelle professioni tecniche – da sempre all’avanguardia su questo fronte – quanto nelle professioni sanitarie e delle aree legali ed economiche. Riteniamo, quindi, fondamentale introdurre a livello europeo un quadro comune giuridico che tuteli la personalità della prestazione professionale, che rischia di essere minacciata dall’abuso dell’IA: la necessità della presenza e del costante controllo del professionista sulle attività delegate all’IA è dunque ineludibile, a tutela del cliente.

 

  1. Le professioni liberali nel dialogo sociale europeo

La partecipazione delle parti sociali rappresentative del mondo libero-professionale al dialogo sociale europeo è ancora oggi limitata e del tutto insufficiente. Riteniamo necessario un impegno affinché la rappresentanza dei professionisti europei sia inserita con pieni diritti, e su un piano di parità, nel sistema strutturato del dialogo sociale europeo.

  • Ciò potrà consentire la convergenza tra le esperienze nazionali, facilitare l’adozione di normative comuni e migliorare l’efficienza dei servizi a favore dei professionisti, anche sopperendo alle lacune e criticità delle politiche degli Stati membri. Un’esigenza ancora più impellente alla luce delle aperture manifestate di recente dalla Commissione nella direzione del riconoscimento della validità di accordi collettivi sulle condizioni di lavoro stipulati dalle associazioni rappresentative dei professional self-employed.

 

  1. Il welfare universale

Gli indirizzi dell’Unione europea degli ultimi anni hanno investito nello sviluppo dei sistemi di welfare nazionali, a partire dal Pilastro europeo dei diritti sociali approvato a Göteborg nel 2018.  La raccomandazione UE del Consiglio dell’8 novembre 2019 sull’accesso alla protezione sociale per i lavoratori subordinati e autonomi ha identificato l’obiettivo comune agli Stati membri di una convergenza verso sistemi di welfare universalistici, invitando a valorizzare la cooperazione con i soggetti associativi e le parti sociali. A fronte di obiettivi tanto ambiziosi, la relazione della Commissione sull’attuazione della raccomandazione, del gennaio 2023, ha rilevato lo stato insoddisfacente della sua attuazione. Anche l’Italia si trova in grave ritardo rispetto agli obiettivi della raccomandazione, considerando che molte delle coperture previste sono riconosciute, nel nostro sistema nazionale, in forma inadeguata.

  • Va dunque intrapresa con coraggio la strada del rafforzamento di un welfare per i lavoratori autonomi che, accanto alle prestazioni erogate dal sistema pubblico, stimoli e faciliti l’intermediazione delle realtà associative nell’erogazione, in forma mutualistica, di prestazioni di welfare. È essenziale che il Parlamento europeo ponga al centro della propria azione l’attenzione per la piena attuazione della Raccomandazione del 2019, e il suo passaggio a strumento giuridico vincolante, per garantire la progressiva estensione universalistica delle tutele di welfare.

 

  1. Coordinamento delle politiche attive: il ruolo dei professionisti

In un mercato del lavoro sempre più instabile e precario, e in sintonia con gli obiettivi del Pilastro dei diritti sociali, sarà di primaria importanza stabilire il coordinamento delle politiche in materia di formazione continua e politiche attive finalizzate al reinserimento lavorativo. Non sarà sufficiente limitare questo sforzo al solo ambito del lavoro dipendente: anche nell’ambito del lavoro autonomo occorrerà prevedere percorsi di formazione efficaci, specie laddove finalizzati al reinserimento professionale in caso di interruzione dell’attività.

  • Il lavoro cambia con velocità straordinaria, le tecnologie e gli strumenti sono in continua evoluzione, nascono nuovi servizi, nuove domande, nuove modalità di lavoro. La formazione professionale è dunque il tessuto di connessione che può garantire che le transizioni lavorative si trasformino in una sana flessibilità, e non in un drammatico precariato. Nel garantire l’efficienza dei servizi per le politiche attive, occorrerà individuare piani volti ad includere le competenze e il ruolo delle associazioni rappresentative delle professioni e delle parti sociali in generale, fugando il rischio di affidare interamente alle amministrazioni pubbliche una funzione che, invece, deve rimanere saldamente ancorata alle realtà professionali.

 

Le priorità di Confprofessioni per il prossimo Parlamento europeo

 

  • Competenze professionali al servizio della transizione
  • Politiche di investimento e fondi strutturali europei
  • Autoimprenditorialità e sviluppo delle attività professionali
  • Le reti professionali europee
  • La mobilità dei professionisti
  • Quadri comuni di formazione ed Erasmus per i professionisti
  • Intelligenza artificiale nel mercato dei servizi professionali
  • Le professioni liberali nel dialogo sociale europeo
  • Il welfare universale
  • Politiche attive

 

I CANDIDATI CHE HANNO ADERITO AL MANIFESTO ELETTORALE

DI CONFPROFESSIONI

 

I Circoscrizione Nord Ovest:

Caterina Avanza (Azione – Siamo Europei); Stefano Balleari (Fratelli d’Italia); Brando Benifei (Partito Democratico); Fulvio Centoz (Partito Democratico); Carlo Fidanza (Fratelli d’Italia); Gustavo Gili (Forza Italia – Noi Moderati – PPE); Giorgio Gori (Partito Democratico); Désirée Chiara Merlini (Libertà); Letizia Moratti (Forza Italia – Noi Moderati – PPE); ( Raffaella Paita (Stati Uniti d’Europa); Alessandro Panza (Lega Salvini Premier); Claudia Porchietto (Forza Italia – Noi Moderati – PPE); Lorenza Rosso (Lega Salvini Premier); Isabella Tovaglieri (Lega Salvini Premier). PHOTO GALLERY

 

II Circoscrizione Nord Est:

Alessia Ambrosi (Fratelli d’Italia); Stefano Bonaccini (Partito Democratico); Paolo Borchia (Lega Salvini Premier); Stefano Cavedagna (Fratelli d’Italia); Alessandro Ciriani (Fratelli d’Italia); Elena Donazzan (Fratelli d’Italia); Herbert Dorfmann (Südtiroler Volkspartei – Svp); Sara Ferrari (Partito Democratico); Bruno Molea (Forza Italia – Noi Moderati – PPE); Alessandra Moretti (Partito Democratico); Roberto Paccher (Lega Salvini Premier); Sabrina Pignedoli (Movimento 5 Stelle); Sandra Savino (Forza Italia – Noi Moderati – PPE); Rosaria Tassinari (Forza Italia – Noi Moderati – PPE). PHOTO GALLERY

 

III Circoscrizione Centro:

Anna Cinzia Bonfrisco (Lega Salvini Premier); Claudio Borghi (Lega Salvini Premier); Dorina Casadei (Fratelli d’Italia); Alessio D’Amato (Azione Siamo europei); Salvatore De Meo (Forza Italia – Noi Moderati – PPE); Dario Nardella (Partito Democratico); Emanuela Pistoia (Stati Uniti d’Europa); Dario Tamburrano (Movimento 5 Stelle); Francesco Torselli (Fratelli d’Italia); Stefano Tozzi (Fratelli d’Italia). PHOTO GALLERY

 

IV Circoscrizione Sud:

Antonella Ballone (Forza Italia – Noi Moderati – PPE); Nicola Benedetto (Fratelli d’Italia); Jasmine Cristallo (Partito Democratico); Antonio De Caro (Partito Democratico); Danilo Della Valle (Movimento 5 Stelle); Mariangela Di Biase (Fratelli d’Italia); Raffaella Docimo (Fratelli d’Italia); Giosi Ferrandino (Azione – Siamo europei); Mario Furore (Movimento 5 Stelle); Maria Chiara Gemma (Fratelli d’Italia); Eliseo Iannini (Forza Italia – Noi Moderati – PPE); Filippo Mancuso (Lega Salvini Premier); Enzo Maraio (Stati Uniti d’Europa); Sonia Palmeri (Forza Italia – Noi Moderati – PPE); Aldo Patriciello (Lega Salvini Premier); Michele Picaro (Fratelli d’Italia); Giuseppina Picierno (Partito Democratico); Marcello Pittella (Azione – Siamo Europei); Raffaele Topo (Partito Democratico); Marcello Vernola (Forza Italia – Noi Moderati – PPE). PHOTO GALLERY

 

V Circoscrizione Isole: 

Maddalena Calia (Forza Italia – Noi Moderati – PPE); Salvatore Deidda (Fratelli d’Italia); Angela Maria Quaquero (Partito Democratico); Annalisa Tardino (Lega Salvini Premier). PHOTO GALLERY