
Novagenit, una startup completamente italiana, nasce nel 2005 all’interno del BIC (Business Innovation Centre) di Mezzolombardo, in provincia di Trento. Nel 2011 prende parte al progetto europeo Idac e questa partecipazione rappresenta un’importante svolta per l’azienda. Infatti, insieme ad altri centri di ricerca, imprese e università è nato uno studio per un gel volto a prevenire le infezioni da protesi, per il quale l’Unione Europea ha coperto il 75% dell’investimento con 4 milioni di euro.
Ogni anno l’Unione europea spende circa 800 milioni di euro per rimediare ai danni post-operatori causati batteri. Le infezioni post-operatorie si verificano ne 2-5% dei casi, a seconda dell’intervento, ma per soggetti a rischio come diabetici, fumatori e alcolisti la percentuale può superare il 30%. Dopo tre anni di ricerca condotta da medici, chimici e biologi su un’area di 200 metri quadrati con due clean room, stanze completamente prive di batteri, nel 2014 nasce Dac: «Questo idrogel — spiega il presidente di Novagenit, Edgardo Cremascoli — si applica sulla superficie della protesi al momento del suo impianto nel paziente e, con l’aggiunta di opportuni antibiotici crea una prima difesa all’attacco batterico, attraverso una vera e propria barriera fisica, e una seconda difesa nei 2-3 giorni successivi all’intervento, rilasciando gradualmente l’antibiotico». Non potendo eradicare i batteri dal campo operatorio, la strategia è impedire infezioni nell’organismo. «L’idrogel Dac — spiega Cremascoli — applicato sull’impianto chirurgico previene la colonizzazione batterica fino al 99,9 per cento, riducendo così in maniera significativa il rischio di infezioni batteriche». Novagenit, che fattura 2 milioni di euro e impiega dodici persone, ora punta a estendere l’utilizzo del suo prodotto anche al contrasto delle aderenze post-operatorie, nell’ambito di un nuovo progetto finanziato dall’Unione europea con il programma Horizon 2020.