Se pensiamo – afferma Marco Cuchel Presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti – alla ormai nota compliance fiscale e quindi all’intenzione del Governo di avviare una nuova stagione nel rapporto tra contribuenti e fisco, improntata alla collaborazione, incentivando gli adempimenti spontanei, dobbiamo prendere atto che la realtà dei fatti smentisce clamorosamente le intenzioni.
La compliance è certamente una scelta che va nella direzione giusta, anche se questo nuovo sistema dovrebbe presupporre il rispetto di un principio che, purtroppo, sebbene previsto da diverse norme e dallo stesso Statuto del Contribuente, l’Amministrazione finanziaria continua a violare: non si possono chiedere al contribuente informazioni che sono già in possesso dell’Amministrazione Finanziaria.
Una prova recente dell’ennesima violazione di questo principio è il nuovo quadro VI della dichiarazione Iva 2016. Il quadro prescrive di indicare, relativamente alle dichiarazioni d’intento ricevute da parte dei fornitori di soggetti esportatori abituali, dei dati, quali partita iva e numero trasmissione di protocollo della dichiarazione d’intento trasmessa, che sono già in possesso dell’Amministrazione Finanziaria.
Ora, tenuto conto che il Decreto Semplificazioni del 2014 per l’anno 2015 ha esonerato il fornitore di soggetti esportatori abituali dall’invio dei dati, reintrodurre con il nuovo quadro della dichiarazione Iva l’adempimento per lo stesso anno di riferimento non è solo prova di un agire evidentemente contraddittorio, ma dimostra anche una volontà ben precisa: moltiplicare adempimenti superflui per i quali la probabilità di incorrere in errori formali, da parte del contribuente, è considerevole, con l’obiettivo ultimo di applicare sanzioni.
“E’ sempre la solita storia – aggiunge Cuchel – si aggiungono adempimenti nuovi, del tutto inutili, contravvenendo anche, come nel caso del quadro VI della dichiarazione Iva, a delle precise norme, con l’unico risultato di aggravare ingiustificatamente il lavoro dei professionisti intermediari e di complicare la vita dei contribuenti, già alle prese con un fisco che non è propriamente un modello di semplicità e trasparenza.”.
Ci possiamo allora legittimamente chiedere: anche l’Amministrazione Finanziaria sbaglia o l’errore è sempre del contribuente? Sia i professionisti sia i contribuenti, molte volte alle prese con avvisi bonari ingiustificati, magari per ravvedimenti operosi effettuati regolarmente ma non abbinati dal sistema, o con cartelle esattoriali altrettanto ingiustificate, sanno bene che anche l’Amministrazione Finanziaria può fare degli errori ed è un aspetto questo che non dovrebbe essere né ignorato né sottovalutato nell’ambito del rapporto con i cittadini contribuenti.