
“Giovani studiate. Conquisterete una posizione sociale e una solidità economica. Potrete entrare nel mondo dei professionisti, tra notai, architetti, avvocati, ingegneri. Ma è successo che con la crisi che ha cambiato il mondo, anche il reddito medio dei professionisti italiani si è fermato al di sotto dei 30 mila euro dopo essere sceso negli ultimi anni anche del 15% e più. E tra questi in particolare i professionisti giovani che pur continuando a crescere (nel corso del 2013, gli iscritti agli ordini son aumentati del 16%) guadagnano sempre meno. Per non parlare di chi esercita una cosiddetta “nuova” professione, non ordinistica. Questi soggetti, per lo più giovani (il popolo delle partite iva), stanno subendo il periodico aumento dei contributi previdenziali in quanto iscritti alla famigerata “gestione separata” dell’Inps. Nessun artigiano, nessun commerciante, nessun professionista iscritto ad un albo o ordine paga così tanto.
E che dire del caos e della sovrapposizione di norme relativamente all’imposta forfettaria sul reddito per chi apre una partita iva? Gli studi professionali non possono più accedere alla cassa integrazione in deroga in quanto non sono considerati impresa, ma devono subire il prelievo dal proprio fondo interprofessionale proprio per garantire alle imprese la cassa in deroga.
E la lista sarebbe ancora lunga.
Si assiste ad un generale disinteresse del mondo politico verso i professionisti e il lavoro autonomo in generale. Un voltare le spalle.
Il mondo delle professioni rappresenta un settore economico strategico in ogni parte del mondo. Da noi invece si guarda non senza un certo fastidio al lavoro autonomo e professionale, come se fosse una zavorra per la crescita del paese.
Con attenzione abbiamo letto le centinaia di pagine del DAP e del rapporto economico sociale elaborato dall’AUR. Molti gli spunti e gli approfondimenti interessanti della realtà umbra. Ma poco o nulla riguardo la realtà dei professionisti.Non ci si ricorda mai che in Umbria ci sono migliaia di professionisti iscritti ad ordini e albi (per non parlare poi della galassia delle professioni non ordinistiche) e di questi ben oltre 1.500 hanno alle loro dipendenze uno o più dipendenti. Stiamo parlando, con buona approssimazione, di circa diecimila persone che quotidianamente aprono la porta dei propri studi e che sopravvivono grazie anche ad una rete di protezione, ad un sistema che funziona ed è in crescita.
Sono oltre tremila in Umbria gli iscritti alla Cadiprof (la Cassa assistenza supplementare per i dipendenti degli studi professionali) che in 5 anni hanno ottenuto oltre mezzo miliardo di euro di rimborsi per le spese sanitarie sostenute. In continua crescita anche gli studi che aderiscono a Fondoprofessioni per beneficiare dei contributi per l’aggiornamento e la formazione; con Fidiprof si sta costruendo una rete sempre più capillare per consentire ai professionisti un più facile accesso al credito; gran parte delle casse di previdenza autonome hanno elaborato vari pacchetti “di ammortizzatori sociali” in grado di migliorare la tutela assistenziale degli iscritti ed abbattere il costo della attività professionale. Stiamo quindi parlando di una realtà tutt’altro che marginale, che va avanti malgrado tutto; Confprofessioni a livello nazionale e locale, è impegnata a farla conoscere, anche qui in Umbria. Siamo una organizzazione giovane, nata da pochi anni, che soffre di problemi di crescita ma non certo di mancanza di entusiasmo dei suoi rappresentanti; sa di avere di fronte un compito difficile ma esaltante: quello di far capire a noi stessi, ai vertici degli ordini, che solo con una unità di intenti si possono ottenere grandi risultati, superare i luoghi comuni e il consueto atteggiamento dei nostri interlocutori istituzionali (e non), che o ci ignorano o nella migliore delle ipotesi, ci convocano ai vari tavoli, non come esperti, ma come semplici esecutori, intermediari passivi di una burocrazia sempre più viva e tutt’altro che semplificata.
Occorre superare quindi l’ignoranza e il pressapochismo verso un settore economico che ha tutte le carte in regola per competere ad armi pari sul mercato e che può contribuire alla ripresa del paese, a cominciare dal rilancio della occupazione giovanile.
Da dove cominciare?
In primo luogo nel dare completa attuazione a quello che ci dice l’Europa in merito al concetto di attività economica. Qualsiasi entità che esercita una attività economica, a prescindere dallo status giuridico (sia impresa o studio professionale) ha pari dignità e riconoscimento e quindi può accedere senza alcun dubbio ai sostegni e benefici che le leggi prevedono.
In Italia siamo molto in ritardo. Basti ricordare il silenzio assordante da parte del governo sulle raccomandazioni della Commissione europea in merito al diritto dei professionisti, al pari delle imprese, di accedere ai fondi strutturali europei. Ad oggi, con la nuova programmazione europea iniziata, rimaniamo ancora esclusi.
Nelle regioni italiane abbiamo una situazione a macchia di leopardo. In alcune regioni Confprofessioni non è ancora riconosciuta come parte sociale, in altre invece sono già stati elaborati ed attuati specifici provvedimenti per i professionisti. In Umbria siamo riconosciuti come parte sociale e firmatari dell’Alleanza per l’Umbria. In tal modo abbiamo potuto accedere ad alcuni bandi regionali come quelli previsti per la stabilizzazione dei lavoratori precari. Ma si naviga a vista. Ogni volta si ricomincia e dobbiamo chiarire chi siamo.
Un recente bando di Sviluppumbria ci ha escluso in quanto vi accedono solo le imprese. La famosa legge 12/95 (“imprenditoria giovanile”) esclude dai benefici previsti “le società costituite per l’esercizio di attività professionale per i quali è prevista l’iscrizione ad albi”; il disegno di legge regionale sulle politiche di genere contiene positivi richiami al mondo delle professioniste e all’alternanza lavoro vita familiare, poi però nelle parti in cui si prevedono azioni concrete, di sostegno economico, le professioniste non vengono più nominate, scompaiono.
La stessa “Garanzia Giovani”, nel programma regionale approvato si limita a parlare di iniziative all’auto-impiego e all’auto-imprenditorialità dei giovani. Ma si parla solo di impresa, anche qui il mondo dei giovani professionisti scompare, non è evidenziato.
Le varie parti politiche stanno preparandosi alla prossima competizione elettorale per il rinnovo del consiglio regionale umbro. Sarà interessante vedere quali approfondimenti e proposte sapranno elaborare per l’Umbria di domani e quale attenzione dedicheranno al lavoro intellettuale, al sostegno di chi esercita una “nuova” o “vecchia” professione. “
Bruno Toniolatti
Presidente Confprofessioni Umbria