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M’ama o non m’ama?

Nuovo appuntamento con la rubrica Spazio Psicologico in collaborazione con l’associazione Psicologi Liberi Professionisti

di Marika Micalizzi – Psicologa, Psicoterapeuta relazionale Socia PLP Calabria

 

Il dubbio di essere amati ci assale sempre, in modo spesso forse troppo invadente. Vogliamo saperlo, dobbiamo saperlo. Dirsi “ti amo” è diventato il termometro delle relazioni: tanto più si dice tanto meglio si sta. Ma è davvero così semplice? Esprimere l’amore nei confronti di qualcuno è una grande sfida.

La vita di coppia è molto complessa poiché passa dal mettersi in discussione come individui fino al tentativo di incastrarsi attraverso un vero e proprio processo di negoziazione. All’interno della coppia, i partners, portano i propri bisogni e le proprie modalità di stare in relazione con qualcuno. Ci si scontra costantemente con la fatica di farla funzionare. Proprio per questa complessità è opportuno avere delle garanzie, è necessario avere la certezza che il sentimento sia reciproco e che “ne valga la pena”.

Inserire un sentimento grande come quello dell’amore, che racchiude sensazioni ed emozioni, in un piccolo binomio – Ti Amo- diventa un’esperienza complessa.

Uno dei più grandi errori che possiamo fare è quello di credere che la comunicazione sia una cosa semplice e scontata. Quando pensiamo questo, il più delle volte, siamo concentrati a focalizzarci solo su un nostro bisogno e cioè quello di dover trasmettere un messaggio specifico senza però tenere in considerazione una serie di fattori. La comunicazione è un’azione che quotidianamente svolgiamo spesso, praticamente sempre. Il primo assioma della comunicazione ci dice che è impossibile non comunicare. Ognuno, però, lo fa a modo suo. Facciamo un esempio.

Relazione di Coppia, lui e lei (o lei e lei o lui e lui). Lei, la sera dopo una cena piacevole e serena tira fuori “Tu non mi dici mai che mi ami!”. Accidenti, duro colpo. Il destinatario di questa bella botta, convinto che la serata sarebbe finita con un bacio pronto a correre a casa a guardare il replay del gol della Juventus al 92°, se ne sta lì e esordisce con “Ma non è vero! Te lo dico sempre”. Com’è possibile? È possibile perché nella comunicazione esistono due moduli a cui possiamo far ricorso: uno definito numerico e uno analogico. Possiamo, cioè, comunicare usando le parole, le frasi, facendo ricorso alla sintassi e attenendoci a regole grammaticali ben precise oppure possiamo comunicare attraverso il nostro corpo o attraverso delle immagini. Torniamo all’esempio. Il destinatario del messaggio probabilmente non dice mai “Ti amo” ma, magari la sera prima di una partenza, le porta un gelato con i suoi gusti preferiti! Ma non verbalizza che la ama, non ce la fa!

In questo caso il partner lo dice o, meglio, lo comunica che ama seguendo, però, un canale analogico. Ognuno di noi ha una predisposizione all’utilizzo di un canale piuttosto che un altro. Ma attenzione: se la comunicazione numerica da maggiori garanzie sulla trasmissione del messaggio, la comunicazione analogica fornisce garanzie sulla natura della relazione. Entrambi i canali sono, quindi, fondamentali all’interno della nostra esperienza relazionale. Indubbiamente, l’espressione dei sentimenti è un aspetto fondamentale all’interno della relazione. È importante che i partner all’interno della coppia riconoscano il sentimento d’amore “io so che ti amo” ma il passaggio successivo è quello di comunicarlo “io so che ti amo… e tu devi saperlo” in un modo o nell’altro. Ci si può dire “Ti amo” in tutte le lingue del mondo, dobbiamo stare attenti a “capirle” tutte.