I vertici delle professioni compatti contro le liberalizzazioni

Cup, Pat, Adepp e Confprofessioni respingono gli attacchi della manovra e rilanciano la riforma Il Cup, Comitato Unitario delle Professioni, e le Professioni dell’Area Tecnica aderenti al PAT, di concerto con Adepp e Confprofessioni, con riferimento alla Manovra Finanziaria in corso di approvazione in Parlamento “esprimono preoccupazione per la trattazione di una materia così delicata
Cup, Pat, Adepp e Confprofessioni respingono gli attacchi della manovra e rilanciano la riforma

Il Cup, Comitato Unitario delle Professioni, e le Professioni dell’Area Tecnica aderenti al PAT, di concerto con Adepp e Confprofessioni, con riferimento alla Manovra Finanziaria in corso di approvazione in Parlamento “esprimono preoccupazione per la trattazione di una materia così delicata come quella riguardante l’intero sistema professionale italiano, senza la dovuta riflessione e sotto la spinta di un’emergenza alla cui soluzione in nulla può contribuire uno stravolgimento di quel sistema”. In una nota congiunta diffusa il 14 luglio, Cup, Pat, Adepp e Confprofessioni mostrano poi un profondo disappunto “per il formarsi nell’opinione pubblica di una visione, artatamente distorta, che confonde per difesa di “casta”, l’affermazione di principi fondamentali per il corretto funzionamento dell’intero sistema professionale italiano”.
Nel documento, i massimi vertici delle libere professioni hanno preso atto dell’inversione di rotta della maggioranza che, eliminando dal testo della manovra economica l’emendamento del governo che puntava a liberalizzare l’accesso e l’esercizio delle attività professionali, ha evitato “decisioni inutilmente affrettate e pericolosamente dirompenti per il difficile equilibrio complessivo del sistema Paese”. In particolare, Cup, Pat, Adepp e Confprofessioni hanno riconosciuto l’atteggiamento del Ministro di Giustizia, degli altri Ministri vigilanti e di tutta quella parte dello schieramento parlamentare “che ha sostenuto in maniera convinta e determinata il non inserimento nella manovra finanziaria di una norma genericamente ed inopinatamente “liberalizzatrice” delle professioni intellettuali”; una misura che non teneva conto dei risultati e delle riflessioni emerse dall’ormai quasi ventennale dibattito nel Parlamento e nel Paese e che negli ultimi 10 anni i professionisti sono passati da 1.300.000 a più di 2.000.000.
Durante la convulsa giornata del 13 luglio, il contestato emendamento è stato sostituito da un nuovo comma aggiunto all’articolo n. 29 del Dl n. 98/2011 che, ferme restando le categorie di cui all’articolo 33, comma 5 della Costituzione, prevede un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale. “Finalmente la norma esplicita il diretto riferimento alla Costituzione Repubblicana, che all’articolo 33, comma 5, dispone la necessità dell’esame di Stato per l’esercizio delle professioni intellettuali poi regolamentate in Ordini e Collegi”, sottolinea la nota.
Alla luce dei nuovi orientamenti della maggioranza, i vertici delle libere professioni rilanciano ora con forza “la volontà unanime di tutto il mondo professionale italiano di pervenire nel più breve tempo possibile ad un razionale ammodernamento degli ordinamenti di tutte le professioni, adeguandoli a principi generali validi per tutti e rispondenti alle riconosciute mutate esigenze della società”. Insomma, subito una riforma delle professioni che tenga conto della funzione pubblicistica degli ordini; della formazione professionale continua obbligatoria; delle norme deontologiche rigorose e un sistema disciplinare più evoluto, celere e terzo; dei costi ed onorari correlati all’entità ed alla qualità della prestazione; delle garanzie patrimoniali relative alla responsabilità civile nei confronti dei terzi interessati; della pubblicità e trasparenza; delle misure di promozione e sostegno dei giovani professionisti; e delle forme organizzative ad hoc per favorire l’aggregazione, nelle vesti di società di lavoro professionale e non di società tipiche dell’attività d’impresa.
“Quello cui si è ancora una volta assistito” conclude la nota congiunta “non risponde a requisiti di liberalizzazione e concorrenza del mercato, bensì a tentativi non celati di “industrializzazione” dei servizi delle Professioni intellettuali, che affrontano quotidianamente la concorrenza previa verifica, richiesta nel pubblico interesse, delle proprie competenze ed accettando la vigilanza sul corretto svolgimento della propria attività. Per quanto sopra manifestano sconcerto e profondo disappunto per le dichiarazioni della Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia sul tema delle liberalizzazioni”.
 

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