Stella: «Con le nostre proposte non ci faremo isolare»

Pubblichiamo l’intervista rilasciata il 29 luglio dal presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, a Eutekne.info. Il quotidiano del commercialista Sono passati solo due giorni dal documento congiunto con cui 17 associazioni, da Confindustria all’ABI, da Rete Imprese Italia a CISL e CGIL, chiedevano al Governo un’inversione di marcia, un “segno di discontinuità” rispetto all’attuale politica economica,
Pubblichiamo l’intervista rilasciata il 29 luglio dal presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, a Eutekne.info. Il quotidiano del commercialista

Sono passati solo due giorni dal documento congiunto con cui 17 associazioni, da Confindustria all’ABI, da Rete Imprese Italia a CISL e CGIL, chiedevano al Governo un’inversione di marcia, un “segno di discontinuità” rispetto all’attuale politica economica, per “recuperare credibilità e rilanciare il progetto di crescita del Paese”. Un comunicato nel quale non si avanzavano proposte concrete, ma si chiedeva alla politica il coraggio di varare riforme profonde e impopolari, sottoscrivendo “un patto che coinvolga tutte le parti sociali”. Come detto, sono state 17 le sigle che hanno firmato il documento, ma tra queste non figurava Confprofessioni. Una scelta voluta oppure indotta? Lo abbiamo chiesto al Presidente della confederazione, Gaetano Stella.
Presidente Stella, perché non c’era anche Confprofessioni tra le associazioni che hanno sottoscritto quel documento congiunto?
“Semplicemente perché non siamo stati chiamati. Quando si è trattato di dare un contributo per la crescita del Paese noi ci siamo sempre stati, lo dimostrano i documenti che, anche nel recente passato, abbiano firmato. Qualcuno ha ritenuto che non fosse il caso di interpellarci, ma non ci fasciamo la testa. Perché quei documenti hanno un’importanza relativa se poi non sono seguiti dai fatti”.
Parla di proposte concrete?
“Sì, bisogna fare proposte, non ci si può limitare ad elencare auspici. Noi ci stiamo muovendo in questo senso e posso dire che, a metà settembre, presenteremo proposte finalizzate a semplificare e sburocratizzare il sistema. Rappresentiamo il mondo delle professioni ma vogliamo dare un contributo che non sarà ristretto solo al nostro settore. Ad esempio, stiamo lavorando anche su fisco, mercato del lavoro, imprese e salute. Insomma, vogliamo essere presenti su tutti i temi”.
Tornando al documento congiunto, come spiega il fatto che a Confprofessioni non sia stato chiesto di sottoscriverlo?
“Beh, mi pare che questo documento nasca su iniziativa di Confindustria, con la quale i rapporti, specie in questo periodo, sono un po’ freddi. Forse perché abbiamo, giustamente, rispedito al mittente il tentativo, fatto in maniera superficiale, di liberalizzare il mondo delle professioni. Una questione su cui Confindustria aveva posizioni diverse dalle nostre”.
E se fosse un modo per isolare le professioni, in modo da spianare la strada ad ulteriori attacchi futuri?
“Non è da escludere che, in futuro, ci possano essere nuovi attacchi, per questo non abbasseremo la guardia. Però, devo dire che non ci sentiamo isolati. C’è una classe politica, o almeno una parte di essa, che tiene in considerazione le istanze per le quali ci battiamo. La nostra azione di lobby, ad esempio, ha spinto ad inserire nel Decreto Sviluppo la norma che permette ai professionisti di costituire i confidi. E devo dire che sono molto soddisfatto anche di quanto fatto dal Ministro del Lavoro Sacconi per la riforma dell’apprendistato. Su questo tema, d’accordo con gli Ordini, potremo fare molto per aiutare i più giovani ad entrare nel mondo delle professioni, studiando, ad esempio, forme di agevolazione su previdenza e assistenza sanitaria”.
A proposito di riforme, tanti punti di vista differenti, ma tutti sembrano concordare sul fatto che quella delle professioni vada fatta al più presto. Lo stesso CUP si è già detto pronto a discuterne.
“D’accordissimo; devo dire che non è sufficiente stare in difesa, perché così si lascia passare quel messaggio di corporativismo che noi rigettiamo. Bisogna che il sistema ordinistico faccia delle proposte, che dovranno essere necessariamente diverse da quelle presentate qualche tempo fa, perché alcune di quelle sono state superate dagli eventi”.
A cosa si riferisce?
“Parliamo di liberalizzazioni e società di capitali. Ci si oppone con forza a questa possibilità, ma la realtà è che le società di capitali, nel mondo dei liberi professionisti, esistono già. Magari sono società di servizi, o società di scopo, con un minor contenuto intellettuale, ma i professionisti sono sul mercato e, per sopravvivere, si sono dovuti adeguare alle sue regole. Quello che voglio dire è che, se non ci facciamo imbrigliare dai timori causati dal cambiamento, le riforme potrebbero essere molto meno traumatiche di quello che potrebbero sembrare. Perché i professionisti sono più avanti di quanto si creda generalmente, e avrebbero bisogno di poche norme per poter rilanciare il loro settore”.
 

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