Confprofessioni, fiducia nel nuovo governo

Professionisti utili alla crescita del Paese. La relazione del presidente Gaetano Stella consegnata a Monti durante l’incontro con le parti sociali Pubblichiamo la relazione integrale del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, consegnata al presidente del Consiglio incaricato, Mario Monti, durante le consultazioni con le parti sociali svolte a Palazzo Giustiniani a Roma lo scorso 15
Professionisti utili alla crescita del Paese. La relazione del presidente Gaetano Stella consegnata a Monti durante l’incontro con le parti sociali

Pubblichiamo la relazione integrale del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, consegnata al presidente del Consiglio incaricato, Mario Monti, durante le consultazioni con le parti sociali svolte a Palazzo Giustiniani a Roma lo scorso 15 novembre.

Egregio Presidente, La ringrazio innanzitutto, per aver voluto consultare le parti sociali e, tra queste, Confprofessioni, l’organizzazione dei professionisti italiani, alla vigilia dell’incarico di governo che l’attende. Che il Paese, come la comunità internazionale, attende. Abbiamo apprezzato, tra le sue prime dichiarazioni, l’invito rivolto ai mercati a pazientare qualche ora in più, tempo dedicato a raccogliere suggerimenti e considerazioni che mi auguro utili al suo percorso per il bene del Paese.
Confprofessioni, organismo fondato sulla libera adesione, è parte sociale del comparto professionale e sottoscrive il CCNL degli studi professionali. Rappresenta i professionisti italiani, iscritti ad albi e collegi, e non gli Ordini professionali che, come è noto, sono enti pubblici non economici ad appartenenza obbligatoria che operano per i fini loro assegnati dalla legge.
In rappresentanza dei liberi professionisti italiani, quindi, sono qui ad incoraggiarLa nell’azione di contrasto alla grave crisi finanziaria e alla caduta di credibilità del nostro Paese che hanno reso ancora più acuta l’attuale congiuntura; sono qui a incoraggiarLa anche nell’azione, che mi auguro possibile, volta a sostenere la crescita, le sfide competitive del nostro sistema produttivo e l’ammodernamento del Paese, Pubblica Amministrazione compresa. Sono qui ad incoraggiarLa nell’obiettivo di liberare le potenzialità inespresse della nostra Italia, rimotivando le nostre comunità, anche grazie ad un sano e responsabile orgoglio ed una particolare attenzione ai nostri giovani e alle loro energie, cui abbiamo un grandissimo bisogno.
In occasione della manovra di stabilizzazione del luglio scorso, Confprofessioni aveva formulato una serie di indicazioni volte a non sottovalutare la gravità del debito dello Stato e la necessità di dare segnali forti per ridurre il debito stesso e per imboccare la via del risanamento dei conti pubblici. Avevamo dato la nostra disponibilità ad una tassazione patrimoniale, ad una tassazione dei redditi in chiave di solidarietà, ad una manovra ulteriore in tema di pensioni di anzianità. Avevamo suggerito un deciso riordino nel sistema istituzionale locale, tra Regioni, Comuni e Provincie, con una sistematico ridimensionamento di quest’ultimi, a cominciare dall’eliminazione dell’elezione degli amministratori provinciali, evolvendo le Provincie stesse ad organismi di secondo grado dei Comuni. Avevamo altresì proposto, in attesa della riforma fiscale, il rafforzamento della lotta all’evasione anche attraverso l’innovazione tecnologica, sfruttando l’integrazione delle banche dati disponibili, la rivisitazione della normativa antielusione e formulato un rimedio ai casi di evidente sotto-tassazione, ancora presenti nel Paese. Avevamo, infine, fatto appello all’attivazione di una progressiva e intelligente opera di dismissione di patrimonio immobiliare pubblico.
Si tratta di iniziative e interventi a costo zero, la cui attualità è rafforzata, alla luce delle nuove e più difficili condizioni finanziarie nella sottoscrizione del debito pubblico. Il maggior costo di quest’ultimo, come Lei ben sa, ha generato una catena di negatività che, oltre a crescere il fabbisogno per far fronte agli interessi, ha provocato un forte aumento del costo del denaro per imprese e famiglie e una forte e nuova selettività nel merito di credito.
Nel corso del mese scorso, condividendo la necessità di iniziative per la crescita e la competitività, avevamo inoltrato al Governo un documento in materia di sviluppo, che riteniamo utile allegare. In quel documento, segnalavamo l’utilità di indicare alcuni settori strategici e punti di forza per la nostra economia, rispetto ai quali far convergere energie e risorse; risorse che possano sollecitare e indirizzare parte del nostro patrimonio di risparmio privato agli investimenti strategici e produttivi per il Paese. Avevamo invocato iniziative a favore dell’occupazione giovanile e dell’innovazione; misure per favorire e incoraggiare l’export insieme con la realizzazione delle infrastrutture prioritarie per lo sviluppo del Paese; interventi a favore dell’ammodernamento della Pubblica Amministrazione, in primis con la non più rinviabile riforma della Giustizia Civile, ancorché la delega legislativa sul riordino delle Circoscrizioni oggi in mano al Ministro della Giustizia consenta un primo, urgente intervento. Infine, avevamo nuovamente sollecitato una iniziativa forte e non frammentaria per il rilancio del Sud, area del Paese che presenta importanti margini di crescita.
L’attenzione che Confprofessioni e i liberi professionisti ripongono nelle riforme, non più prorogabili, per l’Italia discendono direttamente dalle competenze e dalla conoscenza insite nel tessuto intellettuale e professionale a disposizione del nostro Paese. Lei si chiederà che cosa possono fare i professionisti di fronte e dentro queste autentiche sfide. Innanzitutto, esserne consapevoli, e non è cosa da poco in un Paese che non ama le riforme e le assunzioni di quote maggiori di responsabilità. I professionisti vivono il Paese e nel Paese, al pari delle famiglie e delle imprese. Hanno subito la crisi ed i suoi effetti come molte altre realtà economiche e sociali, pur apparendo alcune professioni più al riparo dalla competizione. In realtà, quando calano i ricavi, crescono le difficoltà di imprese e famiglie e il prodotto interno rallenta, nessuno può chiamarsi fuori.
Nell’ambito delle nostre prerogative e delle nostre possibilità abbiamo cercato di contribuire a rendere meno onerosa la crisi dei professionisti. A fine luglio scorso, grazie anche al decreto sviluppo che, per la prima volta, ha consentito la possibilità anche ai professionisti di costituire consorzi di garanzia fidi, abbiamo prontamente costituito due Confidi per i professionisti, ultima realtà che si è dotata di questo strumento per favorire e aumentare le possibilità di accesso al credito da parte di una realtà economica dinamica, ma troppo spesso trascurata.
Ma non siamo in questa sede a parlare solo delle nostre difficoltà. Vorremmo essere parte della necessità di crescere e di migliorare. Tutti insieme. I professionisti non sono solamente quelli delle presunte rendite di posizione. Sono i detentori di una ricchezza culturale e professionale utile a tutti i settori di attività del Paese, sia che si tratti di costituire società, di realizzare fusioni o reti di impresa, accompagnare l’export, assecondare l’innovazione tecnologica, mettere in sicurezza fiumi o terreni franosi , far progredire la sanità e la ricerca scientifica, e potrei continuare. Certo, ci sono molte cose da migliorare dentro il sistema delle professioni. Innanzitutto, occorre semplificare l’accesso alle professioni ed al loro esercizio – ma mai a scapito della qualità della prestazione e del tenore professionale – eliminando tutti gli ostacoli eliminabili e incoraggiando i giovani a cogliere ogni spazio, anche nelle nuove professioni.
Proprio in questi giorni abbiamo siglato con le Organizzazioni Sindacali l’intesa sul rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro per i dipendenti degli studi professionali e, in quella sede abbiamo fatto nostre, primi nella contrattazione italiana, le norme sul nuovo apprendistato che, riteniamo possano essere una grande opportunità per l’inserimento dei giovani nel settore professionale, tanto più ora che sono state introdotte nell’ultimo decreto sulla stabilità esenzioni contributive. Abbiamo, inoltre, previsto la possibilità di assumere praticanti con il contratto di apprendistato per garantire loro un trattamento economico e tutele di Welfare. Se preferisce, abbiamo voluto assicurare un po’ di dignità a chi si affaccia per la prima volta al mondo delle professioni, ai professionisti del futuro. Inoltre, ci siamo impegnati a monitorare il fenomeno dei tirocini e delle prestazioni cosiddette in mono-committenza per migliorarne la condizione e le chance di crescita dei giovani, ma anche degli studi professionali.
Come avrà intuito, Confprofessioni è disponibile ad aprire un dialogo costruttivo con il nuovo esecutivo che Lei si accinge a formare, per ammodernare gli Ordini Professionali, nati per finalità precise a tutela di terzi, ma che, nel tempo, hanno allargato la loro operatività e influenza, in parte confliggendo con le loro stesse ragioni originarie e fondative. Avremmo preferito e preferiremmo che, prima di mettere mano agli Ordini, si fosse completata la cosiddetta riforma delle professioni, più volte annunciata e, senza la quale, si corre il rischio di veder crescere la distanza tra professionisti e la realtà del mercato. Ancora una volta è stata rinviata l’occasione per una definizione di professione intellettuale in linea con i tempi e l’evoluzione dei nuovi scenari economici, con parallelo ammodernamento di welfare, compresa l’auspicata unificazione delle diverse Casse previdenziali.
Siamo a favore della possibilità di esercitare la professioni anche in forma societaria. Le misure approvate nell’ultimo maxiemendamento già contengono questa novità che, mi auguro e per ciò siamo disponibili alla massima collaborazione, avvenga con gradualità e con modalità che non marginalizzino, come sembra dal disposto legislativo, il contenuto professionale rispetto all’apporto predominante di capitali, creando una vera e propria anomalia, un caso unico in Europa. Nel nostro continente, come Lei sa, il rapporto tra capitale e professionisti è equilibrato e, senza far venir meno le stesse ragioni dell’innovazione, salvaguarda il primato professionale nel delicato rapporto fiduciario con il cliente, con il mercato.
Proprio in questi giorni abbiamo ultimato una ricerca comparata in materia di professioni tra la realtà italiana, francese, tedesca e inglese. Nelle nostre intenzioni c’era e c’è la volontà di essere più europei, e non solo a parole. Da oltre 10 anni partecipiamo fattivamente al dialogo comunitario attraverso la nostra sede a Bruxelles e l’adesione attiva all’organismo europeo Ceplis. In sede comunitaria siamo impegnati a fornire il nostro contributo per la definizione della revisione della direttiva sulle qualifiche professionali, passaggio fondamentale per la auspicata e piena attuazione del Mercato unico. Conosciamo la sua sensibilità su questa materia e da parte nostra, troverà la piena volontà a lavorare al cantiere della libera circolazione delle professioni, anche attraverso i nuovi strumenti individuati dalla Commissione Barnier, come la carta professionale.
Come vede, signor Presidente, non vorremmo essere, com’è capitato fin qui, la categoria di competenza del ministero della Giustizia, solo perché c’è di mezzo la regolamentazione ordinistica. Vorremmo essere, come siamo, una componente economica e sociale importante, al pari di tante altre, per la crescita e lo sviluppo del Paese. Vorremmo essere di casa al ministero dello Sviluppo Economico, per parlare di reti e collaborazione tra imprese e professionisti, ad esempio in fatto di export del “made in Italy”; vorremmo essere di casa al Ministero dell’economia, come in parte già lo siamo, per parlare di riordino fiscale; vorremmo essere di casa al ministero del welfare, e lo siamo, per contribuire a delineare le dinamiche del lavoro nel nostro settore; vorremmo essere di casa al ministero della Salute per l’innovazione della Sanità e della ricerca scientifica attraverso l’apporto qualificato dei medici; vorremmo essere di casa al Ministero della funzione pubblica per dare il nostro contributo in tema di semplificazione e ammodernamento della macchina dello Stato; vorremmo essere di casa al ministero dell’Ambiente e delle Infrastrutture per proteggere il nostro territorio dal dissesto idrogeologico e per rivalutare il nostro paesaggio.
In definitiva, vorremmo essere considerati fattore di modernità e di sviluppo e non relegati alla definizione, al luogo comune, di un settore privilegiato che vive sulla conservazione. Ci metta pure alla prova.
Le auguriamo buon lavoro, confidando che questa straordinaria occasione che si presenta al Paese, anche grazie alle forze politiche che hanno dato l’assenso preventivo alla sua nomina, non sia sprecata e possa produrre il massimo risultato.
 

10986