Posto fisso? Negli studi professionali c’e’ occupazione stabile

Stella: la credibilita’ del paese si conquista con la sua capacita’ di generare lavoro vero “È vero non esiste il posto fisso, esiste l’occupazione stabile. Il resto è solo lavoro grigio o disoccupazione, che colpisce 2 milioni e mezzo di Italiani”. Così replica il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, alle dichiarazioni del presidente del Consiglio,
Stella: la credibilita’ del paese si conquista con la sua capacita’ di generare lavoro vero

“È vero non esiste il posto fisso, esiste l’occupazione stabile. Il resto è solo lavoro grigio o disoccupazione, che colpisce 2 milioni e mezzo di Italiani”. Così replica il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, alle dichiarazioni del presidente del Consiglio, Mario Monti, sul posto fisso. “La credibilità del Paese agli occhi dei partner europei si conquista soprattutto sul campo del lavoro e sulla sua capacità di generare nuovi posti di lavoro. Le dichiarazioni del presidente Monti” aggiunge il numero uno dei sindacati dei liberi professionisti “dovrebbero dare una prospettiva soprattutto ai giovani, i più colpiti dalla disoccupazione. Si dovrebbe cominciare a ragionare seriamente sul mercato del lavoro, che coinvolge anche milioni di professionisti e lavoratori autonomi”.
“Il settore degli studi professionali ha dimostrato in questi anni di dura crisi di essere un valido sbocco occupazionale, soprattutto per migliaia di giovani neolaureati che vedono ancora nella carriera professionale un’alternativa al “posto fisso”, continua Stella. “La rilevante presenza di giovani (85% di età inferiore ai 40 anni) e, in particolare, di donne (oltre 88%) nella forza lavoro degli studi professionali si spiega anche con le tutele di welfare previste dal Ccnl degli studi professionali, che ha disciplinato il nuovo apprendistato, assicurando anche ai giovani praticanti un inquadramento contrattuale ed un equo compenso”.
“Gli studi professionali sono un modello da seguire” aggiunge Stella “Invece, qui, si ha l’impressione di voler contingentare la riforma del mercato del lavoro solo ed esclusivamente sul pubblico impiego e sulla grande industria, oscurando le problematiche del lavoro autonomo e, in particolare, delle attività intellettuali”.
 

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