Liberalizzazioni? Utili, anzi no

Un sondaggio commissionato da Confprofessioni rivela che le nuove misure non stimoleranno la crescita delle attivita’ professionali Le liberalizzazioni del governo Monti non migliorano l’attività dei liberi professionisti. Nel mezzo dell’acceso dibattito che ha accompagnato il via libera del Senato al decreto sulle liberalizzazioni, Confprofessioni ha fermato le lancette per dare la parola ai liberi
Un sondaggio commissionato da Confprofessioni rivela che le nuove misure non stimoleranno la crescita delle attivita’ professionali

Le liberalizzazioni del governo Monti non migliorano l’attività dei liberi professionisti. Nel mezzo dell’acceso dibattito che ha accompagnato il via libera del Senato al decreto sulle liberalizzazioni, Confprofessioni ha fermato le lancette per dare la parola ai liberi professionisti, attraverso un sondaggio commissionato a Ipr Feedback su un campione di mille professionisti in tutta Italia su quattro aree economiche (economia e lavoro, giustizia, ambiente e salute), suddivisi per classi di età. Obiettivo conoscere il vissuto delle categorie professionali di fronte alle ultime misure del governo Monti, anche in rapporto alla crisi economica. E non sono mancati gli spunti di interesse. A partire proprio dalle liberalizzazioni, giudicate da un professionista su tre “inutili”, sebbene la stessa percentuale le valuti positivamente, mentre il 20% le stronca categoricamente. A mettere d’accordo tutti, la sensazione che le liberalizzazioni non contribuiranno a una ripresa dell’attività (oltre il 70%), vale per le professioni economiche, per quelle giuridiche, tecniche e sanitarie; opinione diffusa sia tra i giovani under 40 anni che tra gli over 60.
Entrando nel dettaglio del provvedimento, circa il 60% del campione ritiene che l’abolizione delle tariffe non inciderà negativamente sul reddito professionale, di contro, la stessa abolizione del sistema tariffario non porterà sensibili vantaggi ai cittadini: ne sono particolarmente convinti i professionisti di area economica. Neppure la questione delle società di capitali tra professionisti (stp) sembra suscitare molti consensi. Solo un professionista su quattro si dichiara infatti interessato a parteciparvi (24,8%), più favorevoli i professionisti di area tecnica (31,4%) e i professionisti giovani (circa il 40%) e comunque oltre l’80% dei professionisti pronti a costituire una “stp” è convinto che la maggioranza debba rimanere in mano ai soci professionisti.
Le liberalizzazioni non sembrano rappresentare, dunque, la panacea ai problemi dei liberi professionisti, che continuano a vedere nero per il loro futuro. Nonostante la percezione molto diffusa della crisi, buona parte dei professionisti italiani si dice fiduciosa nel futuro (39,8%), tuttavia ben il 43,1% rimane pessimista. Sono i giovani ad essere i più ottimisti (47,9%), dato avvalorato dal fatto che ben il 42% degli under 40 percepisce addirittura un miglioramento delle proprie condizioni lavorative e solo il 22% un peggioramento.
Osservando gli ultimi due anni, soltanto il 38% dei professionisti intervistati dichiara una flessione dell’attività, tra essi oltre la metà dei professionisti d’area tecnica che opera in un settore soggetto a forte stagnazione. Per il 15% di coloro che dichiarano un forte calo del fatturato il cambiamento d’attività rimane l’unica soluzione.


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