Riforma del lavoro, Confprofessioni: grave pregiudizio sui professionisti

Il presidente Stella alla Camera: Incomprensibile l’assenza degli studi professionali dal tavolo del governo “Gli ultimi provvedimenti normativi riferiti alle libere professioni scontano l’assenza di un preventivo confronto con le associazioni e confederazioni di rappresentanza delle categorie, fino a delineare in alcune disposizioni una sorta di pregiudizio nei confronti dei liberi professionisti e dell’intero mondo
Il presidente Stella alla Camera: Incomprensibile l’assenza degli studi professionali dal tavolo del governo

“Gli ultimi provvedimenti normativi riferiti alle libere professioni scontano l’assenza di un preventivo confronto con le associazioni e confederazioni di rappresentanza delle categorie, fino a delineare in alcune disposizioni una sorta di pregiudizio nei confronti dei liberi professionisti e dell’intero mondo professionale”.
Dura presa di posizione del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, contro l’esclusione dei liberi professionisti dal tavolo della riforma del lavoro. In un documento consegnato lunedì 12 marzo alle Commissioni Finanze e Attività produttive della Camera, nel corso delle audizioni sul decreto legge sulle liberalizzazioni, Confprofessioni, firmataria dell’unico CCNL studi professionali (sottoscritto il 29 novembre scorso), quale parte sociale maggiormente rappresentativa del comparto professionale, “lamenta l’ingiustificata mancata convocazione da parte del Governo al tavolo sul lavoro” ha detto Stella. “Il riordino degli ammortizzatori sociali e della Cassa integrazione, le misure per il rilancio dell’occupazione (a cominciare dall’apprendistato) sono materie che investono a pieno titolo anche l’organizzazione e la gestione degli studi professionali”.
Secondo il numero uno dei sindacati dei professionisti “Il comparto delle professioni, costituito da oltre 2 milioni di professionisti e 1,5 milioni di lavoratori e collaboratori, rappresenta un rilevante sbocco occupazionale di tutta evidenza non solo per il personale dipendente, ma anche per i giovani neolaureati che, tra mille difficoltà, vedono ancora nella carriera professionale un’alternativa al posto fisso”.
“La rilevante presenza di giovani (70,20% di età inferiore ai 44 anni) e, in particolare, di donne (oltre 88%) nella forza lavoro degli studi professionali, di per sé, dovrebbe essere motivo di particolare attenzione da parte del Governo, che dovrebbe creare le condizioni per un impiego stabile e duraturo, soprattutto per i più giovani” ha sottolineato Stella. “In quest’ottica, gli studi professionali possono rappresentare un modello da seguire. Eppure, al tavolo della riforma del lavoro il comparto degli studi professionali risulta privo di una voce di rappresentanza”.
 

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