Professionisti, redditi giu’ del 30%

Un’indagine di Nomisma, commissionata da Confprofessioni Emilia Romagna, rivela che le donne guadagnano la meta’ degli uomini Negli ultimi tre anni i volumi d’affari degli studi professionali sono calati di un terzo. Le lenzuolate volute nel 2006 dall’allora ministro Bersani hanno rappresentato il campanello d’allarme di un trend negativo, aggravato dalla crisi economica, che dal
Un’indagine di Nomisma, commissionata da Confprofessioni Emilia Romagna, rivela che le donne guadagnano la meta’ degli uomini

Negli ultimi tre anni i volumi d’affari degli studi professionali sono calati di un terzo. Le lenzuolate volute nel 2006 dall’allora ministro Bersani hanno rappresentato il campanello d’allarme di un trend negativo, aggravato dalla crisi economica, che dal 2008 fino allo scorso anno ha infatti prodotto una contrazione media del 30% dei redditi dei professionisti italiani.
È quanto emerge da una ricerca commissionata da Confprofessioni Emilia Romagna a Nomisma sulla condizione reddituale dei professionisti in base ai dati forniti dalle casse di previdenza. Dopo i notai, il cui reddito medio individuato dagli studi di settore del 2009 si aggirava intorno ai 280 mila euro, nella ricerca spicca un testa a testa fra medici e dottori commercialisti che, nel 2011, dichiarano una media annuale di circa 110 mila euro. Seguono, a distanza, consulenti del lavoro (78 mila) e avvocati (74 mila). Secondo i dati Nomisma, le professioni tecniche denunciano volumi d’affari che vanno dai 53 mila euro dei periti industriali e i 48 mila degli ingegneri ai 33 mila degli architetti, fino ai 28 mila dei geologi e agronomi. Intorno ai 28 mila anche la media annuale dei veterinari. Fanalino di coda, gli psicologi con 17 mila euro di reddito.
Tuttavia, la tendenza negativa potrebbe aggravarsi con la seconda ondata di liberalizzazioni che la Camera si accinge ad approvare in via definitiva. Secondo Maria Paglia, presidente di Confprofessioni Emilia Romagna, “che i redditi medi, rilevati dalle comunicazioni alle Casse previdenziali, subiscano l’influenza di queste liberalizzazioni non è improbabile”. “Lo scopo che il Governo si è prefisso con le norme che in questi giorni saranno definitivamente approvate – prosegue Paglia – è quello di rilanciare alcuni settori dell’economia allargando il mercato e dando ai cittadini una maggiore offerta di servizi. Ma agire su un solo fronte, quello dell’accesso, quello dell’apertura a senso unico, non sarà sufficiente. Mancano provvedimenti che creino nuove opportunità di lavoro e di riconoscimento delle competenze di ogni professione”.
Tornando alla ricerca, dai dati emerge, inoltre, una preoccupante situazione di differenza di genere. “Sono tanti i fattori che portano a differenze di genere”, spiega Silvia Zucconi di Nomisma, “Non è una questione di merito ma certamente di scelta. La nostra società vede ancora privilegiare la donna come principale interlocutore della gestione della vita familiare e dei figli. E nel tentativo di conciliazione chiaramente la posizione reddituale ne risente”. Il reddito annuale medio delle donne risulta infatti essere la metà di quello degli uomini, distanza che si riduce nel caso dei medici (90 mila euro per le donne contro i 130 mila degli uomini), degli psicologi (16 mila euro contro 22 mila) e dei veterinari (20 mila contro 33 mila). A sorpresa, invece, tra i periti industriali, il reddito delle professioniste supera quello dei colleghi (65 mila contro 41 mila).
 

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