Lavoro, via libera da Palazzo Chigi

Il consiglio dei ministri approva la riforma Fornero. Sul fronte delle liberalizzazioni nuovi correttivi sull’accesso al credito Via libera di Palazzo Chigi alla riforma del lavoro. Il Consiglio dei Ministri di venerdì 23 marzo, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio, Mario Monti, ha approvato il disegno di legge sulla riforma del mercato del lavoro.
Il consiglio dei ministri approva la riforma Fornero. Sul fronte delle liberalizzazioni nuovi correttivi sull’accesso al credito

Via libera di Palazzo Chigi alla riforma del lavoro. Il Consiglio dei Ministri di venerdì 23 marzo, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio, Mario Monti, ha approvato il disegno di legge sulla riforma del mercato del lavoro. La riforma, lungamente attesa dal Paese e fortemente auspicata dall’Europa, mira a realizzare un mercato del lavoro dinamico, flessibile e inclusivo, capace cioè di contribuire alla crescita e alla creazione di occupazione di qualità, di stimolare lo sviluppo e la competitività delle imprese, oltre che di tutelare l’occupazione e l’occupabilità dei cittadini. L’obiettivo della riforma Fornero è quello di “ridistribuire più equamente le tutele dell’impiego, riconducendo nell’alveo di usi propri i margini di flessibilità progressivamente introdotti negli ultimi vent’anni e adeguando la disciplina del licenziamento individuale per alcuni specifici motivi oggettivi alle esigenze dettate dal mutato contesto di riferimento” si legge nel documento presentato dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Elsa Fornero, al Consiglio dei Ministri. Ma gli interventi individuati dal governo si propongono anche di “rendere più efficiente, coerente ed equo l’assetto degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive a contorno; rendere premiante l’instaurazione di rapporti di lavoro più stabili e contrastare usi elusivi di obblighi contributivi e fiscali degli istituti contrattuali esistenti” (in allegato il documento).
Il Consiglio dei ministri è poi intervenuto sul tema delle liberalizzazioni, con alcune misure correttive in materia di accesso al credito, prevedendo l’introduzione di meccanismi di monitoraggio dell’accesso al credito, con particolare riguardo alle Pmi. La misura viene incontro all’esigenza avvertita nel tessuto produttivo, e in particolare da parte delle piccole e medie imprese, di rendere più efficienti le procedure di erogazione dei finanziamenti da parte delle banche. A tale scopo, si è delineato un tipo di verifica non invasiva su questa fondamentale attività bancaria, prevedendo l’istituzione di un ufficio pubblico, tecnicamente qualificato. L’osservatorio, che si avvarrà delle strutture ministeriali già esistenti, eserciterà le seguenti competenze: a) può attivarsi per richiedere, se ve ne sono gli estremi, un riesame da parte della stessa banca di sue decisioni negative; b) può formulare raccomandazioni volte a migliorare i processi di verifica del merito del credito, in relazione agli specifici contesti in cui operano le singole filiali; c) può segnalare all’Autorità per la concorrenza ipotesi di intese o pratiche concordate, se ne riscontra gli indizi.
Sono stati inoltre disciplinati il potere di richiedere informazioni alle banche e la possibilità di avvalersi della collaborazione della Banca d’Italia. Quest’ultima Istituzione partecipa di diritto all’osservatorio, a garanzia del fatto che la collaborazione possa essere proficua e che le competenze a essa riservate dalla legge non siano in alcun modo ostacolate dal nuovo organismo, con il quale anzi dovrebbe agire in piena sintonia avendo quest’ultimo compiti complementari a quelli di vigilanza prudenziale in senso stretto. L’altra amministrazione membro è il Ministero dello sviluppo economico, per evidenti ragioni connesse alle sue competenze istituzionali. L’Associazione bancaria italiana e le altre associazioni di categoria possono partecipare all’osservatorio, senza diritto di voto, con funzioni informative e di rappresentanza degli interessi.
Tra le nuove misure varate da Palazzo Chigi, viene introdotta la nullità di clausole nei contratti bancari. La misura originaria stabiliva la nullità di tutte le clausole che prevedono commissioni a favore delle banche a fronte della concessione di linee di credito, della loro messa a disposizione, del loro mantenimento in essere, nonché del loro utilizzo. Ciò anche nel caso di sconfinamenti in assenza di affidamento, ovvero oltre il limite del fido. Con le modifiche introdotte dal decreto legge si intende limitare la nullità alle sole clausole (del medesimo tipo) che siano stipulate in violazione delle disposizioni applicative in materia di remunerazione degli affidamenti e degli sconfinamenti, adottate dal Comitato interministeriale per il credito e il risparmio ai sensi del decreto legge “Salva Italia” che prevede un tetto massimo per queste commissioni dello 0,5% trimestrale.

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