Professioni non regolamentate, no a standard commerciali

L’audizione del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, alla Commissione Industria del Senato. Fare chiarezza sul carattere intellettuale della prestazione “La nostra posizione sulle professioni non regolamentate è sempre stata aperta e costruttiva. Pur rappresentando associazioni di liberi professionisti iscritti in albi, Confprofessioni non ha mai aderito a chiusure corporative della categoria dei professionisti rispetto ad
L’audizione del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, alla Commissione Industria del Senato. Fare chiarezza sul carattere intellettuale della prestazione

“La nostra posizione sulle professioni non regolamentate è sempre stata aperta e costruttiva. Pur rappresentando associazioni di liberi professionisti iscritti in albi, Confprofessioni non ha mai aderito a chiusure corporative della categoria dei professionisti rispetto ad esigenze di riconoscimento di istanze provenienti dalle forze vive del tessuto economico. Al contrario, abbiamo voluto ascoltare e comprendere le ragioni di un settore della vita economica che chiede, con il riconoscimento pubblico, condizioni di lavoro più qualificanti e dignitose”. Con queste parole, il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, ha aperto il 12 giugno scorso l’audizione presso la X Commissione Industria del Senato sulle professioni non regolamentate.
Chiamato dal presidente Cesare Cursi a illustrare la posizione dei professionisti ordinistici sul ddl. 3270 recante “Disposizioni in materia di professioni organizzate in ordi o albi”, licenziato dalla Camera lo scorso 17 aprile, il presidente Stella si è soffermato su alcune criticità contenute nel provvedimento. “In primo luogo” ha detto Stella davanti al Comitato ristretto, “la normativa non si fa carico di identificare con sufficiente precisione la natura delle “nuove professioni” ed i confini rispetto alle professioni ordinistiche”.
Secondo il numero uno della Confederazione dei liberi professionisti, “il legislatore dovrebbe farsi carico di definire in modo più stringente la natura di preminente carattere intellettuale delle competenze delle nuove professioni, modificando un processo di riconoscimento che, ricalcato su una normativa europea pensata prevalentemente per attività commerciali, è del tutto inidoneo e fuorviante per le “nuove professioni”.
Altra nota dolente riguarda il sistema di accreditamento della qualificazione della prestazione professionale fondato sulla conformità della medesima alla normativa tecnica UNI. Secondo Stella “il progetto licenziato dalla Camera non si fa carico di garantire sufficientemente il rispetto di un sistema deontologico a carico dei soggetti che intendano fregiarsi di titoli di riconoscimento della qualità di professionista”.

Nel sistema previsto dal testo attuale, il singolo lavoratore-professionista può accedere autonomamente alla certificazione di conformità alla norma tecnica per la professione, senza la necessità di essere iscritto ad un’associazione che garantisca il rispetto delle regole deontologiche. Il presidente di Confprofessioni ha quindi sottolineato l’opportunità di “prevedere la possibilità di fregiarsi di attestazioni professionali solo a condizione di essere regolarmente iscritti ad associazioni dotate di codici deontologici e poteri disciplinari nei confronti degli iscritti, fermo restando il diritto di esercitare l’attività anche al di fuori di tali associazioni, ma senza riconoscimenti di sorta”.

In conclusione, il presidente della Confederazione dei liberi professionisti dubita che “normative tecniche, organismi di accreditamento e codici di condotta elaborati e stabiliti per garantire standards di qualità e di efficienza di prodotti commerciali possano garantire la qualità e l’efficienza di prestazioni di natura intellettuale”.
 

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