Riforma del lavoro, via libera della Camera

Approvato definitivamente il disegno di legge Fornero. La presunzione di subordinazione non opera nei confronti dei liberi professionisti La riforma Fornero è legge. Il 27 giugno scorso la Camera ha approvato la Riforma del mercato del lavoro (AC. 5256) con un voto finale dell’Aula espresso da 513 presenti: 467 i votanti, 46 gli astenuti, 393
Approvato definitivamente il disegno di legge Fornero. La presunzione di subordinazione non opera nei confronti dei liberi professionisti

La riforma Fornero è legge. Il 27 giugno scorso la Camera ha approvato la Riforma del mercato del lavoro (AC. 5256) con un voto finale dell’Aula espresso da 513 presenti: 467 i votanti, 46 gli astenuti, 393 i sì e 74 i no. In una nota, il ministero del lavoro sottolinea che “La riforma si propone di realizzare un mercato del lavoro inclusivo e dinamico, atto ad aumentare l’occupazione, in particolare di giovani e donne, oggi ai margini o del tutto esclusi dal mercato; a ridurre i tempi della transizione tra scuola e lavoro e tra disoccupazione e occupazione; a contribuire alla crescita della produttività; a stimolare lo sviluppo e la competitività delle imprese, anche attraverso il sostegno all’occupabilità dei lavoratori; a creare un sistema di tutele più universalistico”. Uno dei passaggi più delicati per i liberi professionisti riguarda le Partite Iva, come aveva sottolineato Confprofessioni, parte sociale del comparto delle professioni, nel corso dell’audizione del 19 giugno scorso in Commissione Lavoro alla Camera.
E grazie al pressing e all’emendamento approvato dalla Commissione Lavoro, in accordo con il Governo, la presunzione di subordinazione "non opera, con riferimento alle prestazioni lavorative svolte nell’esercizio di attività professionali per le quali l’ordinamento richiede l’iscrizione ad un ordine professionale, ovvero ad appositi registri, albi, ruoli o elenchi professionali qualificati e detta specifici requisiti e condizioni".
Un articolo del DDL Lavoro (Art. 9 – Altre prestazioni lavorative rese in regime di lavoro autonomo) fa sì che le libere professioni ordinistiche non siano sospettabili di lavoro subordinato mascherato qualora ricorrano alcune condizioni (come la collaborazione superiore a 8 mesi, un fatturato superiore all’80%, la presenza di una postazione fissa presso la sede del committente) per le quali il Governo sospetta la falsa Partita Iva. E per consolidare ulteriormente il principio, sarà un decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali a ribadirlo, sentite le parti sociali, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge.
Carlo Scotti, membro della Giunta Esecutiva di Confprofessioni commenta: "Questo risultato è la dimostrazione del lavoro fatto da Confprofessioni per tutelare il lavoro dei liberi professionisti dal rischio di distorsioni e comprova che solo una confederazione di secondo livello, come la nostra, può arrivare ad incidere sulle decisioni del Governo, là dove per le singole associazioni sarebbe stato enormemente più difficile se non impossibile".
 

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