Fronte comune per salvare la formazione

Dure critiche di Fondoprofessioni al decreto per il rifinanziamento della Cig in deroga Tanto tuonò che piovve. Le prime avvisaglie risalgono al 23 marzo 2012, quando l’ex ministro del Lavoro, Elsa Fornero, presentò al Consiglio dei ministri il testo della “Riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”. Tra le pieghe del provvedimento,
Dure critiche di Fondoprofessioni al decreto per il rifinanziamento della Cig in deroga

Tanto tuonò che piovve. Le prime avvisaglie risalgono al 23 marzo 2012, quando l’ex ministro del Lavoro, Elsa Fornero, presentò al Consiglio dei ministri il testo della “Riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”. Tra le pieghe del provvedimento, è stata inserita la possibilità di riconvertire i fondi interprofessionali per la formazione continua, destinando il gettito dello 0,30% del monte salari dei dipendenti a strumenti di politiche del lavoro passive, quali fondi per la disoccupazione o fondi di solidarietà . Una previsione che sollevò la levata di scudi delle parti sociali che denunciarono lo snaturamento dei fondi interprofessionali. Poi, il 24 dicembre 2012 la legge di stabilità 2013 aveva sancito il travaso delle risorse destinate alla formazione continua nel fondo per l’occupazione che provvede al finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga. L’ultimo capitolo ci porta ai giorni scorsi, quando il Consiglio dei ministri del 17 maggio ha approvato il decreto che contiene il rifinanziamento della Cig in deroga per il 2013, individuando una somma pari a 1 miliardo di euro, oltre a quelli già stanziati dalla legge 92/2012 (la Riforma Fornero). E una fetta consistente della dote per finanziare la Cig in deroga (246 milioni di euro, per l’esattezza) verrà prelevato dal contributo dello 0,30% destinato alla formazione continua.

Il decreto sul rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga è stato il protagonista del Consiglio di amministrazione di Fondoprofessioni, tenutosi il 28 maggio scorso a Roma, che ha bocciato senza mezzi termini un provvedimento che penalizza fortemente il ruolo della formazione continua in Italia e depotenzia le politiche attive del lavoro. “La politica deve iniziare a considerare la formazione continua come reale leva di sviluppo per il rilancio degli studi professionali e delle imprese” ha commentato Massimo Magi, presidente di Fondoprofessioni. “Più che le ipotesi avanzate dal precedente governo ci preoccupa la scarsa considerazione che la politica ha nei confronti della formazione continua e dei Fondi Interprofessionali per la formazione”.
Un atteggiamento quello della politica che non tiene conto di quanto fatto dai Fondi Interprofessionali per lo sviluppo della formazione nel nostro Paese. Dati alla mano, nel biennio 2011-2012, secondo l’ultimo Rapporto Isfol, i Fondi Interprofessionali hanno messo a disposizione dei propri aderenti 550 milioni di euro. Il dato è ancora più rilevante se si considera il periodo 2004-2012, nel quale sono stati destinati 2 miliardi di euro. Le risorse allocate hanno consentito di finanziare la formazione di milioni di lavoratori in Italia, contribuendo a rafforzarne le competenze professionali.
“Sono dati che parlano da soli” continua Magi. “Nel caso specifico di Fondoprofessioni, dal 2004 ad oggi, sono stati erogati oltre 30 milioni di euro per realizzare attività formative in un settore, come quello delle professioni, che necessita di elevati livelli di specializzazione”.

Nel caso di Fondoprofessioni, inoltre, le risorse stanziate sono andate, principalmente, a beneficio di micro-imprese con un numero di dipendenti compreso tra 1 e 9, realtà all’interno delle quali si fa poca formazione per il personale. “E’ proprio in un tale contesto che la formazione finanziata ha un grande valore, basti pensare che il 94% delle strutture aderenti a Fondoprofessioni è rappresentato da micro-imprese”, osserva il presidente del Fondo.
Ma dati simili, in termini di micro-imprese aderenti sono riscontrabili anche in altri Fondi Interprofessionali. E’ soprattutto nei settori ad elevata polverizzazione del lavoro, infatti, che la formazione finanziata può rappresentare un importante valore aggiunto per la crescita del personale.
E per una migliore programmazione comune Magi sostiene che: “Occorre prevedere momenti di confronto tra i Fondi Interprofessionali e condividere strategie per promuovere il ruolo della formazione continua in Italia”.
Bisogna, dunque, secondo i vertici di Fondoprofessioni, rafforzare quanto previsto dalle politiche attive del lavoro, mettendo in campo risorse utili alla valorizzazione dei lavoratori e degli studi/aziende. “I Fondi Interprofessionali dovrebbero orientare parte delle proprie risorse per il finanziamento di attività formative di contenuto sociale, che vadano a beneficio, ad esempio, dei giovani, dei lavoratori coperti da ammortizzatori sociali e di altre figure deboli del mercato del lavoro” .
Una condivisione di strategie, dunque, quella auspicata da Fondoprofessioni, che ponga nuovamente l’accento sulle politiche attive del lavoro e valorizzi la formazione continua nel nostro Paese come volano di sviluppo.
 

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