«L’introduzione di un salario predeterminato in materia fissa per legge non risolverebbe le problematiche legate alle dinamiche reddituali e al lavoro povero». È quanto afferma la delegata al lavoro della giunta di Confprofessioni, Paola Cogotti, in sede di audizione presso la Commissione lavoro del Senato sui DDL in materia di salario minimo (S. 957 e abbinati).
«Prendere a modello i parametri economici dei contratti collettivi effettivamente rappresentativi, consente, al contrario, la definizione dei salari nel modo più idoneo in relazione ai singoli settori produttivi. Riteniamo, a tal fine, importante valorizzare i traguardi raggiunti dalla contrattazione collettiva maggiormente rappresentativa», continua Paola Cogotti. «Il potenziamento dei contratti collettivi realmente rappresentativi è la strada da perseguire».
Davanti alla 10a Commissione del Senato, la Confederazione è dunque intervenuta anche sul tema della contrattazione decentrata. «È sicuramente apprezzabile l’impegno del legislatore a predisporre nuove misure volte a stimolare la diffusione della contrattazione decentrata», spiega Cogotti. «I contratti collettivi di secondo livello rappresentano, infatti, lo strumento più adatto per adeguare e parametrare le retribuzioni al costo della vita esistente nelle diverse realtà territoriali, oltre che per disciplinare le iniziative a sostegno della produttività e del welfare nei singoli contesti produttivi».
«Confprofessioni – conclude Cogotti – ritiene che il welfare e la bilateralità, nelle loro diverse declinazioni, debbano rappresentare un diritto fondamentale per tutti i lavoratori. L’adesione e il versamento della contribuzione agli enti bilaterali, come quelli del settore studi professionali, consentono al lavoratore di beneficiare di misure che possono portare ad ottenere prestazioni, rimborsi e somme considerevoli».