Lo scorso 17 giugno, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel), Confprofessioni e altre 15 associazioni datoriali hanno siglato un protocollo d’intesa per promuovere l’inclusione economica, sociale e lavorativa delle persone detenute. L’accordo rientra nelle attività del Segretariato permanente per l’inclusione istituito presso il Cnel, presieduto da Renato Brunetta.
Il progetto punta alla formazione professionale sulla base delle specificità territoriali, attraverso la verifica dei fabbisogni di istruzione e formazione professionale interna alle carceri, calibrati sulla popolazione e sulle diverse strutture penitenziarie. Tra le misure previste, figurano anche un servizio di “donorship” per finanziare progetti e la valorizzazione del brand “made in carcere” grazie a strumenti di certificazione, etichette e canali agevolati o sociali di distribuzione e vendita.
L’accordo coinvolge importanti organizzazioni del mondo produttivo, tra cui Cna, Coldiretti, Confindustria e Legacoop, impegnate a favorire il reinserimento sociale contrastando la recidiva con percorsi strutturati di lavoro e imprenditorialità all’interno dei 189 istituti penitenziari italiani. Le imprese si sono inoltre dichiarate disponibili a riattivare aree produttive dismesse e a valutare l’inserimento di detenuti ed ex detenuti anche al di fuori del carcere.
«La pena non deve esaurirsi nella sola dimensione detentiva, ma diventare una reale opportunità di riscatto» ha dichiarato Marco Natali, presidente di Confprofessioni. «In questo percorso, gli studi professionali possono giocare un ruolo strategico, offrendo formazione di qualità e tirocini mirati. Il contributo attivo dei liberi professionisti consente di creare un ponte concreto tra il carcere e il mondo del lavoro, favorendo il reinserimento sociale e riducendo il rischio di recidiva. Al tempo stesso, rispondiamo alle esigenze del sistema produttivo, colmando i divari tra le competenze richieste e quelle disponibili. Solo così la pena ritrova pienamente la sua funzione rieducativa, restituendo alla società cittadini pronti a ripartire».